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Ernest Erbstein - Wikipedia

Ernest Erbstein

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« Coraggio più sudore, più calma: uguale ricetta della vittoria. »
(Ernest Erbstein)
Ernest Erbstein
Immagine:Ernest Erbstein.jpg
{{{didascalia}}}
Dati biografici
Nome Ernest Egri Erbstein
Nato 13 maggio, 1898
Nagyvarad, Impero Austro-Ungarico
Paese {{{paese nascita}}}
Nazionalità bandiera Ungheria
Passaporto {{{passaporto}}}
Morto 4 maggio, 1949
Superga, TO
Altezza cm
Peso kg
Dati agonistici
Disciplina Calcio
Specialità {{{specialità}}}
Categoria {{{categoria}}}
Record
Ranking {{{ranking}}}°
Ruolo Allenatore (ex-centrocampista)
Squadra
Ritirato {{{Terminecarriera}}}
Carriera
Giovanili
0
Club professionistici  
1915-24 Bak Budapest
1924-25 Fiumana
1925-26 ACIVI Vicenza ACIVI Vicenza 28 (2)
1926-28 Brooklyn Wanderers
Nazionale
Carriera da allenatore
1928-29 Bari
1929-30 Nocerina
1930-32 Cagliari
1932-33 Bari
1933-38 Lucchese
1938-39 Torino
1948-49 Torino
Incontri disputati

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Palmarès
Statistiche aggiornate al 27 novembre 2007
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito

Ernest Erbstein (Nagyvarad13 maggio 1898 – Superga4 maggio 1949) è stato un ex calciatore e allenatore di calcio ungherese tragicamente scomparso nella tristemente nota tragedia di Superga.

Indice

[modifica] Carriera da giocatore

Di origini ebree, nasce nel 1898 a Nagyvarad, l'odierna Oradea, nella parte ungherese dell'Impero Austro-Ungarico.
Si trasferisce a Budapest come studente di educazione fisica ed entra nell'associazione locale di atletica. Il Budapesti Atle'tikai Klub conta però anche una squadra di calcio, il Bak che lo ingaggia nel ruolo di mediano. Dopo il diploma inizia a lavorare come agente di borsa e anche se il calcio passa in secondo piano, milita sempre nelle file del Bak. Nel 1924 però l'Olympia, oggi Fiumana, lo nota e lo porta in Italia. L'anno successivo è un giocatore del Vicenza, nell'allora seconda divisione, l'attuale serie B, dove gioca 28 partite.
Il suo lavoro di agente di borsa lo porta a varcare l'oceano, trovando però anche un ingaggio nell'American Soccer League giocando con il Brooklin Wanderes dove milita anche il connazionale Béla Guttmann. Gioca un paio d'anni poi la crisi nell'attività borsistica lo porta ad abbandonare gli Stati Uniti e a chiudere la sua carriera con il calcio giocato e a rientrare in Ungheria.

[modifica] Carriera da allenatore

Ritornato in Ungheria riversa tutte le sue energie nello studio del calcio come fenomeno, nelle tattiche di gioco e nella preparazione fisica degli atleti. Cerca di rimanere informato su ogni novità e mutamento che avviene in Inghilterra, patria del football, a cui tutti, in quel periodo, guardavano e si ispiravano.
In Italia, intanto, qualcuno si ricorda di lui, specialmente come istruttore, una fama che lo accompagnava anche durante gli anni giocati. Nel 1928 quindi la dirigenza del Bari lo chiama ad allenare la squadra. L'anno dopo passa alla Nocerina, poi al Cagliari (dove vince il campionato di serie C), di nuovo a Bari, e con la Lucchese. Proprio a Lucca, Erbstein si impone all'attenzione generale, portando i toscani nel giro di tre anni, con due promozioni dalla serie C alla serie A, e conquistando, nel 1936/37, un ottimo settimo posto a pari merito con l'Inter.

[modifica] Le leggi razziali e la guerra

A Lucca Erbstein era osannato e sicuramente lui sarebbe rimasto ancora, ma le prime Leggi razziali fasciste emesse a partire dal 1938 lo colpiscono direttamente. Pur essendo di religione cattolica, discende da una famiglia ebraica. I suoi motivi di apprensione, specialmente per la sua famiglia, sono da prendere in seria considerazione. Si ritrova a non poter più far frequentare una scuola di Stato alle sue figlie. Decide così di accettare l'offerta della dirigenza piemontese dei granata a guidare il Torino : il trasferimento sarebbe servito, in parte, a giustificare alle sue figliole l'iscrizione in una nuova scuola privata.

Da Lucca porta con sè il portiere, Aldo Olivieri, appena diventato Campione del Mondo. In quella stagione i granata arrivano secondi alle spalle del Bologna. Ma Erbstein è sempre più preoccupato per la situazione politica italiana, le leggi razziali si inaspriscono e prima di essere travolto dagli eventi decide di portare la famiglia in salvo, con la piena disponibilità di Ferruccio Novo. Con l'aiuto della dirigenza granata e dopo un travagliato viaggio durato più di un mese riesce a rientrare a Budapest con tutta la famiglia. Si tiene in contatto con Novo grazie anche al suo nuovo lavoro di rappresentante tessile per una ditta italiana, riuscendo anche ad incontrarsi segretamente, per tessere le strategie future per la costruzione di una grande squadra. È certo che Novo lo abbia consultato per gli acquisti di Ezio Loik e Valentino Mazzola.

Tutto questo fino al 1944, quando anche l'Ungheria viene occupata e la crudeltà dei nazisti magiari colpisce Erbestein che viene rinchiuso in un campo di lavoro. Riesce però a fuggire e a darsi alla vita clandestina. Ripara presso Raoul Wallenberg al consolato svedese, dove molti ebrei avevano trovato rifugio e dove rimane fino all'arrivo dei sovietici. Giungerà sulle rive del Po solo a guerra finita.

[modifica] Il Grande Torino e Superga

Erbestein, il primo a destra, e il Grande Torino
Erbestein, il primo a destra, e il Grande Torino

Dopo la guerra, fu rintracciato dal presidente Novo e fece il suo ritorno nella squadra granata in qualità di consulente prima e di direttore tecnico poi. Il Torino, non appena ricominciò l'attività agonistica, continuò a vincere scudetti su scudetti. La sua supremazia non si limitava al campo, ma anche a tutto il resto: il vivaio, l'organizzazione di consulenti e osservatori, il tutto sotto la supervisione di Erbstein. Nella stagione 1948-1949, affiancato da Lievesley, tornò ad allenare, e con la solita facilità Mazzola e compagni conquistarono lo scudetto, il quinto consecutivo: era nata la leggenda del Grande Torino.

Il 4 maggio del 1949, la squadra e lo staff tecnico, che rientravano in Italia dopo aver disputato un'amichevole a Lisbona, si schiantarono contro la scarpata della Basilica di Superga. Morirono tutti.

[modifica] Bibliografia

  • Leoncarlo Settimelli, L'allenatore errante. Storia dell'uomo che fece vincere cinque scudetti al Grande Torino, 2006, ISBN 8889702206


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