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Lingua sassarese - Wikipedia

Lingua sassarese

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Sassarese (Sassaresu)
Creato da: {{{creatore}}} nel {{{anno}}}
Contesto: {{{contesto}}}
Parlato in: Italia
Regioni:Parlato in: Sardegna (Provincia di Sassari)
Periodo: {{{periodo}}}
Persone: ~ 120.000
Classifica: non nelle prime 100
Scrittura: {{{scrittura}}}
Tipologia: SVO
Filogenesi:

Lingue indoeuropee
 Italiche
  Romanze
   Romanze meridionali
    Sassarese
     
      
       
        
         
          
           
            
             
              

Statuto ufficiale
Nazioni: Sardegna, Italia
Regolato da:
Codici di classificazione
ISO 639-1 co o sc
ISO 639-2 cos o srd
ISO 639-3 {{{iso3}}}  (EN)
SIL SDC  (EN)
SIL {{{sil2}}}
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1
Tutti l'òmmini nàscini lìbbari e uguari in digniddai e diritti. Eddi so dutaddi di rasgioni e di cussènzia e dèbini agì l'uni cun l'althri cun ippìritu di fraterniddai.
Il Padre Nostro
Tutti l'òmmini nàscini lìbbari e uguari in digniddai e diritti. Eddi so dutaddi di rasgioni e di cussènzia e dèbini agì l'uni cun l'althri cun ippìritu di fraterniddai.
Traslitterazione
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Lingua - Elenco delle lingue - Linguistica
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Diffusione geografica del Sassarese
Distribuzione geografica del Sassarese e del Castellanese.
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La lingua sassarese (detta brevemente sassarese o turritano) è un idioma afferente all'area italoromanza nato dalla commistione fra còrso, pisano e ligure e la successiva forte influenza del sardo logudorese. [1] È parlata in una piccola ma popolata fascia della Sardegna nord-occidentale ed appartiene, unitamente al gallurese al gruppo linguistico còrso-sardo.

Il sassarese è difficilmente ascrivibile ad un singolo gruppo linguistico in quanto pur essendo evidente la sua base italo-còrsa ha subito notevoli influenze fonetiche, sintattiche e soprattutto lessicali dal sardo logudorese, ed è perciò classificabile come idioma di transizione tra il corso e il sardo: per descriverlo è stata coniata altresì la dicitura di lingua di confine. Il sassarese ha inoltre assimilato numerosi contributi catalani e spagnoli derivanti dalla secolare dominazione di questi popoli.

Indice

[modifica] Caratteristiche e diffusione

Il sassarese nasce dall'incontro tra la lingua corsa e l'influenza del sardo logudorese: fa da "cuscinetto" tra il gruppo linguistico gallurese/corso, più omogeneo e meno "sardo", e il sardo logudorese. È estremamente difficile assegnare il sassarese a uno dei due gruppi linguistici. Potrebbe diventare con difficoltà un dialetto del sardo (troppo distante dalla LSU), come andare a costituire un nuovo gruppo linguistico, affine al toscano, composto dal sassarese, dal gallurese e dal corso. Nel 1943 il linguista tedesco Max Leopold Wagner propose questa interpretazione delle origini del Sassarese:

« ... un dialetto plebeo che, secondo tutti gli indizi, si stava formando a poco a poco a partire dal sec. XVI, dopo che varie pestilenze mortalissime avevano decimato la popolazione della città; dei superstiti la massima parte era di origine pisana e còrsa, e non mancavano neanche i genovesi. Così nacque quel dialetto ibrido che oggi si parla a Sassari, a Porto Torres ed a Sorso, la cui base è un toscano corrotto con qualche traccia genovese, e con non pochi vocaboli sardi. »
(Max Leopold Wagner, "La questione del posto da assegnare al gallurese e al sassarese" in "Cultura Neolatina 3", 1943, pp. 243-267)

Il sassarese è a tutt'oggi parlato a Sassari, Porto Torres, Sorso, Stintino ed in larga parte nella Nurra. Comprende inoltre, a rigore, [2] anche i dialetti castellanesi di transizione con il gallurese del nord dell'Anglona, parlati a Castelsardo, Tergu, Sedini e a La Muddizza di Valledoria sul corso del fiume Coghinas al confine con il dominio del gallurese.

[modifica] Storia

Il Sassarese vede le origini agli albori della costituenda Repubblica di Sassari (1200), con l'affermarsi della città in libero comune sotto la protezione di Genova. Il sardo comune parlato in città inizia a trasformarsi in senso mercantile, principalmente grazie all'influenza del pisano, diventando comprensibile a Corsi, Sardi, Genovesi e Spagnoli. Nel 1316 gli Statuti Sassaresi vengono redatti in latino e sardo logudorese (le lingue colte dell'isola) ma già allora la popolazione parlava prevalentemente un dialetto toscano fortemente influenzata appunto dal pisano e dal corso. Alcune lettere di funzionari e religiosi spagnoli datate al 1561 già evidenziano il contesto poliglotta cittadino e l'affermazione del sassarese fra i vari idiomi:


« Los lectores, muy mejor sería que entendiessen y supiessen hablar italiano, porque es la lengua más entendida de lo niños por ser la propria lengua d.esta ciudad, la qual tiene peculiar lengua, muy conforme a la italiana, aunque los ciudadanos dessean desterrar esta lengua de la ciudad por ser apezadisa de Córsega y entrodusir la española. »
(Baldassarre Pinyes, rettore del collegio dei Gesuiti di Sassari)
« La lengua ordinaria de Cerdeña es la sarda, come de Italia la italiana. En algunas villas empero usan la corça, aunque también entienden la sarda... En esta ciudad de Saçer algunas personas prinçipales hablan mediocremente la española, pero lo común es sardo y corço, o italiano que le es vezino... no se venía quasi nadie a confessar con nosotros por no saber la lengua... los pocos que acquí hemos sido siempre fuimos de pareçer que en casa la habla ordinaria fuesse sarda... si los lectores o confessores que han de venir acá sono españoles, tendrán harto trabajo y haran poco fruto por espaçio de un año o más, porque los mochachos ninguna lengua hablan sino es corça... »
(padre Francisco Antonio)
« En lo de la lengua sarda sepa vuestra paternidad que en esta ciudad no la hablan, ni en el Alguer ni en Caller; mas solo la hablan en las villas. En esta ciudad se hablan quatro o sinco lenguas quien catalán, quien castellano, quien italiano, quien corso, quien sardo; de modo que no hay lengua cierta sobre que el hombre pueda hazer fundamento; todavia se pone algún cuydado en que se hable sardo... aunque, como digo, en esta ciudad no le hablan, mas tienen lengua por sí quasi como corcesca... »
(padre Francisco Antonio)


« I lettori, sarebbe molto meglio se capissero e sapessero parlare l'italiano, perché è la lingua meglio capita dai bambini in quanto è questa la lingua di questa città, la quale ha una sua lingua peculiare piuttosto simile all'italiano, sebbene i cittadini (di rango più elevato) desiderino estirpare questa lingua della città, essendo originaria della Corsica, e introdurre (al suo posto) lo spagnolo. [3] »
« La lingua comune in Sardegna è il sardo come in Italia è l'italiano. In alcuni villaggi però parlano il còrso, sebbene capiscano anche il sardo... In questa città di Sassari alcune persone di livello elevato parlano in modo mediocre lo spagnolo ma comunemente si parla sardo e còrso o italiano, che è simile a quest'ultimo... quasi nessuno veniva a confessarsi da noi per il fatto che non conoscono la (nostra) lingua... Quei pochi di noi che sono sempre stati qui hanno finito per dare l'impressione che nella Casa la lingua comune fosse il sardo... se i lettori o confessori che verranno qui saranno spagnoli per almeno un anno dovranno faticare parecchio in cambio di scarsi risultati perché i ragazzi non parlano altra lingua che il còrso. [4] »
« Riguardo alla lingua sarda sappia Vostra Paternità che in questa città (di Sassari) non la parlano (così come non è parlata) né ad Alghero né a Cagliari, ma la parlano soltanto nei villaggi. In questa città si parlano quattro o cinque lingue: chi catalano, chi castigliano, chi italiano, chi còrso, chi sardo, di modo che non c'è una lingua certa sulla quale chiunque possa basarsi. Tuttavia si pone una certa cura ad esprimersi in sardo... sebbene, come dicevo, in questa città non lo parlino e considerino come loro lingua una varietà molto simile al còrso... [5] »

Nel corso della sua evoluzione il sassarese ha poi acquisito termini spagnoli, italiani e principalmente sardi. Al fine di una maggiore tutela della lingua, il Comune di Sassari ha in corso l'istituzione di un "Centro di studi linguistici, storici e culturali" sul sassarese. Nel 1997 è arrivato il riconoscimento ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna:

« La medesima valenza attribuita alla cultura ed alla lingua sarda è riconosciuta con riferimento al territorio interessato, alla cultura ed alla lingua catalana di Alghero, al tabarchino delle isole del Sulcis, al dialetto sassarese e a quello gallurese. »
(Regione Autonoma della Sardegna. Art. 2 comma 4, L.R. 15-10-1997 della , sulla Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna.)

[modifica] Diffusione nel territorio





« Nell’area del sassarese [...] coloro che hanno meno di trentacinque anni dichiarano un uso del sassarese più frequente che negli adulti e negli anziani. Tra l’altro, disaggregando i dati, risulta che sono proprio i giovanissimi a dichiarare di parlare più spesso la lingua locale: all’interno della classe di età che comprende i ragazzi tra i 15 e i 24 anni un individuo su due si dichiara competente attivo del sassarese.[6]  »

[modifica] Elementi costitutivi tipici

Rispetto al dialetto gallurese, che presenta forti analogie e che può essere classificato nel medesimo gruppo sardo-corso, il sassarese ha subito maggiori influenze da parte della lingua sarda nella variante logudorese, sia nella pronuncia che nel lessico, pur mantenendo le caratteristiche grammaticali generali del corso.

  • Caratteristiche comuni all'area italoromanza
    • Grammatica e struttura dei verbi tipicamente simile al gallurese, al corso e all'italiano;
    • La caduta delle consonanti finali, ampiamente presenti in sardo;
    • Formazione del plurale dal nominativo latino, come in gallurese, corso e italiano, anziché dall'accusativo, come in sardo e nelle lingue romanze occidentali in genere (esempio: sass. "occi" dal nominativo "oculi", log. "ogros" dall'accusativo "oculos");
    • Articoli determinativi lu, la, li (a Sassari pronunciati "ru", "ra", "ri", in posizione postvocalica), derivati, come in gallurese, corso e italiano antico, da Illum, Illam (per quanto riguarda il maschile e femminile singolari) e da Illi, Illaæ (per quanto riguarda il maschile e femminile plurali); viceversa gli articoli determinativi del sardo, variante logudorese, sono "su", "sa", "sos", "sas", derivati, rispettivamente, da Ipsum, Ipsam, Ipsos, Ipsas;
    • Il trattamento di -gn- e -ng- come nei dialetti corsi e toscani: "castagna" (castagna), "Saldhigna" (Sardegna), "linga" (lingua); Il fenomeno -gn- si presenta sporadicamente anche in sardo (ad es. "Sardigna/Sardinnia").
  • Caratteri peculiari
    • La conservazione del finale in -u atona, caratteristica comune al còrso e al sardo.
    • c- viene pronunciato g- in iniziale di parola: "garru" per il gall. "carru";
    • Il raddoppio della -g- velare, che prende il posto anche della -c- gallurese: "triggu", "loggu", " eu soggu", "aggabbà", "luzzi", "antiggu" per il gall. "tricu", "eu socu", "locu", "agabbà", "luci", "anticu" come nel sardo "trigu", "deo so", "logu", "agabbare", "lughe", "antigu";
    • Utilizzo della g e della c palatale: "buggiu" (buio), "aggiuddu" (aiuto), "becciu" (vecchio), "figgiurendi" (osservando), "ginnaggiu" (gennaio), "occi" (occhi), "gesgia" (chiesa) per il gall./co.mer. "bugghju", "agghjutu", "vecchjiu", "figghjulendi", "ghjinnagghjiu", "occhji", "ghjesgia"; Il suono corso/gallurese è però presente nei dialetti castellanesi di transizione.in Sardo logudorese:"bugiu"buju""aggiudu"ajutoriu"""betzu"beju""bennarzu"gennarzu""ogios"ojos""cheja"clesia"cresia".
    • Inversione in alcuni casi del gruppo -tr-: "predda" (pietra) a Sassari per il castell. "peddra", il gall. "petra" e il sardo logudorese "pedra" (ma in nuorese e campidanese anche "preda/perda");
    • Passaggio da -u- a -o- all'interno di una parola: "ziodda" (cipolla), "torri" (torre), "forru" (forno), differentemente dal corso e dal gallurese, che ha "ciudda", "turri", "furru". In sardo prevale ugualmente la "u", ma occasionalmente si può trovare anche la "o": "chipudda"/"cipudda", "turre"/"turri", però "furru" (nuor.) ma anche "forru" (camp.).
  • Influenze della lingua corsa e lingua gallurese
    • Mantenimento della -e- come nel còrso centrale: "eddi" (essi), "nebi" per il gall./co.mer. "iddi", "nii"; prima persona in "eiu"/"eu" (io) per il gall. "eu";
    • Mantenimento del gruppo -gl- come nel còrso centrale: "figlioru" (figlio), "piglià" (prendere), "megliu" (meglio) per il gall./co.mer. "fiddolu", "piddà", "meddu" e il sardo "fizu" (ant. fiju/figiu), "picare", "menzus" (ant. mejus/megius);
    • Il plurale non varia nel genere maschile e femminile, come nel corso meridionale e nel gallurese, a differenza dal sardo ("sa terra/sas terras", "sa femina/sas feminas", "su campu/sos campos") e del corso cismontano o settentrionale ("a terra/e terre", "a donna/e donne", "u campu/i campi");
    • Il terminale di vocaboli in -ai ("ziddai" [città], "triniddai" [trinità]), come in gallurese e corso antico ma ancora in uso in alcune varietà (sartinese), in sardo "tzitade" e "trinidade";
  • Influenze del dialetto toscano
    • Presenza, unica fra tutte le lingue romanze, della laterale fricativa alveolare sorda /ɬ:/. Parziale lambdacismo e pronuncia -lsht- o -lshc- dei gruppi -lth-, -sth-, -rth-, -lch-, -sch- o -rch-: "althru" (altro, pron. alshtru), "postha" (posta, pron. polshta), "castheddu" (castello, pron. calshteddu), "parthì" (partire, pron. palshtì), "Porthu Torra" (Porto Torres, pron. Polshtudorra), "calchagnu" (calcagno, pron. calshcagnu), ischara (scala, pron. ilshcara), "barcha" (barca, pron. balshca), "porchu" (porco, polshcu), dove in gall. è "altru", "posta", "casteddu", "paltì", "Poltu Turri", "balca", "polcu"; Lo stesso fenomeno si verifica nelle confinanti versioni del sardo logudorese (ad es. Ploaghe); Un fenomeno simile era tipico nel medioevo dei dialetti dell'area pisana meridionale e del livornese (ad es. "alcoltare", "ilchiaffare", "reltare", "dilcrizione");
  • Influenze della lingua ligure
    • Rotacismo di -l- a -r-: "ru" (il), "carori" (calore), "sori" (sole), "scora" (scuola), "ara" (ala), "mera" (mela) per il gall. "lu", "calori", "soli", "scola", "ala", "mela"; Questa caratteristica non è presente nel castellanese ma è comune con il vicino catalano algherese (cfr. algh. "scora", "ara"); al di fuori della Sardegna questa caratteristica è presente nel ligure.
    • Passaggio di c- a z-: "zentu" (cento), "avvidezzi" (arrivederci), "zincu" (cinque), "zeru" (cielo), "ziscà" (cercare) per il gall. "centu", "avvidecci", "cincu", "celu", "cilcà". Questo fenomeno è comune anche alla varietà occidentale del gallurese (aggese); Fuori dalla Sardegna anche questa caratteristica è presente nei dialetti liguri più conservativi (ad es. Valle dell'Orba).
  • Influenze del sardo logudorese
    • v- diventa b-: "bentu" (vento), "binu" (vino), "eba" (acqua), "abà" (adesso), "barisgia" (valigia), "abè" (avere), "nebi" (neve), "nobu" (nuovo), "bozi" (voce), "uba" (uva) per il gall. "ventu", "vinu", "ea", "abà", "valisgia", "aè", "nii", "nou", "voci", "ùa"; Il fenomeno è tipico dell'area sarda logudorese (cfr. "binu", "nibe", "boghe") e dell'area còrsa settentrionale (cfr. la pronuncia "bentu", "binu", "nebe", "nobu", "boce" dove la "b" viene tuttavia convenzionalmente trascritta come "v"). Il mantenimento della -v- intervocalica come presente nel corso centro-meridionale è solo nel castellanese "avà", "eva", "avè", "nivi", "novu", "uva";
    • passaggio di -t- in -dd- per influsso del sardo logudorese: "saruddu" (saluto), "azeddu" (aceto), "criaddura" (creatura), "ziddai" (città) per il gall. "salutu", "acetu", "criatura", "citai" (sardo "saludu", "aghedu", "criadura", "tzidade");
    • La presenza della doppia -dd- cacuminale /ɖ:/ al posto dei gruppi -gli- e -ll- o (come "castheddu", "beddu", "nieddu", [castello, bello, nero]) come nel gallurese, corso meridionale; lo stesso suono è presente anche in sardo anche se è meno diffuso (anche rispetto al gallurese, nel còrso del sud, nel siciliano e in alcuni paesi delle Alpi Apuane;
    • Presenza di una i- eufonica davanti ai suoni sth- o sch-: "isthranu" (strano), "ischala" (scala), "isthradoni" (strada principale), etc. Questo fenomeno è assente nel corso e nel gallurese, dove si dice "scala", "stradoni", etc., ma è presente in sardo loguodorese e nuorese ("iscala", "istradone"), oltre che in spagnolo, portoghese e catalano, dove però invece della "i" viene inserita una "e": "escalera"/"escala" (spagn.), "escala" (cat. e port.).
    • Mantenimento della -t- in alcune parole, tipico del sardo logudorese, mentre il gallurese, così come il sardo campidanese, presenta "z": "triribiccu" (cavalletta, log. "tilipirche", gall. "ziribriccu"), "tirighetta" (lucertola, log. "tilighelta"/"tiligherta/"tilicherta", gall. "zirichelta"), "tanfaranu" (zafferano, log. "taffaranu", gall. "zanfaranu").
    • La pronuncia di -dor- al posto della -tor- "imperadori" [imperatore] per il corso "imperadori/imperatore", analogamente anche alla pronuncia sarda "imperadore";
    • Il passaggio a -ss- del gruppo -rs- ("cossu" [corso], "videssi" [vedersi]); il fenomeno è assente in corso (cfr. "corsu"), mentre è presente in sardo (cfr. "cossu") e gallurese.
    • Il passaggio a -rr- del gruppo -rn- ("turrà" [tornare], "carri" [carne]) come nel gallurese, nel corso meridionale e nel sardo ("torrare", "carre" (carne umana));
    • Presenza di un gran numero di termini logudoresi adattati, non presenti nel gallurese: "inogghi" (quì, sardo inoghe, gall. chici), "pizzinnu" (ragazzo, sardo pitzinnu, gall. steddu), "ighibi" (là, sardo igue, gall.culà), "giàiu" (nonno, sardo jaju, gall. minnannu), "mesa" (tavolo, sardo mesa, gall.banca), etc.
    • La terminazione del gerundio presente in -endi, come anche in gallurese, mentre in corso è -endu/-andu, similmente a quanto avviene con -ende nel sardo;
    • Parole, nomi di cose, di animali, termini botanici, spesso sardi logudoresi.
  • Formazione del futuro che in Sassarese è particolare.Infatti possiamo dividere il futuro in 2 semplici parti:1)il verbo avere si forma come il corso e il gallurese,avaraggiu(eu avaraggiu,io avrò),tutti i restanti verbi futuri si formano nella particolare forma sardo-corsa:es.in sardo vedrò:appo a bidere in sassarese si trasforma in:avaraggiu a vidè e non:aggiu a vidè.Quindi il Sassarese tiene la forma arcaica del Sardo,creando il futuro col verbo avere che però ha gia una forma in futuro essendosi incontrata col Corso.
  • Influenze della lingua catalana
    • La forma del verbo all'infinito descrive le due principali declinazioni in -à ed -ì (amà, partì); i pochi verbi in -é sono pochi e irregolari; questa forma è mutata dalla desinenza muta in -r del catalano (anar, saber, correr fugir, pronunciati come aná, sabé, corre fugí), caratteristica comune anche al dialetto algherese, dov'è però presente qualche eccezione. [7]
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[modifica] Toponimi

Nell'uso comune il sassarese può utilizzare indifferentemente toponimi italiani, sardi e galluresi; esiste tuttavia un ristretto numero di località delle quali esiste e viene ancora impiegato un termine sassarese:

[modifica] Voci correlate

[modifica] Note

  1. ^ "Mentre il còrso della colonia sassarese subiva il forte influsso logudorese, specialmente nella sintassi e nel lessico, ... " e "dopo il fortissimo influsso sardo subito dal còrso nel processo di sovrapposizione sull’originario logudorese" da Mauro Maxia, Studi storici sui dialetti del Sardegna settentrionale, pp. 21 e 37
  2. ^ "Le innovazioni provenienti da Sassari, allora la maggiore città della Sardegna, conquistarono gradatamente le varietà còrse radicate in Anglona, che qui chiamiamo castellanese e sedinese, e questo processo continua tuttora con dinamiche che si colgono agevolmente sia in diacronia che in sincronia ..." da Mauro Maxia, Studi storici sui dialetti del Sardegna settentrionale, p. 22
  3. ^ Mauro Maxia, Studi storici sui dialetti del Sardegna settentrionale, p. 45-46.
  4. ^ Mauro Maxia, Studi storici sui dialetti del Sardegna settentrionale, p. 46.
  5. ^ Mauro Maxia, Studi storici sui dialetti del Sardegna settentrionale, p. 47.
  6. ^ Regione Sardegna, "Le lingue dei sardi. Una ricerca sociolinguistica" [1]
  7. ^ Franziska Gostner, Alghero, da J. Armangué i Herrero, Estudis sobre la cultura catalana a Sardenya. Barcelona, Institut d’Estudis Catalans, 2001, p. 256

[modifica] Bibliografia

  • Vito Lanza, Vocabolario italiano sassarese e sassarese italiano, Sassari, Tipografia Gallizzi 1980 e Carlo Delfino Editore 1989.
  • Giosuè Muzzo, Vocabolario del dialetto sassarese, Sassari, Carlo Delfino Editore, 1989.
  • Collana Il sardo in tasca: minidizionario italiano - sassarese - italiano, Sassari, Edes - Editrice DEmocratica

Sarda, 1997.

  • Leonardo Sole, Sassari e la sua lingua, Sassari, Stamperia Artistica, 1999.
  • Gian Paolo Bazzoni, Elementi di grammatica sassarese, Sassari, Magnum-Edizioni, 1999.
  • Antoninu Rubattu, Dizionario universale della lingua di Sardegna, Sassari, Edes - Editrice DEmocratica Sarda, 2001.
  • Gian Paolo Bazzoni, Dizionario fraseologico Sassarese-Italiano, Sassari, Magnum-Edizioni, 2001.
  • Mauro Maxia, "Tra sardo e corso. Studi sui dialetti del Nord Sardegna", Magnum-Edizioni, Sassari 2001 e 2003.
  • Mauro Maxia, "L’elemento corso nell’antroponimia sarda medioevale", rivista “Archivio Storico Sardo”, Cagliari, 2002.
  • Mauro Maxia, "I cognomi sardo-corsi. Fonti, frequenze, etimologia", Condaghes, Cagliari, 2002.
  • Gian Paolo Bazzoni, Pa modu di dì: detto, motti, modi di dire sassaresi, Sassari, Magnum-Edizioni, 2003.
  • Mauro Maxia, "Il toponimo Billèllara e il blasone di Sorso", in “Rivista Italiana di Onomastica”, Roma, vol. X (2004), 1, pp. 39-52.
  • Corrado Piana, Dizionario Enciclopedico della Letteratura di Sardegna, Cargeghe, Documenta Edizioni, 2006.
  • Mauro Maxia, "Verso una nuova consapevolezza sulla collocazione del sassarese e del gallurese tra sardo e corso", rivista “Studi Italiani di Linguistica Teorica e Applicata”, XXXIV, 3, Nuova Serie, Pisa-Roma, 2006.
  • Mauro Maxia, "I Corsi in Sardegna", Edizioni Della Torre, Cagliari, 2006.

[modifica] Collegamenti esterni


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