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Cosimo de' Medici - Wikipedia

Cosimo de' Medici

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Pontormo, Ritratto di Cosimo de' Medici (1518-1519)
Pontormo, Ritratto di Cosimo de' Medici (1518-1519)
La statua di Cosimo de' Medici nel cortile degli Uffizi
La statua di Cosimo de' Medici nel cortile degli Uffizi

Cosimo de' Medici detto il Vecchio o pater patriae (Firenze27 settembre 1389 – Careggi1 agosto 1464) è stato un politico e banchiere italiano, primo signore di fatto di Firenze e primo uomo di Stato di rilievo della famiglia Medici.

Indice

[modifica] Note biografiche

[modifica] Apprendistato e ascesa

Figlio di Giovanni di Bicci, fu educato da Niccolò di Pietro e Roberto de' Rossi. Sin dalla prima gioventù entrò nel Banco Medici a fianco del padre, dove ebbe una solida preparazione come banchiere.

Nel 1415 accompagnò l'Antipapa Giovanni XXIII al Concilio di Costanza. Lo stesso anno fu nominato priore e poco dopo fu usato spesso come ambasciatore. Viaggiò molto con il fratello Lorenzo durante la pestilenza di Firenze a Ferrara, Verona e Venezia (1430).

Si manifestò fin dai primi incarichi politici la sua proverbiale prudenza: sebbene i suoi interessi economici necessitassero un fermo controllo della vita politica cittadina, egli non mirava a diventare Signore della città, magari con un colpo di mano o cercando di essere eletto nei ruoli più prestigiosi di governo, ma la sua figura restava in ombra, vero burattinaio di una serie di personaggi fidati che per lui ricoprivano incarichi chiave nelle istituzioni.

[modifica] L'esilio

Così mentre numerose famiglie entravano nel partito mediceo, altre iniziarono a vedere in lui una minaccia e tra sottomettersi a Cosimo o sfidarlo apertamente scelsero la seconda strada. In particolare le antiche e ricchissime famiglie degli Albizi e degli Strozzi furono a capo della fazione anti-medicea. Con un colpo di mano Palla Strozzi e Rinaldo degli Albizi lo fecero imprigionare nel settembre 1433 riuscendo a farlo incolpare del fallimento dell'ultima campagna per la conquista di Lucca, a farlo dichiarare magnate, cioè come tiranno.

Una serie di "bustarelle" abilmente distribuite evitarono comunque condanne irrimediabili, con la conversione della pena a esilio, la cosiddetta prima cacciata dei Medici.

Scrive il Machiavelli nelle Istorie fiorentine:

« Rimasa Firenze vedova d'uno tanto cittadino e tanto universalmente amato, era ciascuno sbigottito; e parimente quelli che avevano vinto e quelli che erano vinti temevano. »
(Istorie fiorentine IV, 30)
Cosimo il Vecchio sulla mula bruna, dettaglio degli affreschi di Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi, Palazzo Medici Riccardi, Firenze (al suo fianco il figlio Piero il Gottoso)
Cosimo il Vecchio sulla mula bruna, dettaglio degli affreschi di Benozzo Gozzoli nella Cappella dei Magi, Palazzo Medici Riccardi, Firenze (al suo fianco il figlio Piero il Gottoso)

Cosimo trasferitosi a Padova e a Venezia (dove lasciò al monastero benedettino di San Giorgio una collezione libraria e i disegni di Michelozzo per una nuova biblioteca) trascorse un esilio dorato come un monarca in visita ufficiale, e grazie alle sue potenti amicizie ed alle buone riserve di capitali, poté oliare certi ingranaggi della Repubblica Fiorentina per preparare il suo rientro: le istituzioni repubblicane, nel loro frenetico alternarsi, cambiarono nuovamente e questa volta Cosimo riuscì a riprendere le redini del potere facendo eleggere un governo a lui favorevole, che lo richiamò appena un anno dopo la sua partenza esiliando i suoi oppositori.

L'entrata trionfale di Cosimo, acclamato dal popolo, che preferiva i tolleranti Medici agli oligarchici e aristocratici Albizi, segnò il primo trionfo della casata.

[modifica] La signoria di fatto

Dopo aver spedito gli avversari a loro volta in esilio, si affermò come arbitro assoluto della politica fiorentina, pur senza coprire direttamente cariche (fu solamente due volte gonfaloniere di giustizia).

Attraverso il controllo delle elezioni, del sistema tributario e la creazione di nuove magistrature (come il consilio dei cento) assegnate ad uomini di stretta fiducia, pose le solide basi del potere della famiglia dei Medici, che rimase comunque formalmente rispettoso delle libertà repubblicane.

Molti lo hanno definito un criptosignore, che teneva le redini dello stato dal suo Palazzo in Via Larga, dove ormai si recavano gli ambasciatori in visita per trattare degli affari che contavano, dopo un fugace saluto di circostanza ai priori di Palazzo della Signoria. Nessuna vera e propria contestazione si ebbe più di questo dominio, esercitato con saggezza attraverso famiglie come i Pitti o i Soderini.

[modifica] Il Concilio di Firenze

Nel 1439, grazie a cospicue elargizioni in denaro, riuscì a convincere Papa Eugenio IV a spostare il concilio di Ferrara a Firenze, nel quale si stava discutendo l'unione tra chiesa latina e chiesa bizantina. L'arrivo dei delegati bizantini a Firenze, del papa, dell'Imperatore Giovanni VII Paleologo, con tutta una corte di colorati e bizzarri personaggi dall'oriente, stimolò incredibilmente la fantasia della gente comune e ancora di più degli artisti fiorentini, tanto che da allora si iniziò a parlare di Firenze come della nuova Roma. A questa pletora di letterati e prelati orientali, detentori di brandelli dell'antica cultura ellenica, corrispose una straordinaria fioritura di studi greci, con una costante presenza da allora di maestri di greco e di codici antichi nel Palazzo Medici. Di quel periodo abbiamo una vivace raffigurazione negli affreschi della Cappella dei Magi di Benozzo Gozzoli, terminati all'epoca del figlio di Cosimo, Piero il Gottoso.

[modifica] Ultimi anni

La lastra tombale di Cosimo, chiesa di San Lorenzo
La lastra tombale di Cosimo, chiesa di San Lorenzo

Negli anni si ritirò in vita privata alla villa di Careggi dove morì.

Alla sua morte la Signoria fece scrivere Pater Patriae sulla lastra della sua tomba, posta simbolicamente davanti all'altare della chiesa di San Lorenzo, in un luogo che nelle basiliche cristiane era di solito riservato alle reliquie dei santi alla quale era dedicata la chiesa.

[modifica] Politica estera

In politica estera, dopo la vittoria definitiva contro i Visconti con la Battaglia di Anghiari, allontanò Firenze dall'alleanza con Venezia, i cui interessi non erano più complementari, ma anzi iniziavano ad essere combacianti, per legarla saldamente alla vecchia nemica di Milano, ora nelle mani di Francesco Sforza.

[modifica] Mecenatismo

La Biblioteca di Michelozzo, convento di San Marco
La Biblioteca di Michelozzo, convento di San Marco

Uomo colto e mecenate, Cosimo si circondò di letterati e umanisti, raccolse libri rari e fece costruire a Firenze il Palazzo Medici e il Convento di San Marco a Michelozzo. Qui sistemò una parte della sua collezione di libri rari e la dotò della prima biblioteca pubblica di Firenze. Anche il mecenatismo fu un'arma nelle mani di Cosimo, intesa come fine investimento politico: con la sua benevolenza a artisti e poeti, obbligava la città a parlare con ammirazione di lui, si creava un sistema di debiti morali e e di riconoscenza, che in politica contavano quanto quelli monetari. La sua straordinaria saggezza fu quella di non far dissociare mai il suo nome da quello di Firenze: così nessuno avrebbe pensato con invidia alla sua ricchezza, ma vista sempre in un ottica di benevolenza verso il bene comune della città.

Anche a Milano fece fare un palazzo a Michelozzo con decorazioni di Vincenzo Foppa.

Amò la vita di campagna, e in Mugello fece lavorare il suo architetto Michelozzo per ristrutturare le ville di famiglia del Trebbio, di Cafaggiolo oltre alla chiesa del Bosco ai Frati. A Careggi fece pure costruire la villa dove si svolse gran parte della sua vita familiare.

[modifica] Attività bancaria

Mentre lui diventava uno degli uomini più ricchi d'Europa, sotto la sua direzione il Banco Medici divenne con lui uno dei principali istituti bancari d'Europa e l'arte di Calimala raggiunse la massima estensione, con filiali a Londra, Bruges, Barcellona, Valencia, Ginevra, Avignone, Roma, Venezia e Pisa, e collegamenti a molte altre compagnie subalterne.

Nel suo patrimonio personale figuravano poi numerose botteghe artigiane in città, ereditate dal padre o da lui comprate.

Nonostante l'aver profuso a piene mani nelle proprie finanze per incoraggiare studi e pagare per mirabili opere d'arte, spese che superficialmente si potevano giudicare come improduttive, alla sua morte i suoi averi personali erano praticamente raddoppiati rispetto al 1440.

[modifica] Discendenza

Cosimo si sposò con Contessina de' Bardi nel 1416, figlia di Giovanni Conte di Vernio e di Emilia Pannocchieschi dei Conti di Elci, dalla quale ebbe due figli:

  1. Piero detto il Gottoso (1416-1469), Signore di Firenze, padre di Lorenzo il Magnifico
  2. Giovanni (1421-1453), non ebbe discendenza.

Ebbe inoltre un figlio naturale da una schiava circassa, Carlo (1428/1430 circa-1492), prelato.

[modifica] Altri progetti

Predecessore: Signore di fatto di Firenze Successore: [[Immagine:|30x30px]]
Nessuno 1434-1464 Piero il Gottoso I
II
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