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Gian Gastone de' Medici - Wikipedia

Gian Gastone de' Medici

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Gian Gastone de' Medici
Duca di Firenze e Granduca di Toscana
Gian Gastone de' Medici
Gian Gastone de' Medici
Regno 1723-1737
Nome completo Giovanni Gastone de' Medici
Nascita 24 maggio 1671
Firenze
Morte 9 luglio 1737
Firenze
Predecessore Cosimo III de' Medici
Successore Francesco Stefano di Lorena
Consorte Anna Maria Francesca di Sassonia-Lauenburg
Casa reale Real Casa de' Medici
Padre Cosimo III de' Medici
Madre Margherita Luisa d'Orléans

Giovanni Gastone de' Medici, meglio noto come Gian Gastone o Giangastone (Firenze24 maggio 1671 – Firenze9 luglio 1737), fu l'ultimo Granduca di Toscana appartenente alla dinastia de' Medici. Regnò dal 1723 al 1737.

Indice

[modifica] La giovinezza

Figlio terzogenito di Cosimo III de' Medici e di Margherita Luisa d'Orléans, crebbe trascurato dai genitori poiché la madre se ne tornò in Francia quando il principino aveva appena quattro anni, ed il padre era occupato soprattutto a curare l'educazione e la carriera del primogenito Ferdinando, erede al trono, e della secondogenita Anna Maria Luisa, considerata una preziosa pedina matrimoniale da spendere per qualche unione illustre.

Il giovane Gian Gastone, sensibile ed intelligente, si dedicò presto ad interessi scientifici e trovò comprensione solo nello zio cardinale Francesco Maria de' Medici, personaggio vizioso ed anticonformista nonostante l'abito ecclesiastico, ed in Giuliano Dami, un modesto servitore "donatogli" dal marchese Ferdinando Capponi, che si legherà al granduca per tutta la vita prima come amante, e poi come complice delle sue scorribande omosessuali.

[modifica] Erede al trono

Gian Gastone assunse una decisiva importanza agli occhi del padre Cosimo III solo quando fu chiaro che il matrimonio del primogenito Ferdinando con la principessa Violante Beatrice di Baviera era destinato a non generare figli: a parte l'ostilità di Ferdinando, dichiaratamente bisessuale, verso la moglie, si aggiunse pure la sifilide che lo stesso Ferdinando contrasse in occasione di un libertino soggiorno a Venezia e che doveva portarlo prima ad una precoce demenza, e poi ad una prematura scomparsa.

Cosimo III ed Anna Maria Luisa, nel frattempo andata sposa a Giovanni Guglielmo del Palatinato, si misero allora in cerca di una sposa per Gian Gastone. Anna Maria Luisa propose il nome di sua cognata Anna Maria Francesca di Sassonia-Lauenburg, una nobildonna tedesca molto grassa, rozza e di gusti volgari, proprio quello che non ci voleva per Gian Gastone, di cui erano note le tendenze omosessuali. Il matrimonio, celebrato nel 1697, finì prestissimo per l'incompatibilità tra i due sposi: Gian Gastone abbandonò la residenza della moglie che non aveva voluto trasferirsi a Firenze (era rimasta a Reichstadt, un piccolo villaggio fra le montagne della Boemia) e si recò prima a Parigi e poi a Praga, dove si diede ad una vita dissoluta assieme all'amico Giuliano Dami.

Nel 1708 Gian Gastone se ne tornò definitivamente a Firenze. Pur abitando a Palazzo Pitti condusse vita semplice e ritirata, estraniandosi completamente dagli affari di stato, per i quali non aveva mai mostrato alcun interesse, e continuò ad odiare il fasto della corte come aveva sempre fatto. Passava il tempo leggendo opere scientifiche, specie di botanica, e raccogliendo oggetti di antiquariato, di cui era buon intenditore.

Intanto, Cosimo III aveva tentato un tragicomico tentativo di avere un erede alternativo a Gian Gastone: Cosimo fece abbandonare il cappello cardinalizio a Francesco Maria e lo costrinse a sposare la giovanissima principessa Eleonora Gonzaga nella speranza di avere un figlio, speranza rimasta vana a causa dell'improvvisa morte di Francesco Maria.

[modifica] Gli anni di regno

Granducato di Toscana
Casata dei Medici
Cosimo I (1569-1574)
Francesco I (1574-1587)
Ferdinando I (1587-1609)
Cosimo II (1609-1621)
Ferdinando II (1621-1670)
Cosimo III (1670-1723)
Gian Gastone (1723-1737)
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Nel 1722, quando oramai la Toscana era considerata dalle potenze europee solo come una preziosa pedina per i vari mercanteggiamenti di troni, Gian Gastone assunse per la prima volta incarichi governativi come reggente, date le cattive condizioni di salute dell'ottantenne Cosimo III. L'anno successivo Cosimo III morì e Gian Gastone salì al trono, anche se era cosciente che il suo regno sarebbe stato solo una formalità e che il potere era oramai nelle mani delle grandi potenze. Disse al momento dell'incoronazione:

« Mi pare di far la parte del Re in una commedia [1] »

Poiché l'omosessualità di Gian Gastone era nota a livello europeo, i suoi quattordici anni di regno furono caratterizzati dai numerosi progetti delle potenze europee per la futura successione al trono in Toscana: in un primo tempo il granducato fu destinato ad un figlio cadetto del Re di Spagna, Don Carlo di Borbone, che fece il suo ingresso a Firenze nel 1732 ben accolto dal Granduca. Ricevendolo a Palazzo Pitti, Gian Gastone commentò bonariamente:

« Andiamo a vedere di chi m'han fatto padre a sessant'anni le potenze europee [2] »

Successivamente si decise che Don Carlo di Borbone sarebbe diventato Re di Napoli e di Sicilia e che la Toscana sarebbe andata a Francesco Stefano di Lorena, fidanzato di Maria Teresa d'Austria. Gian Gastone de' Medici, conscio che le forze erano impari, non provò nemmeno ad opporre resistenza ai progetti delle potenze europee.

Nonostante ciò, Gian Gastone ebbe lo stesso la forza di effettuare alcune grandi riforme che rimediarono almeno in parte al malgoverno del padre, gettando in parte le basi delle riforme lorenesi: condusse una politica laica e ridusse il potere e l'influenza della Chiesa; risollevò le sorti dell'Università di Pisa; fece tributare solenni onoranze a Galileo Galilei nella basilica di Santa Croce; abrogò i decreti del padre contro le prostitute, gli ebrei e le feste laiche; ridusse notevolmente il carico fiscale ed affidò il governo di Siena all'intelligente Violante Beatrice di Baviera, a cui era legato da sempre da fraterna amicizia (odiava invece la propria sorella Anna Maria Luisa de' Medici, che considerava la responsabile del suo matrimonio).

Gian Gastone, pigro e flaccido, non amava il potere ma amava la libertà: quando l'arcivescovo di Firenze gli reclamò l'applicazione di alcune leggi ecclesiastiche in contrasto con il codice granducale, Gian Gastone gli ordinò di occuparsi degli affari suoi, cioè dell'anima. Inoltre, quando il papa gli impose di licenziare il ministro Rucellai, notoriamente anticlericale, il Granduca non gli rispose nemmeno.

[modifica] Vita privata

La vita quotidiana del Granduca si svolgeva con metodi e ritmi non proprio degni di quella che era stata una delle corti più raffinate ed eleganti del mondo: Gian Gastone de' Medici non amava la vita mondana, non aveva ambizioni e mire di potere, il lavoro gli pesava e mostrarsi in pubblico per lui era una tortura. Si fece vedere solamente nei primi anni di regno, poi rimase chiuso dapprima nei suoi appartamenti, poi nella sua camera, e infine nel suo letto, che rifiutò sistematicamente di abbandonare per mesi interi. Stando confinato a letto riceveva ministri e ambasciatori, con i quali sbrigava le principali pratiche d'ufficio.

Gian Gastone era solito pranzare a letto alle cinque del pomeriggio e cenare alle due di notte; i cani dormivano con lui; puzzava di tabacco e di vino; era solito vomitare e compiere i propri bisogni corporali nel letto ed ideare stravaganti novità come il fare entrare un somaro, dei saltimbanchi o degli orsi nella camera. Una volta dovettero salvarlo dalle mani di alcuni saltimbanchi polacchi che egli aveva provocato lanciandogli in faccia il bicchiere dopo essersi ubriacato con loro [3].

Trascorreva poi le giornate in festini omosessuali organizzati da Giuliano Dami, il quale si occupava personalmente di reclutare ragazzini generalmente di modestissima condizione [4]. Questi ragazzi, posti al servizio del Granduca, furono chiamati "ruspanti" perché pagati con i "ruspi", le monete del Granducato di Toscana fatte coniare da Cosimo III. Si calcola che nel 1731 i "ruspanti" fossero circa 370 [5].

Gian Gastone de' Medici, Granduca di Toscana.
Gian Gastone de' Medici, Granduca di Toscana.

L'ammissione del candidato ruspante al Granduca seguiva sempre un rituale preciso:

« Come era introdotto il novizio gli dava del signore, lo lodava, gli guardava i denti se erano bianchi, che così gli piacevano, se era biondo, se aveva buon fiato, e se camminava disinvolto; poi lo faceva sedere sul letto e l'invitava a bere il rosolio, lo visitava se era di buon nerbo [membro virile] e se subito s'adirava [rizzava], che se non aveva queste due qualità non era di suo gusto [6] »

Gian Gastone, per puro masochismo, provava gusto nell'essere insultato e vilipeso da quei giovani, ed i ruspanti erano appositamente istruiti su come insultare il Granduca:

« farsi dare del coglione, e del viso di cazzo, e becco fottuto, e per forza voleva che così lo trattassero [7] »

Il Granduca non si accontentava delle ingiurie verbali e non disdegnava i rapporti di gruppo: alcune sere venivano radunati dieci o dodici ruspanti e Gian Gastone dava il "via":

« volendo toccare e sentire quanto era entrata la lancia, e sembrandogli poco penetrare diceva, pigiate, pigiate [8] »

Inoltre provava piacere ad essere derubato: i ruspanti erano soliti trafugare gli oggetti di valore del Granduca per poi rivenderli a dei mercanti, i quali tornavano poi ad offrirli al Granduca. Questi, riconoscendoli, esclamava: "Toh, chi non muore si rivede!", e li ricomprava [9].

A soffrire per queste bizzarrie era principalmente Anna Maria Luisa, sorella di Gian Gastone. Una volta lei lo convinse ad offrire finalmente un pranzo per i funzionari di corte. Gian Gastone li invitò, si ubriacò, si mise a ruttare, vomitò sulla tovaglia e si pulì la bocca con i riccioli della parrucca [10].

Il Granduca vietava a tutti di pulire il suo letto e solo dopo l'imbarazzo provato durante la visita di un ambasciatore (la camera fu inondata di rose per coprire il puzzo) e dopo lo svenimento della cognata Violante che era andata a trovarlo, si decise ad alzarsi per far fare le pulizie.

Siccome a Firenze correva voce che, a causa di quelle condizioni pietose, il Granduca fosse in punto di morte, egli decise di dimostrare che non era vero facendosi portare in carrozza alla festa di san Giovanni Battista, patrono della città. Per vincere il terrore che la folla da sempre gli incuteva, Gian Gastone aveva bevuto più del solito, ed ogni tanto si sporgeva dal finestrino per vomitare [11]. I fiorentini lo videro con la parrucca spettinata perché se ne adibiva i boccoli a tovaglioli, ridotto ad un rottame a causa dell'alcool, dei vizi, e, probabilmente, colpito da una delle malattie psichiche ereditarie della famiglia Medici, ma nonostante ciò lo acclamarono ugualmente [12].

[modifica] La morte

Ammalatosi di gotta, la "maledizione" della famiglia Medici, Gian Gastone morì in seguito ad alcune complicazioni il 9 luglio 1737 dopo essersi riconciliato con la sorella Anna Maria Luisa, che pochi giorni prima aveva cacciato dalla propria camera chiamandola "puttana", e dopo aver ricevuto i sacramenti. Con lui si estinse la secolare dinastia dei Medici ed il trono del Granducato di Toscana passò a Francesco Stefano di Lorena, della dinastia degli Asburgo-Lorena.

Francesco Stefano di Lorena, allo scopo di presentarsi come colui che avrebbe governato meglio dei Medici, trattò la salma di Gian Gastone come un personaggio di cattiva memoria, e, anziché farlo seppellire nella monumentale Cappella dei Principi della basilica di San Lorenzo a Firenze, tradizionale luogo d'inumazione di tutti i granduchi di Toscana, lo fece seppellire in un angolo nascosto, un tombino dietro l'altare, nella cripta delle Cappelle medicee [13].

[modifica] Albero genealogico

Gian Gastone de' Medici, Granduca di Toscana Padre:
Cosimo III de' Medici, Granduca di Toscana
Nonno paterno:
Ferdinando II de' Medici, Granduca di Toscana
Bisnonno paterno:
Cosimo II de' Medici, Granduca di Toscana
Bisnonna paterna
Maria Maddalena d'Austria
Nonna paterna:
Vittoria della Rovere
Bisnonno paterno:
Federico Ubaldo della Rovere
Bisnonna paterna:
Claudia de' Medici
Madre:
Margherita Luisa d'Orléans
Nonno materno:
Gastone d'Orléans
Bisnonno materno:
Enrico IV, Re di Francia
Bisnonna materna:
Maria de' Medici
Nonna materna:
Margherita di Lorena
Bisnonno materno:
Francesco II, Duca di Lorena
Bisnonna materna:
Cristina di Salm

[modifica] Note

  1. ^ Alberto Bruschi, Gian Gastone. Un trono di solitudine nella caligine di un crepuscolo, SP, Firenze 1995.
  2. ^ Alberto Bruschi, Gian Gastone. Un trono di solitudine nella caligine di un crepuscolo, SP, Firenze 1995.
  3. ^ http://www.geocities.com/WestHollywood/Castro/7935/personaggi/medici.html
  4. ^ Leonida Pandimiglio. Medici, in Volker Reinhardt. Le grandi famiglie italiane. Vicenza, Neri Pozza, 1996, p. 422. ISBN 8873054897.
  5. ^ http://www.giovannidallorto.com/biografie/medici/medici.html
  6. ^ Luigi Gualtieri, Storia della nobile e reale famiglia de' Medici. Edito come: Luca Ombrosi, Vita dei Medici sodomiti, Canesi, Milano 1965.
  7. ^ Luigi Gualtieri, Storia della nobile e reale famiglia de' Medici. Edito come: Luca Ombrosi, Vita dei Medici sodomiti, Canesi, Milano 1965.
  8. ^ Luigi Gualtieri, Storia della nobile e reale famiglia de' Medici. Edito come: Luca Ombrosi, Vita dei Medici sodomiti, Canesi, Milano 1965, pagina 149.
  9. ^ http://www.geocities.com/WestHollywood/Castro/7935/personaggi/medici.html
  10. ^ http://www.giovannidallorto.com/biografie/medici/medici.html
  11. ^ http://www.geocities.com/WestHollywood/Castro/7935/personaggi/medici.html
  12. ^ Gaetano Pieraccini, La Stirpe de' Medici di Cafaggiolo. Saggio di ricerche sulla trasmissione ereditaria dei caratteri biologici. Seconda edizione. Firenze, Vallecchi Ed. 1947.
  13. ^ http://www.margheritacampaniolo.it/astronomia/riesumazione_medici.htm

[modifica] Bibliografia

  • Harold Acton, Gli ultimi Medici (The last Medicis, Orioli, Firenze 1930), ISBN 8806598708
  • Alberto Bruschi, Gian Gastone. Un trono di solitudine nella caligine di un crepuscolo, SP, Firenze 1995.
  • Alberto Bruschi, Giuliano Dami. Aiutante di camera del granduca Gian Gastone de' Medici, Opus libri, Firenze, 1997.
  • Alberto Bruschi, Paolino Dolci. Nobile ruspante fiorentino, Falciani, Firenze 2000.
  • Alberto Bruschi e Anita Valentini (a cura di), Delle orazioni in morte di S.A.R. Gian Gastone de’ Medici VII Granduca di Toscana e delle lodi in vita di Giuliano Dami e compagni. Un manoscritto inedito della metà del XVIII secolo, Falciani, s.l. ma Firenze 1997.
  • Giuseppe Conti, Firenze, dai Medici ai Lorena, Bemporad, Firenze 1909.
  • Luigi Gualtieri, Storia della nobile e reale famiglia de' Medici. Edito come: Luca Ombrosi (sic), Vita dei Medici sodomiti, Canesi, Milano 1965.
  • Indro Montanelli - Roberto Gervaso, L'Italia del settecento Rizzoli, Milano 1970
  • Luca Ombrosi (sic), Vita di Gio. Gastone 1., settimo ed ultimo granduca della R. Casa de' Medici: con la lista dei Provvisionati di Camera, dal volgo detti i Ruspanti, "Il giornale di erudizione", Firenze 1886. Ristampa anastatica: Forni, Bologna 1967. (contiene parti del manoscritto di Gualtieri non edite nella riedizione del 1965, in particolar modo l'elenco dei "ruspanti").

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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