Giuditta e Oloferne (Donatello)
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La scultura bronzea di Giuditta e Oloferne (1460), realizzata da Donatello sul finire della sua carriera, si trova dal 1988 nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio a Firenze.
Originariamente la statua, sebbene iniziata per la Cattedrale di Siena, si trovava in Piazza della Signoria, dove oggi è collocata una copia, all'interno di un celebrato ciclo scultoreo che doveva guidare verso la virtù l'operato dei priori e capi di governo fiorentini. Rappresenda la storia biblica di Giuditta e Oloferne, inquadrata appena prima della decapitazione, quando la donna velata solleva il braccio per abbattere la spada sul collo di un Oloferne ubriaco, tenuto per i capelli. La struttura dell'opera è piramidale, con al vertice il volto della ieratica Giuditta e la lama della spada retta dal braccio destro dell'eroina piegato a novanta gradi, altro punto focale del gruppo è la testa di Oloferne in cui convergono le diagonali del gruppo.
Tra le prime sculture a tutto tondo di epoca rinascimentali, fu realizzata su commissione di Cosimo de' Medici o di Piero il Gottoso in memoria del padre e concepita per essere vista da quattro angolazioni diverse. Destinata ad adornare una fontana nel giardino di Palazzo Medici, fu saccheggiata dalla folla inferocita dopo la seconda cacciata dei Medici (1498) e collocata solennemente in piazza della Signoria a simboleggiare la libertà e la vittoria del popolo sulla tirannide. Al ritorno dei Medici, sebbene gran parte del loro patrimonio fu riacquistata e riunita di nuovo nelle collezione della casata, la Giuditta rimase in Piazza per non offendere la sensibilità del popolo.
Un altro valore simbolico è quello religioso, come la continenza che abbatte la lussuria.
La fusione avvenne dividendo la statua in 11 parti. Nel basamento vi sono tre bassorilievi con putti vendemmianti e scene di ebbrezza, forse il gruppo statuario era impiegato come fonte da vino; infatti agli angoli del cuscino si trovano quattro fori. L'opera è firmata OPUS DONATELLI FLO sempre sul cuscino, ruotato rispetto al basamento in modo che i loro angoli non coincidono, creando un effetto di movimento. Anticamente era coperta da doratura, della quale oggi restano solo delle tracce, soprattutto sulla spada.
[modifica] Curiosità
- Il cantautore fiorentino Riccardo Marasco cita questa statua nel suo cd "Il porcellino" nella traccia numero 4 "L'alluvione".