Comizi centuriati
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I Comizi Centuriati in latino Comitia centuriata comprendevano sia patrizi che plebei, suddivisi in cinque classi economiche [1] a loro volta distribuiti in suddivisioni interne chiamate Centurie.
L'attribuzione alle classi avevano una base timocratica, cioè l'appartenenza alle varie centurie era determinata dal census, o ricchezza, del cittadino. L'organizzazione corrispondeva all'originaria suddivisione militare in cui era onere del cittadino provvedere all'equipaggiamento militare. Pertanto solo i cittadini più ricchi potevano sopportare il peso di mantenere un cavallo da combattimento. Anche la fanteria pesante richiedeva un equipaggiamento costoso. L'appartenenza alle Centurie, soprattutto per le classi superiori, richiedeva perciò un certo status economico, essenzialmente di tipo terriero. Secondo le proprietà possedute si avevano più obblighi ma contestualmente si aveva un maggior potere politico. Secondo la tradizione questi Comitia erano stati istituiti da Servio Tullio nel processo di ristrutturazione dell'organizzazione militare.
Il singol cittadino non esprimeva un voto individuale nei Comizi Centuriati. Il singolo voto era contato all'interno della propria Centuria e determinava il voto finale della Centuria. Poiché solo le prime 18 Centurie erano mantenute alla loro dimensione nominale di 100 membri, i membri di queste Centurie esercitavano un'influenza sproporzionata sul risultato del voto. Era singolare anche l'istituto che le centurie non esprimevano il loro voto contemporaneamente, ma erano chiamate a votare una a partire dai cavalieri, poi la prima classe e così via. Raggiunta la maggioranza le altre centurie non erano nemmeno chiamate a votare
Il potere era pesantemente addossato alle prime classi perché alle diciotto Centurie dei cavalieri si univano le 80 centurie della prima classe che se espresse compattamente già davano la maggioranza delle 192 centurie. Era perciò eccezionale anche il solo ricorso alle 20 della seconda classe . Il Comizio Centuriato era dominato, perciò dai cavalieri e dalla prima e in via subordinata dalla seconda classe. Il voto delle classi successive diventava perciò determinante solo in rare occasioni.
Indice |
[modifica] Composizione dei Comitia
Secondo la tradizione con la riforma di Servio Tullio le classi ebbero la seguente suddivisione:
- Cavalieri 18 centurie considerati aggiunti alla prima classe.
- La prima classe (cittadini con reddito superiore a 100.000 assi) 80 centurie; Aggiungendo 2 centurie di fabbri si arriva ad un totale di 100 centurie.
- la seconda classe (cittadini con reddito compreso tra 100.000 e 75.000 assi)= 20 centurie.
- la terza classe (cittadini con reddito compreso tra 75.000 e 50.000 assi)= 20 centurie
- la quarta classe (con reddito compreso tra 50.000 e 25.000 assi)= 20 centurie.
- La quinta classe(con reddito compreso tra 25.000 e 11.000 assi)= 30 centurie; a quest’ultima vennero aggregate 2 centurie di suonatori corno e di tromba, anche senza reddito.
Il totale delle centurie, secondo la tradizione era 193 [2]
[modifica] Riunioni
I Comizi si riunivano annualmente per eleggere i consoli e i pretori dell'anno successivo, e quinquennialmente per eleggere i censori; si riuniva anche per giudicare casi di alto tradimento (perduellio), anche se quest'ultima funzione decadde dopo che Lucio Appuleio Saturnino introdusse un formato più gestibile (maiestas).
Il Comizio Centuriato, in origine un'assemblea militare di cavalieri, doveva riunirsi al di fuori del pomerium di Roma, nel Campo Marzio, ed era per questo problematico convocarla e gestirla. Non veniva di norma utilizzata, eccetto per l'elezione dei magistrati dell'anno successivo.
[modifica] Peso effettivo
Al di là degli aspetti formali, al di fuori del compito di eleggere le magistrature maggiori, i comizi centuriati videro ben presto diminuire il proprio peso politico e il compito direttivo nella politica romana fu assunto in particolare dal Senatus. Si parlava ancora di Senatus popopulusque ma con un sempre maggior peso del Senatus rispetto a populus.
[modifica] Bibliografia
Robert Bunse: Die Chancenverteilung zwischen Patriziern und Plebejern in den comitia consularia. In: Göttinger Forum für Altertumswissenschaft 8 (2005)
[modifica] Note
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