Castra Albana
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I Castra Albana erano un complesso fortificato voluto attorno al 197 dall'imperatore Settimio Severo per ospitare la Legio II Parthica nell'area attualmente occupata da Albano Laziale, sulla Via Appia a una ventina di chilometri da Roma.
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[modifica] L'insediamento
L'imperatore Settimio Severo prese il potere nel 197 dopo quattro anni di guerra seguiti al cosiddetto "secondo anno dei quattro imperatori" (Pertinace, Pescennio Nigro, Clodio Albino, Didio Giuliano), tutti sovrani proclamati dall'esercito dopo l'assassinio di Commodo da parte dei pretoriani. Settimio Severo appena salito al trono pensò di abolire il corpo della guardia pretoriana e di sostituirla nei compiti di vigilanza sull'imperatore con i suoi veterani della II Legione Partica.[citazione necessaria]
Perciò fece installare i suoi militari appena oltre la zona smilitarizzata attorno a Roma all'interno della quale un generale non poteva entrare con l'esercito, a meno che non avesse ottenuto il trionfo o fosse considerato ribelle dal Senato romano.
L'area della moderna Albano sorgeva ai limiti dell Albanum Domitiani, ovvero la tenuta con palazzo che l'imperatore Domiziano, attorno all'80, aveva voluto fondare sui sacri colli di Alba, inglobando le proprietà già passate al demanio statale delle ville di Publio Clodio Pulcro (assassinato a suo tempo senza eredi), di Pompeo (nemico della patria sotto Cesare e i cui figli furono uccisi) e di Seneca (condannato per congiura sotto Nerone). La villa dell Albanum, ricchissima di marmi e strutture, era passata in secondo piano quando l'imperatore Adriano si era voluto far costruire Villa Adriana a Tivoli. Perciò Settimio Severo giudicò il luogo opportuno ad installarvi la legione partica.
[modifica] Il complesso fortificato
I Castra sorsero sul crinale della collina oggi denominata dei Cappuccini, tagliato dall'Appia, costruiti con il criterio stabilito da Vitruvio per un accampamento militare.
Delle grosse mura, in lastroni di peperino, si vedono resti sul retro della recinzione del Liceo Classico Statale "Ugo Foscolo" in Via Castro Partico e sulla parete del Seminario Vescovile che affaccia su Piazza San Paolo.
Invece restano i ruderi di due porte: della Porta Pretoria, sul Corso di Sopra davanti Palazzo Savelli, in pieno centro, e della Porta principalis sinixtra vicino alla caserma dei Vigili Urbani in Via Castro Partico.
Delle canabae interne (le residenze dei legionari) affiorano resti qua e là nelle cantine della città, ma la struttura meglio conservata è il ninfeo. Questo edificio, a pianta quadrata con quattro grandi absidi e una cupoal simile a quella del Pantheon a Roma ma in miniatura, fin dal IX secolo ospita il Santuario di Santa Maria della Rotonda, ma la sua origine è precedente a quella dei castra e risale forse alla villa domizianea.
Nel 212 a Settimio Severo successero i figli Caracalla e Geta. In seguito, Caracalla uccise il fratello, suscitando le proteste della II Legione Partica. Perciò il neo-imperatore dovette recarsi nei Castra Albana e riportare la calma nelle truppe concedendo donativi ai militari. Il Lugli suppone che anche il grande complesso termale di Cellomaio, noto come "Terme di Caracalla", sia una struttura offerta dall'imperatore ai soldati partici. Oggi nell'area delle Terme sorgono case private, il Museo della Legione Partica e la Chiesa romanica di San Pietro.
Altre due grandi strutture romane sorgono ad Albano: una è nel sottosuolo del Seminario Vescovile, ed è una grande cisterna a sette navate denominata al plurale i Cisternoni; ancora oggi tra l'altro svolge la sua funzione assicurando acqua alla città di Albano (fu rimessa in uso nel 1883, ed ottiene acqua dagli acquedotti delle Cento Bocche e di Malafitto, che in parte seguono ancora il tragitto romano scavato nel peperino). Possono contenere fino a 10.300 metri cubi d'acqua.
L'altra è l'Anfiteatro, in Via San Francesco d'Assisi, di cui resta solo la parte delle gradinate: venne scavato tra il 1912 e il 1914, e l'asse maggiore è di 113 metri. Al'interno dei vomitoria è presente anche una piccola cappellina paleocristiana, forse testimonianza dei martirii di cristiani che si tennero in questa struttura.
Poco a sud di Albano, sulle propagini dell'altura di Monte Gentile, verso Ariccia, si trovano i sepolcri dei legionari.
Sulla Via Appia sorgono due grandi sepolcri: uno, a torre, prima di Albano venendo da Roma, è stato identificato con quello di Pompeo forse a torto; l'altro, sulla via che scende a Vallericcia, vicino alla Chiesa di Santa Maria della Stella, è chiamato "degli Orazi e dei Curiazi", ma forse è un monumento etrusco. Per completare il quadro di Albano in età romana, và detto che sotto la sunnominata Chiesa della Stella sorgono le catacombe di san Senatore e Compagni, santi martiri della Chiesa d'Albano.
[modifica] L'abbandono dei Castra
Con il collasso del potere imperiale, la Legione Partica abbandonò i Castra Albana e le canabae al suo interno vennero in breve occupate dai villici che si erano stanziati tutto intorno all'accampamento. Albano in breve divenne Sede vescovile. Nella Donazione di Costantino I alla Cattedrale albanense di San Giovanni Battista risultano non solo tutte le terre imperiali, ma anche le strutture abbandonate dai legionari.
[modifica] Bibliografia
- Giovanni Antonio Riccy, Memorie storiche dell'illustrissima Alba Longa e dell'Albano moderna, Roma 1786
- Emanuele Lucidi, Memorie storiche dell'illustrissimo municipio dell'Ariccia e delle sue colonie di Genzano e Nemi, Roma 1796
- Girolamo Torquati, Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino, manoscritto fine XIX secolo
- Giuseppe Tomassetti, La Campagna Romana antica, medioevale e moderna - via Appia - Albano, Città di Castello 1908
- Giuseppe Lugli, Studi su Albano archeologica, Albano Laziale 1976