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Desmond Tutu - Wikipedia

Desmond Tutu

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L'arcivescovo Desmond Tutu
Medaglia del Premio Nobel Nobel per la pace 1984

Desmond Mpilo Tutu (Klerksdorp, 7 ottobre 1931) è un arcivescovo sudafricano, di religione anglicana, ed un attivista che raggiunse una fama mondiale durante gli anni '80 come oppositore dell'apartheid. Tutu fu il primo arcivescovo anglicano nero di Città del Capo, in Sudafrica, e primate della Chiesa della provincia del Sudafrica. Vinse il premio Nobel per la pace nel 1984..

Viene solitamente accreditato per aver coniato il termine Rainbow Nation, una metafora per descrivere il Sudafrica post-apartheid, guidato dell'ANC dal 1994. L'espressione è entrata nella coscienza nazionale per descrivere la diversità etnica del Sudafrica.

Indice

[modifica] Biografia

Nato a Klerksdorp (Transvaal), Tutu si trasferì con la famiglia a Johannesburg all'età di 12 anni. Anche se desiderava diventare un medico, la sua famiglia non poteva permettersi di pagargli gli studi e quindi Tutu dovette seguire le orme del padre nel campo dell'insegnamento. Tutu studiò al Pretoria Bantu Normal College dal 1951 al 1953, andò quindi a insegnare alla Johannesburg Bantu High School, dove rimase fino al 1957. Diede le dimissioni a seguito dell'approvazione del Bantu Education Act, protestando contro le misere prospettive educative dei sudafricani neri. Tutu continuò i suoi studi, questa volta in teologia, e nel 1960 venne ordinato come sacerdote anglicano. Divenne cappellano all'Università di Fort Hare, una culla di dissenso e una delle poche università di qualità per gli studenti neri nella parte meridionale del Sudafrica.

Tutu lasciò il suo incarico come cappellano e si spostò al King's College di Londra (19621966), dove conseguì il Bachelor e il Master in teologia. Ritornato in Sudafrica, dal 1967 al 1972 usò le sue lezioni per evidenziare le condizioni della popolazione di colore. Tutu scrisse una lettera al Primo Ministro Vorster, nella quale descriveva il Sudafrica come "un barile di polvere da sparo che poteva esplodere in qualsiasi momento". Non ricevette mai risposta.

Nel 1972 Tutu fece ritorno nel Regno Unito, dove venne nominato vice-direttore del Fondo per l'Educazione Teologica del Consiglio Mondiale delle Chiese, a Bromley nel Kent. Ritornò in Sudafrica nel 1975 e venne nominato diacono della Cattedrale di St. Mary a Johannesburg, prima persona di colore a reggere tale incarico.

Sposato con Leah Nomalizo Tutu dal 1955, la coppia ha avuto quattro figli: Trevor Thamsanqa, Theresa Thandeka, Naomi Nontombi e Mpho Andrea. Tutti e quattro hanno frequentato la famosa Waterford Kamhlaba School.

Nel 1996, a Tutu venne diagnosticato un cancro della prostata.

Nel 2000 Tutu ha ricevuto un L.H.D. dal Bates College e nel 2005 una laurea honoris causa dalla University of North Florida, una delle tante università in Nordamerica e in Europa dove ha insegnato.

[modifica] Opera politica

Nel 1976 le proteste di Soweto, note anche come Scontri di Soweto, contro l'uso da parte del governo dell'Afrikaans nelle scuole nere, si trasformò in una massiccia rivolta contro l'apartheid. Da quel momento Tutu appoggiò il boicotaggio economico del suo paese. Desmond Tutu fu vescovo del Lesotho dal 1976 al 1978, quando divenne segretario generale del Consiglio Sudafricano delle Chiese. Da questa posizione fu in grado di portare avanti il suo lavoro contro l'apartheid con il consenso di quasi tutte le chiese. Tutu sostenne risolutamente la riconciliazione tra tutte le parti coinvolte nell'apartheid attraverso i suoi scritti e le sue lezioni, in patria e all'estero.

Il 16 ottobre 1984, Tutu venne premiato con il Premio Nobel per la pace. Il comitato del Nobel citò il suo "ruolo come figura unificante nella campagna per risolvere il problema dell'apartheid in Sudafrica."[1]

Tutu divenne la prima persona di colore a guidare la Chiesa Anglicana in Sudafrica il 7 settembre 1986. Nel 1989 Tutu venne invitato a Birmingham, per le Citywide Christian Celebrations. Tutu e la moglie visitarono diverse fondazioni, tra cui la Nelson Mandela School di Sparkbrook.

Dopo la fine dell'apartheid, Tutu guidò la Commissione per la verità e la riconciliazione, incarico per il quale fu insignito del Sydney Peace Prize nel 1999.

Nel 2004 Tutu ritornò nel Regno Unito, come Visiting Professor in Società Post-conflitto al King's College e tenne il discorso di commemorazione per il 175° anniversario del college. Visitò inoltre il nightclub dell'associazione degli studenti, intitolato "Tutu's" in suo onore, nel quale è presente un busto che lo raffigura.

[modifica] Posizione politica

Tutu crede che il trattamento dei palestinesi da parte dello stato di Israele sia una forma di apartheid.[2][3] Egli si è ripetutamente appellato al governo israeliano perché rispetti la dignità umana del popolo palestinese, che sia musulmano o cristiano. Nel 2003 è diventato il patrono del Centro Ecumenico Sabeel di Teologia della Liberazione, situato a Gerusalemme.

Il Premio Nobel ha anche espresso il suo appoggio al movimento indipendentista della Papua Occidentale, criticando il ruolo delle Nazioni Unite nella conquista della Papua Occidentale da parte dell'Indonesia. Tutu disse: "Per molti anni la gente del Sudafrica soffrì sotto il giogo dell'oppressione e dell'apartheid. Molti popoli continuano a soffrire un oppressione brutale, in cui la loro fondamentale dignità come esseri umani viene negata. Uno di questi popoli è quello della Papua Occidentale."

Tutu ha criticato inoltre gli abusi dei diritti umani nello Zimbabwe, definendo il presidente Robert Mugabe una "caricatura di un dittatore africano", e criticando la politica di quieta diplomazia del governo sudafriano nei confronti dello Zimbabwe.

Commentando l'elezione di Gene Robinson, avvenuta il 5 agosto 2003, primo uomo apertamente gay a diventare vescovo della Chiesa Episcopale degli Stati Uniti d'America, Desmond Tutu disse, "Nella nostra chiesa qui in Sudafrica, ciò non fa differenza. Possiamo solo dire che, al momento, noi riteniamo che dovrebbero rimanere celibi e quindi non vediamo quale sia il problema."[4]

Nel gennaio 2005, Tutu aggiunse la sua voce al crescente dissenso sui sospetti terroristi detenuti a Camp X-Ray nella Baia di Guantanamo (Cuba), definendo le detenzioni senza processo come "completamente inaccettabili".

Usò inoltre l'opportunità per deplorare l'omofobia e chiedere l'accettazione del vescovo gay Gene Robinson.

Il 20 aprile 2005, a seguito dell'elezione del Cardinale Joseph Ratzinger come Papa Benedetto XVI, Tutu disse di essere rattristato dal fatto che fosse improbabile che la Chiesa Cattolica Romana cambiasse la sua opposizione ai preservativi nella lotta all'HIV/AIDS in Africa: "Avremmo sperato in qualcuno più aperto ai più recenti sviluppi del mondo, l'intera questione del ministero delle donne e una posizione più ragionevole riguardo ai preservativi e all'HIV/AIDS."[5]

[modifica] Note

  1. ^ Comitato norvegese per il Nobel Premio Nobel per la pace 1984 Nobelprize.org (Ultimo accesso: 17 luglio 2005).
  2. ^ Desmond Tutu, "Apartheid in the Holy Land," The Guardian ,29 aprile 2002 (Ultimo accesso: 11 giugno 2005).
  3. ^ Jacob Goodman e Libby Goodman, "Tutu To Speak At Brandeis U. Despite Never Retracting Anti-Semitic Remarks," Zionist Organization of America, 12 maggio 2000 (Ultimo accesso: 11 giugno 2005).
  4. ^ "Desmond Tutu: gay bishop row is just 'fuss'," Gay.com UK, 11 agosto 2005 (Ultimo accesso: 11 giugno 2005).
  5. ^ "Africans hail conservative Pope," BBC News, 20 aprile 2005 (Ultimo accesso: 11 giugno 2005).

[modifica] Opere

[modifica] Di Desmond Tutu

Tutu è l'autore di sei raccolte di sermoni e di altri scritti:

  • Crying in the Wilderness (1982)
  • Hope and Suffering: Sermons and Speeches (1983)
  • The Words of Desmond Tutu (1989)
  • The Rainbow People of God (1994)
  • The Essential Desmond Tutu (1997)
  • No Future without Forgiveness (1999)
  • God Has a Dream: A Vision of Hope for Our Time (2004)

[modifica] Su Desmond Tutu

  • Shirley du Boulay, Tutu: Voice of the Voiceless (Eerdmans, 1988).
  • Michael Battle, Reconciliation: The Ubuntu Theology of Desmond Tutu (Pilgrim Press, 1997).
  • Steven D. Gish, Desmond Tutu: A Biography (Greenwood, 2004).
  • David Hein, "Bishop Tutu's Christology." Cross Currents 34 (1984): 492-99.
  • David Hein, "Religion and Politics in South Africa." Modern Age 31 (1987): 21-30.

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni


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