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Duomo di Monreale - Wikipedia

Duomo di Monreale

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Monumenti Italiani
Questo è un monumento nazionale italiano. Per maggiori informazioni, consulta l'elenco specifico.
La facciata del duomo di Monreale
La facciata del duomo di Monreale

Il Duomo di Monreale, dedicato a Santa Maria Nuova, è stato costruito nel 1174 per volere di Guglielmo II d'Altavilla. Sede Arcivescovile e, al contempo, anche di un monastero di benedettini provenienti da Cava de' Tirreni (attualmente abbandonato), il Duomo di Monreale è uno dei monumenti più splendidi e ammirati d'Italia.

Indice

[modifica] Visita

Interno del duomo di Monreale
Interno del duomo di Monreale

Adagiata sulle pendici del monte Caputo,domina tutta la conca d'oro. La facciata si presenta con un portico a trifora, due massicce torri fortificate (quella di sinistra trasformata in campanile) e pregevoli porte bronzee, una delle quali è opera di Bonanno Pisano del 1189.
Il portico sul fianco sinistro è di Giovanni Domenico Gagini e Fazio Gagini, eseguito tra il 1547 e il 1569, mentre i battenti bronzei del portale musivo architravato sono opere del 1179 di Barisano da Trani. L'esterno,quantunque modificato,nella parte posteriore conserva intatta l'impronta normanna ed è ornato a vari disegni formanti una serie di archi di pietre bianche e nere con cerchi al di sotto,assai ben combinati e disposti tra loro. Le absidi, col fitto intreccio d’archi acuti, evocano atmosfere arabeggianti esaltate dalla decorazione policroma creata dall’alternanza di tarsie di calcare e di pietra lavica.rosario sorvillo nato il 28


Il vastissimo interno basilicale a tre navate,lungo 78 metri, al quale si accede attraverso il portico sul fianco sinistro, misura 102x40 m; il soffitto è una volta a crociera di tipo bizantino a pianta quadrata e senza cupola, e dietro l'altare l'edificio termina con tre absidi.
Le navate sono divise da colonne antiche con pulvino e capitelli anch’essi antichi con clipei di divinità che sostengono archi a sesto acuto di tipo arabo.
I soffitti sono a travature scoperte dipinti nelle navate e a stalattiti di tipo arabo nella crociera, quest’ultimi rifatti nel 1811 dopo un incendio.
che aveva distrutto parte del tetto. Il pavimento, completato nel XVI secolo è musivo, con dischi di porfido e granito e con fasce marmoree intrecciate a linee spezzate.
Le transenne che recintano anteriormente la crociera sono decorate da mosaici ottocenteschi.

L'interno in una vecchia foto
L'interno in una vecchia foto

Le pareti delle absidi del santuario e delle navate sono, superiormente, rivestiti da mosaici a fondo oro, eseguiti tra il XII e la metà del XIII secolo da maestranze in parte locali e in parte veneziane, formatesi alla scuola bizantina.
Questi mosaici raffigurano storie cicliche del Vecchio e del Nuovo Testamento; nel catino absidale mediano è la colossale figura del Cristo Pantocratore (Onnipotente). Sul fianco destro è il sarcofago in porfido di Guglielmo I, morto nel 1166, e quello marmoreo di Guglielmo II il Buono. Sul lato sinistro, dentro tombe ottocentesche, si trovano le spoglie di Maria di Navarra, moglie di Guglielmo I e dei figli Ruggero ed Eusico.

Le cappelle del Crocifisso e di San Benedetto sono due notevoli esempi del barocco siciliano.

L'altare maggiore è una raffinata opera del XVIII secolo, eseguita dall'argentiere romano Luigi Valadier.

Il tesoro della cattedrale conserva, fra le altre cose, arredi sacri (anche di fattura francese), una cassettina di rame smaltato del XIII secolo ed un reliquario della Sacra Spina (della corona di Cristo), risalente al periodo gotico.la cappella del tesoro è di epoca barocca.

[modifica] Il chiostro

Il chiostro di Monreale
Il chiostro di Monreale

Il Duomo è affiancato dal chiostro dell’antico convento benedettino, eseguito sul finire del XII secolo ed esempio stupendo di architettura bizantina.
Si tratta di una costruzione prettamente medievale a pianta quadrata di 47 metri di lato, con portico ad archi ogivali a doppia ghiera e con singolarissimo “toro” nell’intradosso. Gli archi sono sostenuti da colonne binate, di ornamentazioni alterne, talune intagliate ad arabeschi ed altri con intarsi a mosaico.
I capitelli sono istoriati con scene bibliche.
Nell’angolo meridionale vi è un recinto quadrangolare delimitato da tre arcate per lato. Al centro è una fontana, la cui acqua scaturisce da una colonna riccamente intagliata a forma di fusto di palma stilizzato,con figure in piedi,teste foglie a rilievo. L'acqua fuoriesce in sottili getti da bocche umane e leonine. Le basi delle colonne del chiostro raffigurano un'ampissima varietà di motivi: foglie stilizzate, rosette, zampe di leone, teste fiere, gruppi di uomini e animali, rane e lucertole. La loro esecuzione presenta grandi differenze con quella dei capitelli, tanto da far supporre che sia stata affidata ad artigiani subordinati. I capitelli dei gruppi di quattro colonne d'angolo sono particolarmente curati.

[modifica] Guglielmo II il Buono e il Duomo di Monreale

L'abside

Numerose sono le leggende del periodo normanno, ma forse la più suggestiva, corrispondente al fervore religioso che si diffuse nell’isola in seguito alla cacciata degli Arabi e al tema delle apparizioni soprannaturali, è quella che esalta l’opera di Guglielmo II di Sicilia detto "il Buono", soprattutto per la sua politica fiscale che è legata alla costruzione del Duomo di Monreale.

Si narra che Guglielmo, succeduto al padre sul trono di Sicilia, si fosse addormentato sotto un carrubo, colto da stanchezza, mentre era a caccia nei boschi di Monreale. In sogno gli apparve la Madonna, a cui era molto devoto, che gli rivelò il segreto di una “truvatura” con queste parole: “Nel luogo dove stai dormendo c’è nascosto il più grande tesoro del mondo: dissotterralo e costruiscici un tempio in mio onore”. Dette queste parole la Vergine scomparve e Guglielmo, fiducioso alla rivelazione in sogno, ordinò che si sradicasse il carrubo e si scavasse intorno. Con grande stupore venne scoperto un tesoro in monete d’oro che furono destinate subito alla costruzione del Duomo di Monreale (1176), per il quale furono chiamate maestranze arabe specie per i mosaici (“i mastri di l’oru”), che adornano non solo l’abside col Cristo Pantocratore, ma le pareti e le colonne.

L’opera eccezionale e la leggenda sono celebrati da un canto popolare raccolto da Salvatore Salomone Marino, folclorista della scuola di Pitrè, che così recita tradotta in italiano:

Benedetto il maestro che la fece Il Sovrano che la fece costruire Non si conta e non si può dire quanto sia splendido e ricco Non c’è oro, né argento, né moneta che basti Maria che è imperatrice del cielo Disse: “Il mio Trono mi voglio costruire”. Invia dunque gli Angeli a costruire la Matrice Ed essi fermeranno il volo a Monreale.

[modifica] Visitatori illustri

Il fianco visto dal chiostro
Il fianco visto dal chiostro
La navata centrale
La navata centrale
Il transetto
Il transetto
  • Ecco come Jean Houel descrive il chiostro di Monreale in Viaggio pittoresco nelle isole di Sicilia, di Lipari e di Malta (1787): “Le colonne sono tutte scanalate, alcune sono tortili, altre diritte. Sono tutte incrostate di mosaici colorati e dorati, di granito, di porfido, di ogni tipo di marmo che forma piccoli disegni di incantevole esattezza. I capitelli sono una mescolanza di fiori, frutta, di figure di animali di ogni specie… Questo chiostro è il monumento più completo, più ricercato che sia possibile costruire nel suo genere. È in questo luogo sublime che i più reclusi riammirano al mondo e alle sue pompe”.
  • Invece Guy de Maupassant scrive in La via errante (1885): "Il meraviglioso chiostro di Monreale suggerisce alla mente una tale sensazione di grazia che ci vorrebbe restare quasi per sempre. È molto grande, perfettamente quadrato, di un’eleganza delicata e fine; e chi non l’ha visto non può immaginare cosa sia l’armonia di un colonnato. La squisita proporzione, l’incredibile snellezza di tutte queste leggere colonnine, che vanno a due a due, a fianco a fianco, tutte differenti, alcune rivestite di mosaici, altre nude; alcune ricoperte da sculture d’incomparabile bellezza, altre adorne di un semplice disegno di pietra che vi sale attorno, avvolgendosi come una pianta rampicante, meravigliano lo sguardo, e poi lo affascinano, lo incantano, vi generano quella gioia artistica che le cose di un gusto assoluto fanno penetrare nell’anima attraverso gli occhi. Come tutte queste coppie di colonnine, anche tutti i capitelli di fattura incantevole, sono differenti. E ci si meraviglia contemporaneamente, cosa molto rara, dell’effetto mirabile dell’insieme, e della perfezione del particolare. Non si può osservare questo autentico capolavoro di fine bellezza senza pensare ai versi di Victor Hugo sull’artista greco che seppe mettere “qualcosa di bello come un sorriso umano sul profilo dei Propilei. Questa divina passeggiata è racchiusa tra alte mura molto antiche, ad arcate ogivali; ed è tutto ciò che oggi rimane del monastero benedettino. La Sicilia è la patria, la vera, l’unica patria dei colonnati. Tutti i cortili interni dei vecchi palazzi e delle vecchie case di Palermo ne contengono di stupendi, che sarebbero famosi altrove da quest’isola così ricca di monumenti. Il chiostrino della chiesa di San Giovanni degli Eremiti, una delle più antiche chiese normanne a carattere orientale, sarebbe meno notevole di quello di Monreale, è ancora molto superiore a tutto ciò che io conosco di paragonabile”.

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