Bartolomeo Venturini
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Don Bartolomeo Venturini (Magasa, 1822 – Magasa, 28 luglio 1895) è stato un presbitero e patriota italiano.
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[modifica] Biografia
[modifica] L'encomio
Don Bartolomeo del ceppo dei Sòcoi-Gambài, come si legge nel bollettino dell'Accademia Roveretana degli Agiati di Rovereto, “percorse onorevolmente i suoi studi ginnasiali parte a Salò[1] e parte a Trento[2], dove pure assolse il corso teologico e fu ordinato sacerdote il 15 luglio 1845. Esordì la sua vita sacerdotale qual cooperatore, ma in vista del suo eletto ingegno e della sua disposizione all’istruzione fu nominato professore di religione all’Imperial Regio Ginnasio di Rovereto ed ottenuta, mediante esame, la qualifica di professore in lettere italiane, diede saggio, anche in questa messe, di grande perizia e di squisito sentire, tanto che i superstiti allievi lo ricordano ancora con venerata e cara memoria. Disgraziatamente essendo nato un qui pro quo durante alcuni divertimenti dati dagli studenti del Ginnasio, sotto la responsabilità dei professori Cimadomo, Bertanza e Venturini, questi ebbe la peggio: nel 1860 fu abbassato dall’I. R. Governo un decreto a Sua Altezza principe vescovo Tschiderer perché volesse rimuovere il Venturini dall’istruzione religiosa agli studenti, e questi senza pur cercar di conoscere il fatto del Venturini (così lasciò scritto il Bertanza) difila il dispaccio al decano di Rovereto Mons. Sorosio, che ripugnante….lo consegna al Venturini, e addio![3] La nobil famiglia de Tacchi assunse qual precettore del più giovane tra i figlioli, Carlo, il professore dimesso, che col suo allievo peregrinò in Europa, impartendogli una istruzione pratica conveniente al sistema di vita di quella nobil famiglia, la quale anche per questo ebbe cresciuta la pubblica simpatia dei roveretani. Ultimata l’educazione del suo allievo, si dedicò alla cura delle anime, ma vi perdurò per breve tempo, perché fu richiesto direttore del Convitto e del Ginnasio-liceo pareggiato di Desenzano, ufficio da lui esercitato con ottimi risultati per molti anni, tanto nell’educazione, come nell’istruzione, il che attestano i molti alunni che, da lui informati alla scienza ed alla vera civiltà, conservano del loro Direttore la più grata memoria. Il Venturini fu terzo scrittore di geniali produzioni, ebbe modi gentilissimi, fu intimo amico di cospicui patrioti, generoso coi suoi familiari, sicuro nell’attuazione dei suoi progetti; ebbe carattere spiccamente deciso e si può a buon diritto chiamarlo, come scriveva il socio Mario Manfroni “ultimo tronco, che tuttavia restasse in piedi di una fitta foresta, cui si attaccavano le memorie; anche quest’ultimo tronco si è spezzato sotto il peso degli anni e delle fatiche di una vita operosa”.
[modifica] Una vita da educatore
Bartolomeo Venturini fu in relazione con Giuseppe Zanardelli e amico di Giosuè Carducci che conobbe a Desenzano, quando il poeta fu chiamato a presiedere gli esami di licenza per incarico del governo, nel 1882-’83 e ’84.
Scrisse una leggenda in sestine decasillabi: “Il monte Tombea”. Il 29 novembre 1883 gli fu conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia per “la particolare considerazione in cui sono tenuti dal Governo i meriti di Lei”, così si espresse il ministro G. Bacelli. Quando morì a Magasa, il 28 luglio 1895, il municipio desenzanese, riconoscente per i servizi prestati, inviò nel giorno del funerale un’apposita rappresentanza.
Nel suo atto di morte si legge: “Il molto reverendo don Bortolo Venturini stato professore di religione nell’Imperial Regio Ginnasio di Rovereto, poi pedagogo nella Famiglia conti Tacchi, ed ultimamente Rettore del Collegio di Desenzano spirava il 28 luglio 1895, dopo penosa malattia, e munito dei S.S. Sacramenti, ed accompagnato dal clero curato di Valle, fu sepolto il 10 luglio nel cimitero curaziale al lato sinistro della cappella visto il certificato d’ispezione cadaverica dei 22 luglio 1895”.
[modifica] Note
- ^ All'istituto Lodron o seminario di Santa Giustina
- ^ Al seminario vescovile
- ^ I tre professori acconsentirono agli studenti di portare sul bavero della giacca il tricolore
[modifica] Bibliografia
- Gianpaolo Zeni, La guerra delle Sette Settimane. La campagna garibaldina del 1866 sul fronte di Magasa e Val Vestino, Comune e Biblioteca di Magasa, 2006.
- Gianpaolo Zeni, Al servizio dei Lodron. La storia di sei secoli di intensi rapporti tra le comunità di Magasa e Val Vestino e la nobile famiglia trentina dei Conti Lodron, Comune e Biblioteca di Magasa, 2008.