Lotta Continua
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Lotta Continua, forma breve LC, fu la maggiore formazione extra-parlamentare comunista[1] italiana nel corso degli Anni di piombo.
Nacque nell'autunno del 1969 in seguito a una scissione in seno al Movimento operai-studenti di Torino che aveva infiammato l'estate delle lotte all'università e alla Fiat (l'altra parte si costituì in Potere operaio - senza "il" - con base nel nord-est)
[modifica] La prima fase: lo spontaneismo
Il movimento politico "Lotta Continua" venne fondato nel 1969, in contiguità ideologica e territoriale a "Il potere operaio" di Pisa.
Il primo numero del quotidiano omonimo al movimento e suo organo ufficiale di stampa usci' a novembre di quell'anno).
Fino all'inizio del 1972 LC ebbe forte connotazione spontaneistica, trovando nel weberiano Adriano Sofri un leader carismatico.
La sua dirigenza si compose nei vertici anche di Giorgio Pietrostefani, Mauro Rostagno, Guido Viale, Cesare Moreno, Paolo Brogi, Carla Melazzini e Marco Boato.
A novembre del '69 uscì il primo numero dell'organo di stampa ufficiale di Lotta Continua, dal nome omonimo a quello del movimento.
[modifica] La dottrina dello "scontro generale": la svolta accentratrice
Il 2 marzo 1972 Maurizio Pedrazzini, militante del movimento, fu arrestato fuori dall'abitazione dell'onorevole del Movimento Sociale Italiano Franco Servello: era in possesso di una pistola. Un colpo sfuggitoli allarmo' i vicini di Servello, e Pedrazzini fu subito catturato.[2] (morirà nel 1988 a Innsbruck in un conflitto a fuoco con la polizia austriaca).
Ad aprile di quell'anno, dal 1 al 3 si svolse a Rimini il Terzo Convegno Nazionale di Lotta Continua.
Al termine vi si approvò la linea detta dello "scontro generale" con la borghesia e lo Stato.
Di fatto da quel convegno al 1974 vi fu un notevole accentramento dell'organizzazione; la stretta organizzativa fu detta motivata dalla necessità di dotare il movimento di mezzi che concorressero a sostenere l'aumento di intensità nello scontro che proprio il convegno aveva propugnato.
29 ottobre dello stesso anno due ex dell'organizzazione passati aiNuclei Armati Proletari (NAP), Luca Mantini e Giuseppe Romeo morirono nel corso di una rapina a Firenze. "Lotta Continua" condannò la violenza.
Tuttavia a partire proprio da quell'anno Lotta Continua vide una apertura verso i nuovi movimenti emergenti.
[modifica] L'allontanamento dalla violenza extraparlamentare e lo scioglimento
Nel 1975, dal 7 al 12 gennaio LC effettuò a Roma il Primo Congresso Nazionale.
Con votazione per la prima volta a scrutinio segreto eletto un Comitato nazionale.
Cominciava l'era della discussione collettiva e fu presa la decisione di votare alle regionali per il Partito Comunista Italiano.
20 giugno 1976. Lotta Continua si presentò per la prima volta alle elezioni politiche facendo liste comuni con il PdUP, Avanguardia Operaia e Movimento Lavoratori per il Socialismo. Il risultato non fu elevato (556.000 voti, 1,51%, 6 eletti di cui uno, Mimmo Pinto, di LC), era significativa la scelta della partecipazione alla competizione elettorale.
Tra il 31 ottobre e il 5 novembre 1976 Lotta Continua effettuò a Rimini il Secondo Congresso Nazionale, che vide uno scontro tra il gruppo dirigente e la componente femminile del movimento.
Le svolte verso il parlamentarismo, e l'allontanarsi dalla violenza extraparlamentare non salvarono però l'organizzazione, che si dissolse proprio dopo quel congresso senza alcuna dichiarazione ufficiale, sebbene il quotidiano quotidiano, per la direzione di Enrico Deaglio, continuò a uscire fino al 1982.
Molti reduci del movimento politico e fuorisciti di Potere Operaio fondarono nel 1976 Prima Linea, il cui nome derivò dal fatto che i membri del servizio d'ordine di Lotta continua si trovavano appunto in "prima linea" durante le manifestazioni
[modifica] Elenco di persone che aderirono a Lotta Continua
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[modifica] Gli ex esponenti e la "lobby di Lotta Continua"
I molti che non aderirono a Prima Linea restarono di fatto orfani del proprio movimento politico di riferimento.
Marco Boato e Mimmo Pinto) militeranno nel Partito Radicale; Luigi Manconi aderìrà prima ai Verdi e poi ai DS; altri diventeranno simpatizzanti del Partito Socialista Italiano ed in particolare sostenitori delle posizioni di Bettino Craxi al tempo del suo segretariato.
Molti ex esponenti di Lotta Continua (quotidiano) resteranno nel mondo dell'informazione, in cui occupano oggi di fatto ruoli strategici, chi lavorando in televisione (Rai, Fininvest ma anche La7) chi su varie testate giornalistiche.
Ciò ha fatto sì che si parli comunemente [3] di lobby di Lotta Continua.
[modifica] Il caso Calabresi
Per approfondire, vedi la voce Omicidio Calabresi. |
Dopo la morte di Giuseppe Pinelli, il giornale del movimento condusse una violenta campagna contro il commissario Luigi Calabresi, additato come responsabile della sua morte. La campagna venne sostenuta anche da molti giornali e riviste. Quando Calabresi morì assassinato in un agguato il 17 maggio 1972 il giornale titolò: Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell'assassinio Pinelli. Dopo l'assassinio del Commissario Calabresi le indagini furono assai lente. Ci furono molti depistaggi e il caso rimase a lungo uno dei misteri d'Italia.
[modifica] Il pentito
Sedici anni dopo i fatti, nel 1988, Leonardo Marino, nel 1972 militante di LC, confessò davanti ai giudici di essere stato uno dei due membri del commando che aveva ucciso il commissario. Marino disse di aver guidato l'auto usata per l'omicidio, e che a sparare al commissario sarebbe stato Ovidio Bompressi; aggiunse che avrebbero ricevuto l'ordine di compiere l'omicidio da Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, allora leader del movimento. Marino descrisse i particolari dell'attentato, il delitto fu accuratamente preparato, le armi furono prelevate da un deposito il giorno 14 maggio, la macchina fu rubata nella notte del 15 maggio, il delitto fu eseguito il 17 maggio.
Tuttavia vi furono anche dei riscontri alle sue parole nelle intercettazioni telefoniche allegate agli atti del processo. Pertanto, dopo una lunga vicenda giudiziaria, la magistratura ritenne attendibile la testimonianza di Marino (di fatto la prova principale) e condannò Bompressi, Sofri e Pietrostefani a 22 anni di carcere con sentenza definitiva. Marino fu inizialmente condannato ad una pena ridotta di 11 anni, in quanto collaboratore di giustizia, e questa riduzione di pena nel 1995 gli garantirà la prescrizione del reato, come da sentenza della corte d'Assise d'Appello.
Per quell'assassinio furono condannati con sentenze definitive come esecutori Leonardo Marino e Ovidio Bompressi.
Come mandanti, sempre in Cassazione, furono condannati Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri.
[modifica] Innocentisti
La confessione di Marino e l'attendibilità che gli fu attribuita furono oggetto di critiche da parte della difesa dei tre chiamati in correità e da un ampio movimento di opinione che contava fra i propri esponenti anche Gad Lerner (ex del giornale Lotta Continua]], Luciano Ferrara, Dario Fo ed altri ex esponenti del Soccorso rosso, ed alcuni tra gli autori della campagna di stampa contro Calabresi che ne precedette l'assassinio.
Il pentito, affermarono, sarebbe caduto in contraddizioni durante il processo, che lo portarono a correggere diverse volte la propria testimonianza nelle parti che riguardavano la partecipazione come mandanti di Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani.
[modifica] L'omicidio di Alceste Campanile
Per approfondire, vedi la voce Omicidio di Alceste Campanile. |
Alceste Campanile, militante di Lotta Continua, venne assassinato in circostanze misteriose il 12 giugno 1975 nei dintorni di Reggio Emilia.
Sia il padre che il giornale Lotta Continua avanzarono ripetutamente ipotesi di connessioni tra l'omicidio e il mondo dell'estrema sinistra, principalmente legate al caso del rapimento di Carlo Saronio.
Anni dopo l'omicidio fu invece attribuito a vecchi conoscenti di Campanile nel mondo dell'estrema destra.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Luigi Bobbio, Lotta Continua - Storia di un'organizzazione rivoluzionaria, Savelli,1979
- Leonardo Marino, La verità di piombo. Io, Sofri e gli altri, Ares,1992. ISBN 8881551810
- Claudio Rinaldi, "Sette anni di guai", L'Espresso, 5 settembre 1996 (lungo articolo che riepiloga la storia di Lotta Continua)
- Aldo Cazzullo, I ragazzi che volevano fare la rivoluzione. 1968-1978: storia di Lotta continua, Mondadori, 1998
- Bruno Babando, Non sei tu l'Angelo Azzurro. Una tragedia del Settantasette torinese, Marcovalerio, 2008
[modifica] Note
- ^ Per il comunismo è il titolo dell'editoriale di Lotta Continua (ancora settimanale) Anno II, numero 14, luglio 1970
- ^ Leonardo Marino : La verità di piombo, Ares, 1992
- ^ come fonte non sospetta si veda: Enrico Deaglio, Caso Sofri Show, Diario, 25 luglio 2003
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