Indipendenza del Cile

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L'indipendenza del Cile maturò nei primi trent'anni del XIX secolo, nel periodo in cui si formarono in tutta l'America latina dei gruppi indipendentisti che, attraverso una serie di guerre, posero fine a tre secoli di dominazione coloniale spagnola.

Gli eroi nazionali cileni legati alla storia dell'indipendenza di questo paese furono Josè de San Martin e Bernardo O'Higgins. La spinta ai movimenti indipendentisti fu promossa in buona parte dalle stesse classi dirigenti di origine europea e creola, influenzate dagli ideali delle rivoluzioni francese ed americana ma anche fortemente motivate da esigenze economiche.

Infatti, la crescita dei paesi dell'America del Sud era ostacolata dagli interessi del mercato europeo e dalle leggi restrittive dei dominatori spagnoli. Quando, nel 1807, gli eserciti napoleonici invasero la Spagna, in America Latina si avviò il processo di liberazione. San Martin guidò le forze cilene ed argentine verso il Perù.

Nel 1810 si istituì un governo provvisorio ancora dipendente dalla corona di Spagna, con tendenze apertamente autonomistiche e si aprì un periodo di quattro anni di lotte fra i vari capi creoli, tra i quali O'Higgins. Il 2 agosto 1814 l'esercito spagnolo ottenne però una clamorosa vittoria sugli indipendentisti a Rancagua: soltanto con l'arrivo di forze alleate argentine agli ordini di San Martin i cileni sconfissero gli spagnoli prima a Chacabuco (1817) e poi a Maipù (1818).

Il 12 febbraio 1818 Bernardo O'Higgins firmò a Talca l'Atto di Indipendenza: il prezioso documento, conservato per più di un secolo, fu distrutto dai militari golpisti che fecero irruzione nel palazzo presidenziale della Moneda l'11 settembre 1973. Le ostilità con la Spagna non cessarono del tutto e gli spagnoli si arresero soltanto nel 1826, presso Chiloè, al futuro nuovo presidente Freire.