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Decrescita - Wikipedia

Decrescita

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Parigi, inno alla Decrescita sulla Colonna di Luglio in place de la Bastille (durante lo sciopero generale del 28 marzo 2006)
Parigi, inno alla Decrescita sulla Colonna di Luglio in place de la Bastille (durante lo sciopero generale del 28 marzo 2006)

Decrescita è un termine coniato da Nicholas Georgescu-Roegen, fondatore della bioeconomia. Decrescita indica un sistema economico basato su principi ecologici, in contrapposizione con quelli che regolano i sistemi vincolati alla crescita economica.

Indice

[modifica] Definizione

La decrescita è un concetto politico, secondo il quale la crescita economica - intesa come accrescimento costante di uno solo degli indicatori economici possibili, il Prodotto Interno Lordo (PIL) - non è sostenibile per l'ecosistema della terra. Questa idea è in completo contrasto con il senso comune politico corrente, che pone l'aumento del livello di vita rappresentato dall'aumento del PIL, come obiettivo di ogni società moderna.
L'aggettivazione sostenibile allude alla proposta di organizzarsi collettivamente in modo che la diminuzione della produzione di beni non costituisca riduzione dei livelli di civiltà.

L'assunto principale è che le risorse naturali sono limitate e quindi non si può immaginare un sistema votato ad una crescita infinita. Il miglioramento delle condizioni di vita deve quindi essere ottenuto senza aumentare il consumo ma attraverso altre strade. Proprio per la costruzione di queste vie sono impegnati numerosi intellettuali, al seguito dei quali si sono formati movimenti spesso non coordinati fra loro, ma con l'unico fine di cambiare il paradigma dominante della necessità di aumentare i consumi per dare benessere alla popolazione. Un esempio di questi gruppi sono i gruppi d'acquisto solidale (GAS), i sistemi di scambio non monetario o gli ecovillaggi. Il principale esponente di questa corrente è Serge Latouche. In Italia troviamo Maurizio Pallante, Massimo Fini, Mauro Bonaiuti e Paolo Gabrini.

[modifica] I princìpi

La teorizzazione della Decrescita si basa su quattro presupposti:

  • Il funzionamento del sistema economico attuale dipende essenzialmente da risorse non rinnovabili. Così com'è, non è quindi perpetuabile. I sostenitori della Decrescita partono dall'idea che le riserve di materie prime sono limitate, particolarmente per quanto riguarda le fonti di energia, e ne deducono che questa limitatezza contraddice il principio della crescita illimitata del PIL, e che, anzi, la crescita così praticata genera dissipazione di energia e crescente dispersione di materia.
    Alcuni sostenitori della teoria (in particolare Vladimir Vernadskij), mutuando dalla seconda legge della termodinamica il concetto di entropia, ritengono che la crescita del PIL comporti una diminuzione dell'energia utilizzabile disponibile, e della complessità degli ecosistemi presenti sulla Terra, assimilano la specie umana ad una forza geologica entropizzante.
  • Non v'è alcuna prova della possibilità di separare la crescita economica dalla crescita del suo impatto ecologico.
  • La ricchezza prodotta dai sistemi economici non consiste soltanto in beni e servizi: esistono altre forme di ricchezza sociale, come la salute degli ecosistemi, la qualità della giustizia, le buone relazioni tra i componenti di una società, il grado di uguaglianza, il carattere democratico delle istituzioni, e così via. La crescita della ricchezza materiale, misurata esclusivamente secondo indicatori monetari può avvenire a danno di queste altre forme di ricchezza.
  • Le società attuali, drogate da consumi materiali considerati futili (telefoni cellulari, viaggi aerei, uso costante e non selettivo dell'auto ecc.) non percepiscono, in generale, lo scadimento di ricchezze più essenziali come la qualità della vita, e sottovalutano le reazioni degli esclusi, come la violenza nella periferie o il risentimento contro gli occidentali nei paesi esclusi dallo (o limitati nello) sviluppo economico di tipo occidentale.

La teoria della decrescita sostenibile non implica evidentemente il perseguimento della decrescita in sé e per sé: si pone invece come mezzo per la ricerca di una qualità di vita migliore, sostenendo che il PIL consente solo una misura parziale della ricchezza (un incidente d'auto, ad esempio, è un fattore di crescita del PIL) e che, se si intende ristabilire tutta la varietà della ricchezza possibile, allora è urgente smettere di utilizzare il PIL come unica bussola.

[modifica] Bibliografia

  • S. Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli, Milano, 2007
  • P. Cacciari, Pensare la decrescita. Sostenibilità ed equità, Cantieri: Carta - Edizioni Intra Moenia, Roma - Napoli, 2006 [link: http://www.carta.org/rivista/libri/pensare.htm]
  • S. Latouche, Decolonizzare l'immaginario, il pensiero creativo contro l'economia dell'assurdo, Editrice Missionaria Italiana, Bologna, 2004
  • S. Latouche, Come sopravvivere allo sviluppo : dalla decolonizzazione dell'immaginario economico alla costruzione di una società alternativa , Bollati Boringhieri, Torino, 2005 ISBN 8833916235
  • M. Pallante, La decrescita felice - La qualità della vita non dipende dal PIL, Editori Riuniti, Roma, 2005 ISBN 8835957273
  • N. De Padova / R. Lorusso, DePILiamoci - Liberarsi del PIL superfluo e vivere felici, Editori Riuniti Roma, 2007 ISBN 978-88-359-5978-6
  • M. Bonaiuti (a cura di), Obiettivo decrescita, EMI - Editrice Missionaria Italiana, Bologna, 2004 ISBN 8830713929
  • L. Mercalli / C. Sasso, Le mucche non mangiano cemento, SMS - Società Meteorologica Subalpina, 2004.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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