Economia neoclassica
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Con la locuzione economia neoclassica, in economia, ci si riferisce ad un approccio generale alla materia basato sulla determinazione di prezzi, produzione e reddito attraverso il modello di domanda e offerta. Gli individui, in questo sistema, massimizzano una funzione di utilità vincolata dal reddito, e le imprese massimizzano i profitti essendo vincolate dalle informazioni e dai fattori della produzione.[1] La teoria economica prevalente, almeno per quel che riguarda la microeconomia, si rifà alle ipotesi neoclassiche. La scuola neoclassica è spesso chiamata scuola marginalista.[2]
Convenzionalmente, la scuola dell'economia neoclassica si data dal 1871-1874, anni di pubblicazione delle prime opere sistematiche di William Stanley Jevons, Carl Menger e Léon Walras. Il marginalismo combatte sia lo sviluppo marxista del pensiero degli economisti classici sia la scuola storica tedesca dell'economia.
[modifica] Principali economisti neoclassici
Alcuni fra i principali economisti neoclassici sono:[2]
- John Bates Clark
- Antonio De Viti De Marco
- Francis Ysidro Edgeworth
- Irving Fisher
- William Stanley Jevons, con "La teoria dell'economia politica"
- Alfred Marshall
- Carl Menger, con i "Principi di economia politica"[3]
- Maffeo Pantaleoni
- Arthur Cecil Pigou
- Vilfredo Pareto
- Jacob Viner
- Léon Walras, con gli "Elementi di economia politica pura"
[modifica] Note
- ^ Antonietta Campus. "Marginal economics", in The New Palgrave: A Dictionary of Economics, vol.3. Londra e New York, Macmillan and Stockton, 1987. 323
- ^ a b John Kenneth Galbraith. Storia dell'economia. Milano, RCS Rizzoli, 2006. 124 ISBN 88-17-11514-2
- ^ Menger fu tra i fondatori del pensiero economico neoclassico, ma anche capofila della cosiddetta Scuola austriaca. Si veda il seguente collegamento: (EN) Carl Menger dalla Enciclopedia Britannica on line. URL consultato il 14 marzo 2008.
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