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Emilio Fede - Wikipedia

Emilio Fede

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Emilio Fede (Barcellona Pozzo di Gotto24 giugno 1931) è un giornalista e scrittore italiano, direttore del TG1 (1981-1982), di Studio Aperto (1991) e del TG4 (dal 1992).

Indice

Dalla carta stampata alla RAI

Trascorre parte della giovinezza nel suo paese d'origine, San Piero Patti, dove frequenta le scuole e dove inizia la sua attività politica. Inizia giovanissimo l'attività nella carta stampata, collaborando con Il Momento - Mattino di Roma. Poi lavora per la Gazzetta del Popolo a Torino dove diviene inviato speciale.

Inizia a collaborare con la RAI nel 1954 passando poi dalla carta stampata alla televisione. Il rapporto con la televisione di Stato diventa esclusivo dal 1961. Inviato speciale in Africa per otto anni, realizza servizi in oltre 40 paesi nel periodo della postcolonizzazione e dell'inizio delle guerre civili. L'esperienza africana termina per una malattia e per un contenzioso relativo alle spese di viaggio, per la quale i suoi detrattori lo soprannomineranno "Sciupone l'africano".[1] Lavora nella redazione della trasmissione d'inchiesta TV7, il settimanale di approfondimento del TG1. Uno dei suoi contributi più significativi è un servizio riguardante le conseguenze dell'uso degli ormoni usati per la crescita dei bovini sulla salute umana. Dal 1976 è per cinque anni conduttore del TG1, dal 1981 ne è direttore per due anni; sotto la sua direzione la testata racconta la tragedia della morte di Alfredino Rampi, a Vermicino. Nel frattempo si candida alle elezioni politiche del 1979 nelle liste del Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI). Nel 1983 conduce la trasmissione di intrattenimento Test.

Nel 1987 termina il rapporto con la RAI, in seguito ad una condanna per gioco d'azzardo (finita con la sua assoluzione)[2] e, come lui stesso poi dichiara[citazione necessaria], per il cambiamento degli accordi politici sulle poltrone RAI; il passaggio della direzione del Tg1 dal Partito Socialista Italiano (PSI), ultimo riferimento politico di Fede, alla Democrazia Cristiana, nell'ambito dei riequilibri politici e di potere relativi al nascituro governo Craxi.

Il passaggio alla Fininvest-Mediaset e la direzione del TG4

Fede riprende il suo cammino professionale accettando l'offerta di Rete A.

Nel 1989 passa alla Fininvest di Silvio Berlusconi, dapprima come direttore di Video News, poi di Studio Aperto che sarà il primo notiziario ad annunciare in diretta l'inizio della prima Guerra del Golfo nel 1991 (sarà anche il primo ad informare sulla cattura dei due piloti italiani Gianmarco Bellini e Maurizio Cocciolone).

Nel 1992 è chiamato a fondare il TG4, che dirige e conduce ancora oggi.

Nel luglio 2004 conduce il TG4 in diretta da Nassiriya per portare la sua solidarietà ai militari italiani colpiti dall'attentato del 12 novembre 2003.

Critiche e controversie

Il suo modo di condurre la testata, sbilanciato a favore di Silvio Berlusconi secondo i dati dell'osservatorio di Pavia[3], lo ha esposto a critiche sulla qualità del suo prodotto giornalistico e ad interventi dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni a partire dal 1998. Lo stretto legame con Berlusconi, mai negato da Fede, è testimoniato anche da quanto accadde dopo le elezioni politiche del 1994, quando annunciò il risultato della vittoria del leader di Forza Italia con elogi e opinioni parziali.[citazione necessaria]

Fede è anche criticato per i suoi comportamenti nei confronti dei dipendenti del suo telegiornale, ove il direttore, durante i fuori onda, si arrabbia con loro per disservizi che avvengono durante la diretta (Striscia la notizia documenta ampiamente queste vicende).

Nel maggio 2007 viene contestato duramente dal giornalista Piero Ricca[4]. Ricca prima chiede le sue dimissioni per l'illegittimità a trasmettere di Rete 4 poi, visto il rifiuto di Fede che dice "Berlusconi lo sa ed è praticamente d'accordo, e mi ha detto: se incontri qualche imbecille che ti chiede se ti sei dimesso digli di si", indirizza al direttore gli insulti "servo", "verme". Il direttore poi sputa da una scalinata in direzione dei suoi contestatori. Fede successivamente querela Ricca, il cui blog viene temporaneamente bloccato dalla Guardia di Finanza per un mese[5] e il cui articolo precedentemente pubblicato viene reso inaccessibile a seguito dell'ordinanza.

Multe subite dall'Authority

Nel 2004, dopo la multa inflitta dall'Authority per il mancato rispetto della par condicio nel suo telegiornale (elezioni europee), Fede andò in onda con una targhetta al collo sulla quale era riportato il contenuto della sentenza.

Nel 2006, dopo una multa di 250.000 € inflitta alla testata giornalistica dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per violazione della legge sulla par condicio[6] (la seconda in due settimane per un totale di 450.000 €[7]), Emilio Fede, criticando la motivazione per la sanzione ricevuta, minaccia le dimissioni e manda tre volte in sovraimpressione il contenuto della sentenza. Successivamente Fede ritira le dimissioni dopo aver dichiarato di esser stato indotto dalle lettere dei telespettatori a restare.

Pubblicazioni

  • Finché c'è Fede (1997)
  • Privé. La vita è un gioco (1998)
  • L'invidiato speciale (1999)
  • La foglia di fico (2000)
  • Samba dei ruffiani (2001)
  • La cena dei cretini (2002)
  • Ladro d'amore (2003)
  • Peluche (2005)
  • Fuori Onda (2006)

Presenze nella cinematografia

Note

Altri progetti

Collegamenti esterni

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