L'oro del Reno
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L'oro del Reno | |
Titolo originale: | "Das Rheingold" |
Lingua originale: | Tedesco |
Musica: | Richard Wagner |
Libretto: | Richard Wagner |
Atti: | quattro |
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L'oro del Reno (Das Rheingold) è la prima delle quattro opere che costituiscono la tetralogia L'anello del Nibelungo, di Richard Wagner.
L'opera fu composta nel 1853-54 e rappresentata per la prima volta il 22 settembre 1869 a Monaco di Baviera, presso il Teatro Nazionale.
Indice |
[modifica] Personaggi
- Wotan (basso)
- Fricka (mezzosoprano)
- Donner (basso)
- Froh (tenore)
- Loge (tenore)
- Freia (soprano)
- Fafner (basso)
- Fasolt (basso)
- Alberich (basso)
- Mime (tenore)
- Erda (contralto)
- Flosshilde (contralto)
- Welgunde (soprano)
- Woglinde (soprano)
[modifica] Trama
[modifica] Scena prima
La prima scena si apre: le tre figlie del Reno (che hanno il compito di proteggere l'oro del Reno) stanno giocando nell'acqua. Il nano Alberich fuoriesce dalle viscere della terra e si ferma a guardarle; non si trattiene e proclama il suo amore per loro. Ma esse lo deridono; allora, infuriato, egli cerca di afferrarle. Nel frattempo l'oro del Reno si mostra; le tre rivelano il segreto potere del tesoro che custodiscono: chiunque sarà capace di forgiare con esso un anello, dominerà il mondo; per farlo però deve rinnegare l'amore. Ed Alberich maledicendo l'amore si impadronisce dell'oro e scompare.
[modifica] Scena seconda
Wotan riposa accanto alla moglie Fricka. Ella lo sveglia. Discutono, poiché Wotan si è fatto costruire dai giganti Fasolt e Fafner una dimora celeste promettendo loro in cambio la sorella di Fricka, Freia. Tuttavia Wotan, completato il lavoro, non vuole accondiscendere al pagamento. I giganti si presentano e, se non accontentati, intendono rapire Freia, in difesa della quale sono pronti a intervenire i fratelli Donner e Froh, fermati in tempo da Wotan prima che si sparga sangue. Il semidio Loge propone una soluzione: rubare l'oro al nano Alberich che, nel frattempo, è riuscito a forgiare l'anello. Ma, ora che ne conoscono il potere, tutti sentono il desiderio di impossessarsene. I giganti rapiscono Freia: la terranno fino a che non avranno l'oro.
[modifica] Scena terza
Nel suo regno sotterraneo Alberich ha costretto in servitù i Nibelunghi e se ne serve per accumulare ricchezze. Perfino suo fratello Mime è picchiato e torturato, sebbene abbia realizzato per Alberich un elmo magico chiamato Tarnhelm, che dona a chi lo indossa il potere di mutarsi in qualunque cosa, o di diventare invisibili. Loge e Wotan con un inganno riescono tuttavia a fare prigioniero Alberich. Lo portano con loro in superficie.
[modifica] Scena quarta
Per essere liberato Alberich dovrà consegnare il suo tesoro, compreso l'anello. Una volta liberato egli maledice l'anello affinché conduca alla rovina chiunque ne sia il possessore. Wotan ignora la maledizione e indossa l'anello, intenzionato a tenerlo per sé. Ma i giganti non si accontentano del tesoro: esigono anche l'anello e l'elmo magico forgiato da Mime, fratello e servitore di Alberich. Wotan è costretto a cedere, anche se solo dopo che Erda, dea della terra e custode di conoscenze sul futuro, gli ha predetto un infausto destino se non getterà via l'anello. La maledizione comincia subito il suo effetto: Fafner, per avidità, uccide il fratello Fasolt e fugge col tesoro. Gli dei prendono possesso della loro dimora e l'oro non viene restituito alle figlie del Reno, che supplicano invano.
[modifica] Commento
L'anima de L'oro del Reno è contenuta nella doppia maledizione di Alberich: la prima, scaturita dall'avidità, contro l'amore, cioè contro la forza vitale di rinnovamento; la seconda contro la stessa avidità e prepotenza degli dei.
È nel prologo della tetralogia, quindi, che si determinano le condizioni per la necessaria caduta del mondo degli dei; un mondo fondato sull'avidità. Si noti che la maledizione lanciata da Alberich contro gli dei non proviene da altra fonte che quella stessa avidità: un attacco del denaro a se stesso. Infatti, quando Wagner concepisce l'opera, l'Europa è soggetta a vasti fermenti rivoluzionari: il compositore si attende che il mondo che lo circonda cada. Poco importa che egli concepisca una palingenesi fondata su nuovi valori (Sigfrido) o un tragico declino; per lui un radicale cambiamento è inevitabile. Né questa concezione cambierà sostanzialmente al momento della composizione sei anni dopo.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
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[modifica] Collegamenti esterni
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