Alberico Albricci
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Alberico Albricci (Gallarate, 6 dicembre 1864 – Roma, 2 aprile 1936) è stato un militare, politico e nobile italiano, figlio del conte Antonio Albricci e di Lavinia Doix.
Il suo nome è noto soprattutto per il ruolo di generale ricoperto nella prima guerra mondiale.
[modifica] Carriera militare
Intrapresa la carriera militare, partecipò nel 1888-1889 alla Campagna d'Africa e diventò aiutante di campo onorario di Vittorio Emanuele III (1910). Nella Grande Guerra diresse tra l'altro il II Corpo d'armata oltre l'Isonzo e sul Piave, alla vigilia della battaglia di Caporetto[1]. In occasione della disfatta delle truppe italiane, si ritirò dietro le sponde del Piave organizzando perfettamente la manovra.
Il suo nome è comunque legato soprattutto alle operazioni militari italiane al nord della Francia. Nonostante un certo scetticismo da parte di inglesi e francesi, le autorità italiane avevano infatti offerto il loro appoggio agli alleati sul fronte franco-tedesco. Si ricordano i suoi contributi nella battaglia di Bligny[2], nelle Ardenne, dove sono sepolti 3.453 dei novemila soldati del II Corpo d'armata di Albricci. Altre battaglie ebbero luogo a Vally, a Chavonne e allo Chemin des Dames[3]. Lo stesso generale Philippe Pétain dimostrò al corpo di spedizione comandato da Albricci la sua riconoscenza presso il cimitero dello Chemin des Dames.[4] L'episodio significò un sensibile aumento di prestigio per le forze armate italiane. [5]
[modifica] Carriera politica
Dopo la guerra ebbe la carica di senatore (1919) per passare subito dopo a quella di ministro della guerra sotto il primo governo Nitti (24 giugno 1919). Il suo compito era quello di garantire una regolare smobilitazione delle forze armate, evitando soprattutto pericolosi disordini: infatti, la nascita delle correnti politiche socialiste destava tensioni nelle truppe e preoccupazioni nel governo.[6]
Contribuì sostanzialmente ai provvedimenti di amnistia per i cittadini italiani all'estero che, in occasione dello scoppio della prima guerra mondiale non erano rimpatriati, evitando così di rispondere alla chiamata alle armi. Il 13 marzo 1920, poco prima delle dimissioni di Nitti, il suo mandato ministeriale passò ad Ivanoe Bonomi. Dopo l'avvento del fascismo, nel 1926, gli fu conferito il grado di generale d'armata.
[modifica] Fonti
- ^ Caporetto 1917
- ^ Le cimetière italien de Bligny Chambrec
- ^ La commemorazione nel Senato del Regno del 18 maggio 1936 parla di quattromila morti in questa battaglia
- ^ Gli italiani in Francia
- ^ Enciclopedia Motta
- ^ Evoluzione e continuità storica dei reparti speciali
Predecessore: | Ministro della Guerra del Regno d'Italia | Successore: | |
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Giovanni Sechi | 24 giugno 1919 - 14 marzo 1920 | Ivanoe Bonomi |