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M3 Lee/Grant (carro armato) - Wikipedia

M3 Lee/Grant (carro armato)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Medium Tank M3 Lee/Grant

In questa immagine vi è la possibilità di vedere assieme un M3 Grant versione migliorata dell' originale USA M3 Lee, in secondo piano
Caratteristiche generali
Equipaggio 6
Lunghezza 5,64 m
Larghezza 2,72 m
Altezza 3,12 m
Peso 27,24 t
Corazzatura ed armamento
Corazzatura 50mm(max) 38(lat) 15(min)
Armamento primario cannone fisso da 75 mm, cannone da 37 mm
Armamento secondario 4 mitragliatrici cal .30 (7,62mm)
Apparati di tiro
Mobilità
Motore Continental R-975-EC2 a benzina
340 hp
Trazione cingolata
Velocità 42 km/h
Potenza/peso 16 hp/ton
Autonomia 193 km
Pendenza max 34,5%

Il carro medio M3, chiamato Lee negli USA e Grant in UK, era un carro medio in servizio nelle divisioni corazzate Alleate dal '42 al '44. Ampiamente usato in guerra, suscitò un entusiasmo limitato e venne presto sostituito dall'M4 Sherman.

Indice

[modifica] Contesto storico

All'inizio delle ostilità la Gran Bretagna era priva di una vera componente corazzata, limitata ad un numero insufficiente di carri medi e ad un congruo numero di mezzi leggeri. I carri 'pesanti' del tipo Matilda I erano appena sufficienti per usi di combattimento, e i Matilda Mk II dovevano essere ancora consegnati. Per peggiorare le cose, i carri 'cruiser' prodotti erano dotati sì di un buon cannone, che possedeva eccellenti prestazioni di perforazione corazza, ma la sua corazza era stata pesantemente ridotta per aumentare la mobilità, che peraltro era inficiata dalla scarsa affidabilità della meccanica. Al settembre 1939 erano presenti circa 1100 carri leggeri e 170 medi, e da questi pochi veicoli si iniziò a costruire le divisioni e le brigate corazzate inglesi del tempo bellico, malgrado le perdite e i problemi operativi.

Col passare del tempo la situazione si era fatta preoccupante: la Germania, infatti, in pochi mesi conquistò l'intera Europa, questo soprattutto grazie alle loro divisioni corazzate. La Gran Bretagna alla fine del 1940 aveva disperatamente bisogno d'aiuto: tranne che per i carri Matilda non aveva i mezzi per difendersi efficacemente dai Panzer III e Panzer IV. L'unica soluzione possibile per risolvere la situazione era un aiuto, almeno materiale, da parte degli americani.

Nel frattempo, le truppe corazzate americane erano ancora a livelli embrionali. In 20 anni di progettazioni ed esperimenti, alla fine tutto quello che era stato prodotto assommava a circa 300 veicoli, di caratteristiche quantomeno discutibili e in molti casi, chiaramente obsolete. I nuovi carri della serie M2, sia leggeri che medi, erano armati con cannoni da 37 mm. che non davano loro molte possibilità contro i carri di nuova generazione, presenti in Europa e in URSS. Ma l'isolamento degli USA non dava loro l'immediata necessità di costituire una forza da combattimento di grandi dimensioni, ed in ogni caso vi era la potenza industriale ed economica per materializzarla. L'unico problema era su quali progetti puntare, perché le tecnologie e i tipi di riferimento erano oramai da sostituire in maniera integrale. Per guadagnare tempo, si decise di utilizzare quanto di immediatamente disponibile.

[modifica] Progettazione e produzione

Il progetto di questo carro venne concretizzato nei primi anni quaranta. Esso rappresentava il primo tentativo americano di sistemare un cannone da 75mm sui propri veicoli, anche se non in torretta, perché non era abbastanza grande per ospitarlo, ma in casamatta. Questo concetto era condiviso con il carro italiano M11/39, e come questo, era chiaro che il nuovo carro medio M3 Lee, poteva essere solo un ripiego per l'immediato bisogno di nuovi carri.

Il nuovo mezzo venne basato sul prototipo T5E2, del 1938. Esso sostituì così i contratti per il carro medio M2A1, già stipulati nel 1940. Fu principalmente la Chrysler ad assumersi il compito di produrre questo nuovo mezzo (la produzione arrivò fino a 50 pezzi la settimana). La produzione partì rapidamente e per metà 1942 ne erano stati realizzati oltre 5000.

[modifica] Progettazione

[modifica] Scafo e corazzatura

Il nuovo mezzo aveva una struttura rivettata e imbullonata, in acciaio speciale. Gli spessori erano di circa 50 mm., 2 pollici, per la parte frontale, inclinata, e 38 mm, un pollice e mezzo, per i fianchi, peraltro piuttosto alti e verticali. Il fondo e la parte superiore arrivavano a circa 15 mm.

La caratteristica sagoma del Lee, privo peraltro della cupola con mitragliatrice
La caratteristica sagoma del Lee, privo peraltro della cupola con mitragliatrice

Lo scafo era a forma assai scatolata, con la ricerca di un volume elevato per ospitare il numeroso equipaggio, necessario pere azionare le armi che costituivano un'insieme piuttosto complesso.

La disposizione verteva su di una postazione d'artiglieria a destra, in casamatta, il pilota a lato, dietro il comparto di combattimento con tanto di torrette. Dietro era presente il motore, il cui vano risultava molto più basso e nettamente separato dal comparto di combattimento, tanto che questo possedeva feritoie di tiro anche verso la parte posteriore.

La parte inferiore del frontale dello scafo era costituita da 3 sezioni arrotondate, sistemate attorno alla trasmissione. Le altre piastre cercavano di assicurare una certa inclinazione nella parte frontale del mezzo, la torretta aveva buone doti balistiche, numerose erano le feritoie di osservazione e i portelli disponibili per abbandonare in fretta il mezzo, che ad un certo punto ebbe anche una botola ventrale d'emergenza.

Molte delle componenti meccaniche e della progettazione comunque erano analoghe a quelle del carro M2, per semplificare la produzione del mezzo.

Tra le dotazioni standard, era sempre presente la radio, un totale di 7 portelloni per l'equipaggio e infine apparati ottici piuttosto completi per l'osservazione e il tiro con i portelli chiusi.

[modifica] Meccanica

La sagoma dell'M3 ha un aspetto singolare e sgraziato vista anche da dietro, con lo scafo superiore molto più largo dell'inferiore
La sagoma dell'M3 ha un aspetto singolare e sgraziato vista anche da dietro, con lo scafo superiore molto più largo dell'inferiore

Il motore usato nella prima versione del mezzo, l'M3 Lee, era un sistema da 340 hp a 9 cilindri, raffreddato ad aria, che era posto dietro il veicolo e dotato di un complesso cambio-trasmissione che rendeva possibile l'uso delle ruote anteriori come motrici. Questo tipo di arrangiamento, oggi non applicato in nessun veicolo, era all'epoca molto diffuso per la progettazione di carri armati. Un portello di ispezione era sistemato tra i cingoli, per accedere al motore del veicolo, perché non ve ne erano superiormente.

Le sospensioni erano a mollone verticale, del tipo standard che all'epoca avevano i mezzi americani. Esse erano costituite da 3 carrelli da 2 ruote di medio diametro l'uno, ciascuno con un rullo reggicingolo sistemato vicino. Le ruote anteriore e posteriore erano 'a stella' che erano di disegno caratteristico. I cingoli erano con connettori e piastre lisce, con dentatura centrale molto accentuata per evitare lo scingolamento. Le prestazioni velocistiche e le caratteristiche generali della meccanica erano nel complesso molto buone, anche se non eccezionali.

[modifica] Armamento

Una delle caratteristiche che diedero luogo alle maggiori speranze e perplessità era la sistemazione dell'armamento, che presentava pro e contro. Questo aveva un elemento principale che era nient'altro che un derivato diretto dell'M1897, ovvero ilcannone francese da 75 mm. della fine del secolo precedente, che per le sue eccellenti caratteristiche venne adottato dall'esercito USA come artiglieria divisionale. La sua struttura era con una lunghezza di 37 calibri, ma molte delle prime armi erano in realtà dotate di canne più corte. L'arma era dotata di una scudatura ma soprattutto, di un sistema di girostabilizzazione, che consentiva in teoria di sparare in movimento.

Questo cannone, del primo modello, mostra il pesante contrappeso alla sua estremità
Questo cannone, del primo modello, mostra il pesante contrappeso alla sua estremità

Dal momento che esso era calibrato per i cannoni a canna normale, per quelli corti venne adottato un contrappeso di forma caratteristica, a forma di cilindro, attorno all'estremità della canna. La dotazione di munizioni era di 46 colpi, un valore piuttosto limitato per le esigenze dell'epoca, ma erano i proiettili erano capaci di affrontare corazzati di ogni tipo al momento della loro comparsa in qualità di artiglieria per carri armati. La limitazione reale era quella che i cannoni erano sistemati in una casamatta laterale, a destra, il che garantiva un brandeggio di soli 30 gradi complessivi. Praticamente, si trattava più di un cannone d'assalto che di un carro armato.

La struttura prevedeva, apparentemente più per difesa che per offesa, anche una torretta rotante con un cannone da 37 mm. di ascendenze tedesche. Questa torre era sistemata sul lato sinistro dello scafo, sistemata quindi in maniera asimmetrica data la casamatta sul lato destro. La sua capacità di brandeggio era di 360 gradi, ma in questo carro armato, la potenza di un cannone di calibro sufficiente e la brandeggiabilità totale non potevano essere abbinate, perché l'anello di rotolamento della torre era troppo piccolo per ospitare grosse armi. Il cannone da 37 era comunque dotato di quasi 200 colpi e perforava circa 40 mm a 400 m., circa la metà di quello da 75. Inoltre non aveva una granata esplosiva abbastanza efficace, essendo il peso di circa mezzo chilo contro 6. Le mitragliatrici erano presenti in un totale di 4 esemplari, 1 coassiale al cannone da 37, 1 sistemata nella cupola del capocarro e 2 a lato del pilota, fisse in avanti. La cupola rotante del capocarro era a tutti gli effetti un'altra torretta, coassiale con la prima e conferente al mezzo una sagoma estremamente caratteristica, nonché molto alta. In tutto il mezzo conteneva 6 uomini, pilota, capocarro, cannoniere di torretta, cannoniere di prua, 2 caricatori.

[modifica] Note

Un cannone da 37 mm che poteva essere montato sul M3
Un cannone da 37 mm che poteva essere montato sul M3
Il cannone da 75mm
Il cannone da 75mm

Il carro M3 Grant aveva rispetto all M3 Lee una torretta di produzione nazionale inglese, ricavata per fusione e priva della postazione protetta per la mitragliatrica superiore. Quindi si può concludere che la differenza fra Lee e Grant è solo nominale.

Qui sotto è possibile osservare le armi principali dell' M3, la prima (il 37mm) era in grado di perforare 30 mm di corazza a poche centinaia di metri, il secondo poteva perforare fino a 50/60 mm di corazza a mezzo chilometro.

[modifica] Versioni successive

Ai carri originali, chiamati M.3, vennero aggiunti altri modelli secondari, come gli M.3A1, A2,A3,A4 e A5. Per l'agosto 1942 già 3243 mezzi erano stati prodotti dalla Crysler e altri 1681 da ditte secondarie.

Tra i miglioramenti ottenuti durante il pur breve ciclo produttivo vi fu la sostituzione del cannone M2 da 75 mm. a canna corta con il modello a canna allungata, apparve un periscopio per il pilota e 2 ventilatori per la camera di combattimento. Gli scafi vennero talvolta costruiti per fusione (M3A1), realizzati dall'unica industria americana capace di farlo, la American Loco, che ne costruì 300.

Infine arrivò la costruzione saldata, più semplice da eseguire della fusione e più robusta della rivettatura. Questi erano gli M3A2 e A3, dotati anche di motori diesel invece dei soliti sistemi a benzina di origine aeronautica, che erano piuttosto alti e contribuivano ad una sagoma davvero troppo alta del mezzo. Tra le tante versioni speciali, da segnalare il semovente M.12, con cannone da 155 mm. che però non fu un grande successo, realizzato in 100 esemplari.

La versione con un obice da 105 mm., la M7, fu di gran lunga di maggior successo, grazie anche alla struttura che offriva maggiore protezione. L'M7 veniva chiamato Priest (prete), per via dell'affusto per la mitragliatrice pesante da difesa ravvicinata, e spesso nelle cerimonie da campo venne usato davvero come pulpito. Con l'obice divisionale da 105 mm. e una grossa quantità di munizioni disponibile questo sistema d'artiglieria era capace di fornire un appoggio di fuoco rilevante alle unità corazzate che oltretutto erano basate su carri dalle caratteristiche meccaniche similari.

Altri modelli riguardavano i trattori d'artiglieria, veicoli recupero e altri tipi ancora, incluso quello con proiettore per l'uso notturno, inventato dagli inglesi e chiamato Grant CDL. Esisteva anche un veicolo gittaponte, l'M31, modifica campale di limitato impiego.

La versione costruita specificatamente per gli inglesi era nota come 'Grant', e non aveva la cupola del capocarro, risparmiando 30 cm di altezza, mentre la torretta da 37 era più larga e lunga, con una struttura sporgente dall'anello di torretta nella parte posteriore.

[modifica] Servizio

Il Lee/Grant combatterà per la prima volta in Nord Africa nel 1942 dando una discreta prova delle sue qualità: negli scontri diretti grazie all'armamento e alla velocità riusciva ad avere la meglio in molte occasioni (il 65% secondo le statistiche) ma soffriva spesso negli agguati, dato che prima di poter puntare il nemico con l'arma principale (in casamatta), veniva colpito almeno un paio di volte.

Un Lee in un'esercitazione a Ft. Knox, lontano dai teatri operativi
Un Lee in un'esercitazione a Ft. Knox, lontano dai teatri operativi

La prima fornitura di questi carri americani, agli inizi del 1942, venne data in dotazione al 5°, 3° e 8° reggimento corazzato della 4 brigata corazzata, appartenente a sua volta alla Settima divisione corazzata, una delle migliori del British Army.

La loro apparizione costituì un brutto colpo per i tedeschi e gli italiani, che finalmente trovavano davanti a sé un'esempio concreto di aiuto dato dagli americani agli alleati britannici, dopo i piccoli e limitati M3 leggeri, armati con il 37 mm.

La necessità di questi nuovi carri era dettata non tanto dalle prestazioni dei cannoni in termini di capacità perforante, ma dal fatto che i cannoni inglesi erano in genere privi di proiettili esplosivi, pertanto non potevano neutralizzare quasi mai le postazioni di artiglieria controcarro nemici. Anche i nuovi pezzi da 57 mm avevano questo problema, nonostante fossero, in termini di perforazione, almeno pari ai 75 USA.

Un carro M3 Lee corredato dalla sua cupola originaria
Un carro M3 Lee corredato dalla sua cupola originaria

La prima azione dei nuovi carri, avvenuta durante l'avanzata delle truppe dell'Asse in Marmarica, che culminerà con la conquista di Tobruk. I Reggimenti inglesi si batterono aspramente, rallentando l'avanzata dei reparti nemici, a Gazale, fino a quando vennero respinti definitivamente da 3 batterie di cannoni da 88 tedeschi. Essi vennero ribattezzati ELH, Egypt Last Hope, perché a quel punto non v'era quasi nulla per fermare le avanzanti forze di Rommel.

In dettaglio, i primi carri armati M3 Grant vennero consegnati nella primavera del 1942, e i 3 reggimenti della Settima divisione corazzata, ciascuno con 2 squadroni di carri medi e uno leggeri, avevano esclusivamente materiale americano. I carri leggeri erano gli M 3 Stuart, armati con il 37 mm ed entrati in azione per la prima volta durante l'Operazione Crusader, scatenata dagli inglesi il novembre precedente con l'obiettivo di distruggere, senza molto successo, le forze corazzate dell'Asse. I carri medi dei 6 squadroni complessivamente possedevano 167 M 3 Grant, carri che con il loro cannone e la robusta corazzatura potevano sopraffare la maggior parte dei mezzi nemici giocando finalmente in una condizione di superiorità, che i carri inglesi del tipo più recente, i Crusader, avevano fallito a dimostrare nell'omonima operazione, in cui debuttarono.

A cominciare dal 26 maggio, Rommel attaccò le posizioni inglesi, e nonostante possedesse poco oltre che 500 carri contro i quasi 900 inglesi, riuscì a passare ben presto le prime linee britanniche, utilizzando la fanteria italiana per aprirvi un varco e poi andando in profondità con i Panzer. Dopo una finta lungo la costa fatta dall'artiglieria italiana, i carri tedeschi attaccarono asud, dove incapparono nondimeno nella reazione inglese, perché Auchinleck si aspettava un'eventuale manovra del genere, conoscendo Rommel. Ma battaglia con la Quarta Brigata corazzata impegnò a fondo i tedeschi, che rimasero sconcertati dalla presenza di tali mezzi, i cui cannoni risultavano letali anche a lungo raggio. Ma la reazione dei cannoni da 88, intervenuti sui fianchi, mise in fuga i carri inglesi, che ritentarono però con risultati totalmente negativi. In un giorno, i tedeschi avevano già scoperto il punto debole dell'M3: i fianchi.

I contrattacchi inglesi, meno centralizzati di quelli dell'Asse vennero però contrastati anche in altri settori, specialmente a Bir Hakeim, dove si combatté fino al 12 giugno. Solo in quest'ultimo giorno vennero distrutti circa 120 carri inglesi di vario tipo dalle azioni congiunte dei corazzati italo-tedeschi. Alla fine venne raggiunto il porto di Tobruk, che cadde il 22 giugno dopo 2 giorni di assedio. Questo suscitò enorme impressione, come le perdite in generale, tra cui 1000 carri armati e 45.000 prigionieri, subite dal Commonwealth. Questi numeri dimostrano come nei combattimenti nel deserto le sorti possano rapidamente mutare, con la mobilità che consente di tramutare rapidamente una sconfitta in rotta, e l'inefficienza delle postazioni statiche in termini di difesa da attacchi di forze mobili, giusto come avvenne nel 1940 con l'Operazione Compass. Ma vi era un rovescio della medaglia: Roosevelt, intenzionato a non far cadere la Gran Bretagna si interessò a fornire a Churchill una massa di nuovi armamenti, tra cui i carri Sherman, finalmente dotati di torre girevole.

La carriera dei Grant non finì certo a Tobruk. Combattendo furiosamente, essi riuscirono via via a rallentare gli italo-tedeschi, che avevano appena conosciuto il loro maggiore momento di gloria, con Rommel che assurgeva ad autentico mito anche tra i soldati Alleati. L'attacco successivo avvenne a Marsa Matruth. Rommel non credeva che gli inglesi avessero ancora 159 carri, mentre gli inglesi non pensavano che i tedeschi avessero solo una sessantina di mezzi: così si ritirarono quasi senza reagire di fronte all'arrivo dei tedeschi.

E ancora una volta, dopo che lo schieramento alleato venne messo in fuga dall'Asse, specialmente perché la fanteria indiana e neozelandese venne lasciata senza copertura dai carri inglesi, i combattimenti successivi consentirono di arrivare all'obiettivo, il campo trincerato di Marsa Matruh dove vennero catturati, si dice, ben 24.000 automezzi militari, che riequipaggiarono forse l'80% dei reparti italo-tedeschi. Tutto questo era concesso anche dalla superiorità aerea che l'Asse poteva vantare all'epoca, grazie alla scarsità di caccia Spitfire da un lato e all'abilità di piloti esperti dall'altro, primo tra tutti Hans-Joachin Marseille, che dichiarò solo il 3 giugno, 6 caccia P-40 in un solo combattimento.

Nella battaglia successiva, la Prima battaglia di El-Alamein, le forze dell'Asse vennero definitivamente fermate. Con pochissimi mezzi, esse si ritrovarono di fronte una linea difensiva di 'pillbox' che coprivano tutti i varchi tra la costa e le paludi del Quattara. Dopo vari tentavi e i contrattacchi inglesi, Rommel comprese che non c'era modo di superare questo ostacolo, ora che le sue forze erano rimaste limitate a poche migliaia di uomini sfiniti e pochi carri armati logori.

Dopo alcuni mesi di battaglie, la linea si era dunque stabilizzata ad El-Alamein, dove vi fu una battaglia decisiva alla fine di ottobre, la seconda del totale combattuto. Qui oltre 1200 carri inglesi respinsero gli italo-tedeschi dalle loro posizioni nel più grande fatto d'arme della guerra nel deserto. Tra questi mezzi vi erano 250 carri M 3 e un numero leggermente maggiore di M 4 Sherman, i loro sostituiti.

GLi M3 combatterono anche nell'invasione del Marocco da parte americana nel novembre di quell'anno. Le divisioni corazzate USA, formate nel 1941 a seguito dei successi tedeschi, erano basate all'epoca con una struttura molto flessibile, organizzabile in gruppi di combattimento completi (Combat command) di fanteria e artiglieria, ma imperniati sul battaglione corazzato, con 3 compagnie di carri medi e una leggeri, tutte con 17 veicoli su 3 plotoni più i mezzi di comando.

In guerra, i grossi M 3 Lee vennero utilizzati anche contro i giapponesi e i tedeschi, quando i sovietici ne ebbero in dotazione un certo quantitativo.

Una rara foto a colori d'epoca mostra un'M7 in azione
Una rara foto a colori d'epoca mostra un'M7 in azione

Ben presto i carri M3 dimostrarono di essere dei giganti dai piedi d'argilla, in quanto il loro minaccioso aspetto era penalizzato con una corazza che sui fianchi (molto alti e facili come bersagli) era assai sottile e totalmente verticale, mentre i cannoni da 88 tedeschi potevano demolirli anche frontalmente sulle lunghe distanze, e così anche i pezzi a canna lunga da 75. I carri Panzer III e IV tedeschi erano in grado di distruggerli facilmente se evitavano i colpi dei loro cannoni, mentre i carri italiani M13 non avevano molte possibilità, se non tentare di serrare entro i 500 m. sui fianchi, ma tenendo presente la possibilità di essere distrutti su di un raggio di 2 km. Le armi controcarro erano un altro problema spesso sottovalutato sia in battaglia che, poi, dagli storici: mimetizzate accuratamente potevano colpire i carri d'infilata senza troppi problemi, da distanze in cui ogni colpo poteva facilmente centrare e perforare la loro corazzatura. Tutto sommato la miglior dote, anche se la meno appariscente dei carri Lee/Grant era la mobilità, che godeva anche di una buona affidabilità meccanica ed rilevante autonomia.

I sovietici non ebbero una buona impressione dei carri di questo tipo, ma ne impiegarono comunque una buona quantità. Le successive forniture di Sherman, oltre che di carri T-34, non mancarono di far ritirare in fretta questi mezzi entro il 1944, malgrado le gravi perdite di carri che i sovietici continuavano ad avere. Verosimilmente i carristi sovietici non rimpiansero i veicoli di questo tipo.

All'Estremo Oriente, i carri combatterono contro i giapponesi, affrontando dei carri chiaramente inferiori, ma stando attenti ai cannoni controcarro, alcuni dei quali di buona qualità, che l'esercito nemico poteva schierare.

In tutti i fronti, ma specialmente in quelli sguarniti di cannoni specializzati come questo, anche le artiglierie campali divisionali potevano causare danni ai carri armati, persino senza munizioni speciali, e l'unico problema era dato dal limitato brandeggio e dall'alta sagoma delle stesse. Avvicinarsi ad una batteria di artiglierie era molto pericoloso per i carri dell'epoca, e l'alta sagoma dei carri M3 rappresentava un bersaglio facile e abbastanza vulnerabile, anche se poteva immediatamente rispondere al fuoco in maniera letale.

I carri M 4 Sherman, con una corazza grossomodo simile e lo stesso cannone, erano dotati di un profilo più basso e di un cannone in torretta, e la loro produzione a partire dal 1942 rimpiazzò presto i vecchi Lee/Grant, che dal 1944 non vennero utilizzati se non per compiti di seconda linea.

Le versioni artiglieria semovente M7 rimasero invece a lungo in servizio per la loro valida struttura complessiva e l'affidabilità mccanica tanto che, per esempio, nell'Esercito italiano vennero usati fin verso gli anni settanta. Anche loro avevano l'artiglieria sistemata a lato, per giunta con brandeggio quasi inesistente, ma questo non era un grave problema per un semovente d'artiglieria campale, che non abbisognava, se non in circostanze fortuite, di ingaggiare mezzi corazzati avversari.

In sostanza l’M3 si dimostrò un carro ‘ad interim’ che riuscì a svolgere il lavoro per il quale esso era stato pensato, ma che introdotto in combattimento nel 1942, per la fine dell’anno era già in fase di sostituzione con lo Sherman.

[modifica] Bibliografia

Enciclopedia Storia dei mezzi corazzati, pag. 297-304 (Parte tecnica) e 273-312 (Storia)


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