Aria (musica)
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In campo musicale per aria si intende un brano, quasi sempre per voce solista, articolato in strofe o sezioni. Nella storia dell'opera essa si contrappone al recitativo e rappresenta, sin dalle origini, un momento in cui la forma musicale, con le sue simmetrie e regole interne, prende il sopravvento sull'azione e sul dialogo. Di conseguenza, essa coincide normalmente con un momento drammaturgicamente statico, se non addirittura - specie nel primo Ottocento italiano - con un momento di sospensione del tempo durante il quale lo spettatore ha accesso all'intimo sentimento del personaggio. Altrettanto statico è l'impianto tonale. Non mancano tuttavia, specie nel genere buffo, le cosiddette arie d'azione.
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[modifica] Forme dell'aria nell'opera italiana
Nel melodramma italiano delle origini l'aria può essere costituita da poche battute a struttura strofica, che interrompano il caratteristico recitar cantando. In seguito, nel corso del XVII secolo si affermò la forma bipartita A-A' (dove A' costituisce una ripetizione variata) o A-B. La forma dell'aria con ritornello (detto anche intercalare), nella quale l'incipit era ripreso alla fine, si sviluppò presto nell'aria col da capo a schema tripartito A-B-A', che trionfò nell'opera seria del primo Settecento. L'aria col da capo si basa su due strofe di versi, la prima delle quali ripetuta alla fine dell'aria.
L'opera buffa e il dramma giocoso introdussero modelli più liberi, a struttura polistrofica. Verso la fine del Settecento si affermò un modello di aria in due movimenti contrastanti che nell'Ottocento, specie con Gioachino Rossini, portò alla frammentazione dell'aria in due sezioni - denominate rispettivamente cantabile e cabaletta - separate da un tempo di mezzo: il cantabile era svolto in tempo moderato, la cabaletta per lo più in tempo mosso.
Specie a partire dagli anni Settanta dell'Ottocento la forma dell'aria perde la sua identità formale, e nell'accezione corrente il termine viene piuttosto a designare un esteso passaggio per voce solista concluso ad effetto (e auspicabilmente seguito da un applauso), confondendosi inoltre con la forma della romanza.
[modifica] Forme dell'aria nell'opera francese
Nell'opera francese l'aria si basa per lo più su una struttura a couplets, basata sull'alternanza fra strofa e ritornello. Forma che per altro appartiene anche al genere della canzone.
[modifica] Tipologie di aria d'opera nel XVIII secolo
- Aria di sortita: aria intonata quando il cantante entra in scena (e quindi esce dalle quinte), nota anche come cavatina.
- Aria di bravura: aria volta a valorizzare le doti di agilità del cantante.
- Aria di portamento: aria in tempo lento, nella quale è fondamentale come il cantante porta la voce, ovvero come sostiene il suono.
- Aria del sonno: aria con la quale un personaggio ne addormenta un altro.
- Aria in catene: aria intonata da un personaggio ingiustamente incarcerato.
- Aria di sorbetto: aria affidata alle seconde parti, che interpretano personaggi minori, durante la quale il pubblico si dedicava talvolta a mangiare un sorbetto.
- Aria di baule: cavallo di battaglia di cantanti, che la eseguivano anche all'interno di altre opere.
- Aria di caccia: aria nella quale il corno accompagna il cantante.
- Aria di guerra: aria nella quale la tromba accompagna il cantante.
[modifica] L'aria strumentale
Nella storia della musica il termine aria è stato utilizzato anche per designare un brano per strumento solista, che in qualche misura richiamasse il carattere di cantabilità dell'aria vocale. È usato soprattutto nella letteratura musicale per violino.
[modifica] Esempi di aria
- Oblivion soave da L'incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi (1642)
- Lascia ch'io pianga dal Rinaldo di Georg Friedrich Händel (1711)
- Che farò senza Euridice? dall'Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck (1762)
- Madamina, il catalogo è questo dal Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart (1787)
- Una voce poco fa dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini (1816)
- Casta Diva dalla Norma di Vincenzo Bellini (1831)
- Il balen del suo sorriso dal Trovatore di Giuseppe Verdi (1853)
- Tu che le vanità dal Don Carlos di Giuseppe Verdi (1867)
- In questa reggia dalla Turandot di Giacomo Puccini (1924)
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