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Capo Colonna - Wikipedia

Capo Colonna

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

39°01′45.3″N 17°12′18.9″E / 39.02925, 17.20525

Monumenti Italiani
Questo è un monumento nazionale italiano. Per maggiori informazioni, consulta l'elenco specifico.
L'ultima colonna del Tempio di Hera rimasta eretta
L'ultima colonna del Tempio di Hera rimasta eretta

Capo Colonna, fino a qualche secolo fa era chiamato "Capo delle Colonne" e anticamente il suo nome era Lacinion cioè "Promontorio Lacinio". È il promontorio che determina il limite occidentale del Golfo di Taranto. La sua importanza risiede nella quantità di elementi storici che sono legati a questa punta di terra protesa sullo Ionio. Fino al XVI secolo erano rimaste al loro posto molte colonne del tempio di Hera Lacinia; e per questo il promontorio era chiamato Capo delle Colonne. Sfortunatamente venne utilizzato come cava di pietre lavorate per il castello, il porto e i palazzi nobiliari locali fino a che solo una solitaria colonna rimase in vista dei naviganti, eretta fra i ruderi.

Indice

[modifica] Promontorio di confine

Suggestiva immagine del golfo di Taranto e della Calabria dal satellite NASA. Indicato Capo Colonna
Suggestiva immagine del golfo di Taranto e della Calabria dal satellite NASA. Indicato Capo Colonna

Proprio la caratteristica di limite facilmente identificabile rese il Capo Lacinio punto di riferimento per la navigazione e per la definizione di confini. Questo metodo di indicare i limiti della navigazione e le aree di influenza era generalizzato e derivava dal tipo di navigazione "sottocosta" dell'epoca; anche i trattati fra Roma e Cartagine prendevano un promontorio (Capo Bello) come limite insuperabile dalle navi Romane.
Con la fondazione di Crotone da parte di coloni greci nel VIII secolo a.C. l'area dell'antico Capo Lacinio, già considerata sacra dalle popolazioni autoctone, viene ulteriormente nobilitata dalla costruzione del famoso tempio dedicato a Hera Lacinia, divinità greca, protettrice delle donne e della fertilità e che viene nella mitologia classica abbinata alla romana Giunone.
Queste due principali qualità: la facile riconoscibilità dal mare e la presenza del tempio fecero convergere sul Capo Lacinio le pagine della storia.

Un riferimento alla funzione di "pietra di confine", per esempio, ci viene fatta da Tito Livio quando ci informa che le navi romane, per il trattato stipulato nel 303 a.C. con Taranto non potevano superare il Capo Lacinio. La mancata osservazione di questo trattato spinse - ammesso che ce ne fosse bisogno - la città greca nelle braccia di Annibale

E sempre Tito Livio ci racconta che gli ambasciatori di Filippo V di Macedonia che stavano venendo in Italia per sottoscrivere il Trattato con Annibale, avevano preso terra a Capo Lacinio per non usare la troppo ovvia e controllata rotta diretta dall'Epiro a Brindisi.

(LA)
«  Qui, vitantes portus Brundisinum Tarantinumque, quia custodiis navium romanorum tenebantur ad Laciniae Iunonis templum in terra egressi sunt. Inde per Apuliam petentes Capuam, media in praesidia romana inlati...  »
(IT)
« Costoro, evitando il porto di Brindisi e quello di Taranto, perché erano tenuti da presidi navali romani sbarcarono presso il tempio di Giunone Lacinia. Di là si diressero attraverso l'Apulia a Capua, ma incapparono in mezzo a posizioni romane...  »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXXIII, 33, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

E a Capo Lacinio furono nuovamente catturati quando cercarono di ritornare in Macedonia.

(LA)
«  Eodem ad Iunonis Laciniae, unbi navem occulta in statione erat, perveniunt. Inde profecti cum altum teneret, conspecti classe romana...  »
(IT)
« Giunsero al tempio stesso di Giunone Lacinia, dove attendeva nascosta la nave. Quando, partiti di là furono al largo, li avvistò la flotta romana...  »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXXIII, 34, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

[modifica] Il Tempio

Il tempio vero e proprio aveva la classica forma dei templi greci: un imponente complesso di 48 colonne in stile dorico alte oltre 8 metri e costituite da 8 rocchi scanalati. Il tetto era di lastre di marmo e tegole in marmo pario. Nulla si sa delle decorazioni che però erano certo presenti come si può dedurre dal ritrovamento di una testa femminile in marmo della Grecia e pochi altri frammenti.
La colonna, in stile dorico, fino al al 1638 era affiancata da un'altra caduta per un terremoto e poggia sui pochi resti del possente stilobate.

Nelle adiacenze è tracciata una "Via Sacra" di una sessantina di metri e larga oltre 8 metri

Al complesso del tempio appartengono anche almeno tre altri edifici chiamati "Edificio B", "Edificio H", "Edificio K".

  • l'Edificio B, che presenta una pianta rettangolare, è ritenuto poter essere il tempio originario. Questa tesi è sostenuta dal ritrovamento di reperti che sarebbero datati già dall'VIII secolo a.C..
  • l'Edificio H, di pianta quadrata, chiamato anche Hestiatorion è suddiviso in vari locali. Il ritrovamento di suppellettili tipiche dei locali dedicati ai pasti si può dedurre che si trattasse dell'edificio-mensa e ristoro dei viaggiatori oltre che dei sacerdoti. In ogni caso la datazione di questo "Edificio H" viene posta al IV secolo a.C. quando il tempio già aveva assunto grande celebrità.
  • l'Edificio K, o Katagogion, risale anch'esso al IV secolo a.C. presenta una pianta a "elle" e ne rimangono solo i basamenti. Si presume trattarsi di un loggiato di colonne, sempre in stile dorico, che univa una serie di locali e un cortile. Probabilmente era la foresteria dove potevano trovare alloggio importanti visitatori, mentre i loro accompagnatori si dovevano accontentare di costruzioni molto meno raffinate e resistenti.

[modifica] Descrizione

Nel libro XXIV, III di Ab Urbe condita libri leggiamo la pastorale descrizione che Tito Livio del tempio di Capo Lacinio.

« Un bosco sacro, isolato da una folta foresta e da alti abeti, chiudeva nel mezzo pingui pascoli, ove pasceva senza pastori ogni specie di animali consacrati alla dea, e gli armenti delle rispettive specie la notte rientravano in gruppi separati alle stalle, non mai insidiati né dalle fiere né dagli uomini. Grande era perciò il reddito che si traeva da quel bestiame, e con quello fu eretta e consacrata una colonna di oro massiccio, sì che il tempio era illustre non solo per la santità ma anche per le ricchezze. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXXIV, 3, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

Oltre le funzioni religiose al tempio erano affidate, per tradizione anche quelle di punto di ristoro per i naviganti e i mercanti. Ed era certo questa funzione che muoveva la generosità di chi la utilizzava; il tempio divenne rapidamente famoso e ricco. Inoltre l'egida di sacralità scoraggiava i ladri per cui i viaggiatori e anche le popolazioni locali trovarono utile depositare le loro ricchezze nel tesoro del tempio.
La prassi di utilizzare i templi come banche era, d'altra parte, del tutto normale. Ricordiamo come a Roma le Vestali fossero depositarie dei testamenti e il tempio di Saturno Erario fosse il deposito del tesoro della città.
Non che la sicurezza fosse assoluta. Per esempio, Annibale, quando dovette ritornare richiamato a Cartagine verso la fine della Seconda guerra punica, partì proprio da questo promontorio dopo aver ucciso tutti i cavalli che non poteva trasportare e -si dice- molti uomini che non lo volevano più seguire, fatto appendere alle mura del tempio delle tavole di bronzo che riportavano le sue gesta in territorio italico e saccheggiato il tesoro del tempio stesso per pagarsi il noleggio delle navi.

[modifica] Il Santuario

Sul promontorio sorge oggi anche un Santuario dedicato alla Madonna di Capo Colonna (chiaro accostamento alla dea Hera). Vi si venera un'immagine della Madonna attribuita a San Luca per il colore scuro della pelle del ritratto, simile alle immagini conservate a Bologna e a Cestokova. Secondo la tradizione l'immagine era stata presa dai pirati Turchi che non essendo riusciti a incendiarla e non riuscendo a far muovere la nave, la buttarono a mare. Trovata sulla spiaggia da un pescatore, fu da lui conservata fino quando prossimo a morire, ne rivelò li possesso. Il quadro in stile bizantino viene custodito nella Cattedrale di Crotone e una processione notturna sale al santuario di Capo Colonna ogni anno alla terza domenica di maggio per ricordare il miracolo.

[modifica] Galleria fotografica


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