Palazzo Pitti
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Palazzo Pitti si trova in piazza Pitti al numero civico 1, nel quartiere di Oltrarno a Firenze.
Al suo interno sono ospitati da diversi musei di diversa natura: una galleria d'arte (la Galleria Palatina, con capolavori di Raffaello, Tiziano, ecc.) sistemata secondo il criterio della quadreria settecentesca, gli appartamenti monumentali, la Galleria d'arte moderna (con le opere dei macchiaioli) ed altri musei specializzati: il Museo degli argenti, dedicato all'arte applicata, la Galleria del costume, il maggiore museo italiano dedicato alla moda, il Museo delle porcellane e il Museo delle carrozze. I giardini monumentali di Boboli sono uno dei migliori esempi nel mondo di giardino all'italiana.
In questa pagina viene trattata la storia del palazzo, la descrizione dei singoli ambienti si trova nelle sottopagine dedicate a ciascun museo.
Indice |
[modifica] I Pitti
All'epoca in cui venne costruito era la residenza più grande di Firenze ed anche la più sfarzosa.
Luca Pitti era rivale della famiglia dei Medici e desiderava una residenza più sfarzosa di quella appena eretta da Michelozzo per Cosimo il Vecchio. La tradizione tramandata da Giorgio Vasari (priva però di altri riscontri) vuole che i Pitti si rivolgessero a Filippo Brunelleschi scegliendo il progetto accantonato da Cosimo de' Medici per il palazzo Medici perché giudicato troppo grandioso e suscettibile di invidie, preferendogli quello più dosato di Michelozzo. La leggenda narra che Luca Pitti esigesse che le finestre del nuovo palazzo fossero più grandi della porta principale di quello di Cosimo. Sfortunatamente non abbiamo alcuna prova a suffragio del divertente aneddoto. L'effettiva realizzazione, che poco ha a che spartire con la sobrietà di Brunelleschi (fra l'altro morto 12 anni prima) e sembra più simile alle indicazioni del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti, si rifà più alla solennità romana classica. Ufficialmente l'architetto fu Luca Fancelli, allievo e collaboratore di Brunelleschi.
Punto di contatto con il modello brunelleschiano/michelozziano di Palazzo Medici Riccardi è la fronte a bugnato a sporgenza digradante, sviluppo in larghezza di sette finestre, con un portone centrale che dopo un andito oscuro conduce in un ampio cortile da cui si accede alle scale monumentali per i piani superiori.
Per problemi di progettazione i lavori a palazzo vennero momentaneamente interrotti, e forse, complice la sfavorevole sorte in politica di Luca Pitti, viene da pensare che un po' come gli Strozzi, che nella gara a superare in sfarzo i Medici si erano fatalmente indebitati dovendo lasciare una parte di Palazzo Strozzi incompiuta, anche i Pitti si trovarono in difficoltà finanziarie e i lavori si interruppero di fatto nel 1464.
La famiglia risedette comunque nel palazzo dal 1469, anche dopo la morte di Luca Pitti (1472).
[modifica] I Medici
In seguito le sorti della famiglia non si risollevarono e nel 1549-1550 Buonaccorso Pitti vendette il palazzo a Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici, la quale riteneva la zona di Oltrarno più salubre rispetto all'affollato centro cittadino sulla sponda nord. Essa infatti soffriva di emorragie polmonari, poiché aveva contratto la tubercolosi ed anche i suoi figli erano cagionevoli di salute, tanto che due bambini in fasce le erano già morti.
Il palazzo divenne così la principale residenza dei Medici, senza cambiare di fatto nome, e dando origine alla straordinaria rinascita del quartiere di Oltrarno, via via che le nobili famiglie della città imitarono i granduchi facendo a gara a costruire residenze nobiliari sulle appena tagliate Via Maggio o Via dei Serragli.
Nel 1560 fu realizzato il primo ampliamento del palazzo ad opera di Bartolomeo Ammannati, che edificò, tra l'altro, l'imponente cortile a più piani con l'originale e senza precedenti motivo dei gradoni alternati lungo tutte le superfici (ampiamente copiato in altri palazzi europei, come il Luxembourg di Parigi). Il cortile fece talvolta da scenografia a straordinari eventi, come una battaglia navale tra venti navi turche e cristiane (per il quale il cortile venne allagato fino raggiungere quasi due metri di profondità) o i festeggiamenti per le nozze tra Ferdinando I de' Medici e Cristina di Lorena nel 1589.
La sistemazione dei giardini era già stata iniziata nel 1551 da Niccolò Tribolo. Il disegno originale dei giardini era incentrato su un anfiteatro centrale, che venne realizzato sfruttando la conformazione naturale della collina, dove frequentemente vennero rappresentate commedie e tragedie di ispirazione classica, come alcune scritte da Giovan Battista Cini, mengtre le scenografie erano curate dall'architetto di corte Baldassarre Lanci.
Nel 1565 Giorgio Vasari costruì un corridoio (il "Corridoio Vasariano") che attraversava Ponte Vecchio per collegare Palazzo Pitti con Palazzo Vecchio, passando per la chiesa di Santa Felicita, il Ponte Vecchio e gli Uffizi, sull'altra sponda dell'Arno.
Nel frattempo, tra il 1558 e il 1570 l'Ammannati creò uno scalone monumentale per il piano nobile, e ampliò le ali posteriori del palazzo, verso il giardino, abbracciando così il cortile e chiudendolo sul lato ovest da un corpo sovrastato da una terrazza alla quale si accedeva dagli appartamenti nobiliari del primo piano. Da questo punto di vista si fronteggiava la collina di Boboli a pari altezza, dominando il declivio. Sulla terrazza fu posta anche una grande fontana più tardi (1641), la fontana del Carciofo disegnata dall'assistente di Giambologna, Francesco Susini, mentre dalla parte del cortile interno fu realizzata più tardi una stravagante grotta con concrezioni calcaree e statue di puttini che nuotano nella vasca chiamata Grotta di Mosè.
Inoltre nel giardino sempre l'Ammannati realizzò la celebre grotta che prende il suo nome, composta da tre ambienti con decorazioni fantastiche che legano la pittura, la scultura e l'architettura della sala, con effetti illusionistici e giochi d'acqua.
Dal 1616 fu lanciato un concorso per amplire la parte del palazzo sulla piazza, vinto da Giulio Parigi, nipote dell'Ammannati, che condusse i lavori di allungamento del corpo della facciata dal 1618, terminati da Alfonso Parigi, suo figlio, nel 1631. nel Settecento Giuseppe Ruggeri aggiunse le due ali laterali che abbracciano la piazza, un prototipo di corte d'onore copiata in Francia. Sporadiche aggiunte e modifiche vennero spesso operate dai vari occupanti del palazzo ad opera di altri architetti. Nel 1696 Cosimo III fece agiungere sulla facciata la Fonte del Leone, ornata dalla corona graducale medicea.
[modifica] I Lorena e i Savoia
Francesco Stefano di Lorena snobbò Firenze e non prese mai residenza nella città, mentre suo figlio Pietro Leopoldo fu il primo Granduca che si dedicò al governo della Toscana, tra l'altro con grandi opere di riforma che ammodernarono notevolmente la città e lo stato.
Ai primi dell'Ottocento il palazzo fu usato anche da Napoleone come residenza per il suo passaggio in città durante il suo governo dell'Italia.
Fra le iniziative di Pietro Leopoldo ci fu quella di aprire al pubblico alcune parti del palazzo come museo, che avvenne nel 1833.
I Lorena si ritirarono dopo la votazione che decise l'annessione della Toscana al Piemonte, nel processo di unificazione italiana, con il palazzo che passò così ad uso della Casa Savoia. Il re vi risiedette effettivamente dal 1865 quando Firenze divenne Capitale d'Italia, fino al 1871 quando si spostò al Palazzo del Quirinale a Roma, nuova capitale.
[modifica] L'epoca odierna
Dopo vari restauri si è giunti alla sistemazione odierna con 5 musei articolati per diverse tematiche espositive. I musei sono gestiti dalla Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino, mentre al piano terreno, con entrata da Piazza Pitti, è ospitata l'altra soprintendenza fiorentina, quella per i Beni Architettonici, Paesaggistici e Demo-etno-antropologici (una terza soprintendenza è quella Archelogica della Toscana, che ha sede altrove). Sempre al pian terreno, affacciato sul cortile centrale, si trova l'ufficio prenotazioni che gestisce tutte le biglietterie dei musei statali a Firenze.
[modifica] Bibliografia
- Alessandra Contini, Orsola Gori, Dentro la reggia. Palazzo Pitti e Boboli nel Settecento, Edifir, Firenze, 2004.
- M. Chiarini (a cura di), Palazzo Pitti. L'arte e la storia, Nardini, 2000.
- Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella Storia e nell'arte, Cassa di Risparmio, Firenze, 1972.
- Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, Le Lettere, Firenze 1995.
[modifica] Altri progetti
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[modifica] Collegamenti esterni
- Palazzo Pitti – Sito Ufficiale
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