Istituto Missioni Consolata
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L'Istituto Missioni Consolata (in latino Institutum Missionum a Consolata) è un istituto religioso maschile di vita consacrata cattolico dedito all'attività missionaria. I Missionari della Consolata pospongono al cognome la sigla I.M.C..
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[modifica] Storia
I Missionari della consolata sono stati fondati nel 1901 da Giuseppe Allamano, rettore, a soli 29 anni, del santuario della Consolata, a Torino, e formatore del seminaristi al Convitto ecclesiastico.
Nel 1902 Allamano invia in Kenya i primi quattro missionari, due sacerdoti e due fratelli coadiutori, seguiti, poco dopo, da altri quattro sacerdoti e un laico. Nel 1910 Giuseppe Allamano fonda anche il ramo femminile dell'Istituto: le Missionarie della Consolata, che affiancano alla devozione alla Vergine una particolare attenzione e venerazione per l'Eucarestia. Nel 1913 le prime suore partirono anch'esse per il Kenya.
La congregazione ottenne il riconoscimento ecclesiastico di istituzione di diritto pontificio con il decreto di lode del 28 dicembre 1909 e venne approvata dalla Santa Sede il 7 settembre 1923.
[modifica] Attività, carisma e diffusione
I Missionari della Consolata sono sacerdoti e laici, che si impegnano a diffondere il Vangelo. Scopo dell'Allamano era quello di fondare una Famiglia missionaria perché «uno che lascia la famiglia naturale per dedicarsi alla Missione, deve trovare come un'altra famiglia».
I Missionari, sia laici che sacerdoti, sono dei consacrati, cioè fanno voto di povertà, castità e obbedienza. Sono voti permanenti, cioè per tutta la vita e non per un periodo limitato di tempo.
I Missionari hanno la Vergine Maria, come ispiratrice e protettrice, che venerano con il titolo di Consolata. Si dedicano non solo alla diffusione del culto della Madonna, ma anche al ministero della consolazione, impegnandosi come operatori di pace e di giustizia.
Al 31 dicembre 2005, la congregazione contava 232 case e 558 religiosi, 777 dei quali sacerdoti.[1]
[modifica] Note
- ^ dati statistici riportati dall'Annuario Pontificio per l'anno 2007, Città del Vaticano, 2007, p. 1486
