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Discussione:Sizzano - Wikipedia

Discussione:Sizzano

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Monitoraggio Piemonte - Monitoraggio Geografia/Antropica/Comuni

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Voce monitorata nel mese di ottobre 2007

[modifica] storia

Sizzano è un paese molto antico. Nei vecchi documenti è citato con diversi nomi: SITIANUM, SICCIANUM (Azario), SICIANIUM, SITIANO, SECTIANO (Bescapé), SECTIANUM (Cerutti). Sizzano era già un paese “ragguardevolissimo” al tempo dei romani e, ancora di più, dopo l’introduzione del cristianesimo, quando viene definito “cospicuo” (Rolandi).

-Il reperto più antico che documenta l’esistenza di Sizzano è una lapide, trovata nel 1667 durante i lavori di costruzione della chiesa parrocchiale e poi murata all’interno della facciata. Reca da un lato una iscrizione romana che ricorda che tale Tito Tullio Maggiore aveva provveduto a restaurare un bagno (terme?) già esistente. Dall’altro lato della stessa lapide fu scolpita, in epoca successiva, quando si era già diffusa nella zona la religione cristiana, una scritta per segnalare il luogo di sepoltura di una nobile bambina vissuta solo un anno, dieci mesi e ventitré giorni.

-S. Adalgiso, che fu il 32° vescovo di Novara, nell’anno 840, assegnò alla Chiesa Cattedrale di Novara, la decima di Sizzano (Bescapè). Vale la pena ricordare che questa decima, pagata con una fornitura di vino alla Curia, è giunta fino ai nostri giorni essendo stata abolita nel 1974 con decreto del vescovo Aldo Del Monte e per interessamento dell’allora sindaco Cav. Severino Pizzetti.

-Nell’anno 969 è documentato che il conte Riccardo di Vallesesia, Signore dell’Ossola, dell’Isola di S. Giulio e di Novara, possedeva beni a Sizzano (Cerutti).

-In un istrumento del 1° settembre dell’anno 1000, Pietro III, vescovo di Novara, permuta con un certo Domenico alcuni beni della “pievania di S. Vittore di Sizzano” che è soggetta alla giurisdizione episcopale.

-Con diploma dato in Aquisgrana nell’anno 1028, l’imperatore Corrado IV, con l’intervento della moglie Gilda e del figlio re Enrico, dona alla chiesa novarese molti beni tenuti dal già citato conte Riccardo, tra i quali i fondi che aveva a Sizzano (Bescapè).

-Il Sommo Pontefice Innocenzo II in una bolla data in Piacenza il 26 maggio 1133, diretta a Litifredo, vescovo di Novara, chiama Sizzano col nome di Pieve. Secondo il Bescapè, avendo Sizzano un antico battistero separato dalla chiesa, la prerogativa di Pieve gli era stata concessa “non per necessità, ma per dignità”.

-Già prima dell’anno 1250 sulla collina, verso nord, a circa 500 metri dall’abitato, sorgeva in Sizzano un monastero di frati e di monache dell’ordine degli Umiliati, detto di S. Clemente, con annessa la chiesa che, seppur in rovina, ancora esiste. Questo è documentato in un decreto datato 30 agosto 1250 nel quale il vescovo di Novara Sigibaldo Cavallazzi conferma la facoltà accordata dal suo predecessore Odemario, alla signora Beatrice, figlia di Stefano Guidone di Sizzano e di Rachelda di Sassa, di poter abitare nel monastero di S. Clemente a Sizzano, dove già abitavano frati e suore, confermando ad essi tutti i possessi ed i privilegi.

-In data 28 ottobre 1284 il Sig. Tornelli dona a suor Beatrice, ministra del monastero di S. Clemente di Sizzano e a fra Giovanni, converso del medesimo, un pezzo di terra.

-Con quietanza del 26 giugno 1289 fra Giovanni, a nome suo e delle Umiliate di S. Clemente di Sizzano, acquista per 38 soldi imperiali una casa da Olrica, moglie del fu Rigordo di Sizzano.

-Documenti successivi documentano l’attività sempre viva delle monache di S. Clemente, fino a quando, Alasia ministra e le altre suore fanno un esposto al vescovo di Novara Oldrado. A causa delle continue guerre, monastero e chiesa erano stati distrutti e loro avevano dovuto fuggire a Ghemme. Poiché non volevano “andar vagando” ed amavano servire Dio, chiedevano di poter entrare nel monastero dell’ospedale di S. Giovanni Battista dei Rastelli, nel sobborgo di S. Luca a Novara, avendo già trovato la compassione della ministra di questo monastero. Il trasferimento fu autorizzato ed avvenne il 17 novembre 1360

-Il trattato di pace stipulato tra Galeazzo Visconti e Giovanni II° marchese del Monferrato fu di breve durata. Giovanni nell’inverno del 1362 occupò il novarese con 10.000 mercenari inglesi a cavallo che presero il nome di Compagnia Bianca. Nonostante Galeazzo Visconti ordinasse che fossero bruciati tutti i paesi, tra i quali anche Sizzano, per non lasciare possibilità di saccheggio, gli inglesi devastarono i nostri paesi portandovi anche la peste. La presenza della peste sconsigliò a Galeazzo Visconti di intraprendere la difesa del novarese permettendo così agli inglesi di commettere ogni sorta di nefandezze e violenze. Arrivarono fino al punto di violentare in pubblico a Sizzano mogli e figlie in presenza di mariti e genitori (Avario). Mentre gli inglesi erano a Sizzano fecero, tra gli altri, prigioniero Ajcardone di Camodea, distinto letterato (Cotta).

-Come detto Sizzano era sede di Pieve ed aveva potestà anche sui paesi vicini. Nel 1403 il pievano di Sizzano venerabile Stefano Ferraris, costruiva a Carpignano la chiesa di S. Ambrogio, oggi demolita.

-Il 20 ottobre 1449 il territorio di Sizzano fu smembrato da Francesco Sforza dalla città di Novara e dato in feudo ai Tornelli.

- Nel 1496 erano feudatari di Sizzano Giorgio e Pietro Caccia denominati Galletti (Rusconi).

-Nel 1630 nacque a Sizzano Vittore Vercelloni “professore di poesia”.

-Il 15 agosto 1631 il notaio Girolamo Berciocchi, originario di Sizzano, rogò l’istrumento, con i capi famiglia di Carpignano radunati sulla pubblica piazza, per far cessare la peste. Fecero solenne voto ai santi Rocco, Fabiano e Sebastiano di santificare annualmente ed in perpetuo le loro feste e di portare in processione le loro immagini. Appena compiuto l’atto la peste cessò (Goio).


-Il 20 aprile 1663 S.E. Mons. Giulio Maria Odescalchi, vescovo di Novara consacra solennemente l’attuale chiesa parrocchiale di Sizzano, costruita, nonostante 5 anni consecutivi di terribile siccità che compromise tutti i raccolti, al posto della chiesa precedente ritenuta troppo piccola e inadeguata alla popolazione (990 anime). I sizzanesi lavorarono sotto la guida dell’arciprete Don Pietro Saggini, “teologo, oblato, con la passione del costruttore”, e poi del successore Don Giovanni Francesco dei Nobili Solari di Oleggio, compiendo l’impresa in meno di tre anni (dal 1651 al 1653).

-Gerolamo Caccia di Sizzano, giureconsulto collegiato dell’imperatore Carlo V, nel 1709 fu nominato “Fiscale Generale Militare”.

-Nel 1729 Sizzano fu ceduto a Lodovico Caccia. Tre anni più tardi ottenne il privilegio di non essere più infeudato.-Nel 1780 il marchese Luigi Tornielli fece tagliare, in accordo con il municipio, un antichissimo e grossissimo olmo che serviva da albo pretorio poiché, con i suoi rami e con la sua ombra, recava gran danno al giardino dei marchesi Tornelli. In cambio fece costruire, a sue spese, la statua della Madonna del Rosario con in braccio Gesù Bambino che, ancora oggi, si affaccia sulla strada provinciale al centro del paese.-Nel 1864 si dà inizio alla costruzione dell’Oratorio dell’Immacolata (chiesa di S. Maria) su progetto del novarese Marietti.

-Nel 1867, per opera dell’arciprete Prone, vengono abbattuti il torrione e parte del recetto (33 magazzini e 13 cantine) allo scopo di formare l’attuale piazza “per decoro della chiesa medesima e a comando della popolazione”.

-Nel 1951 vengono benedette e poste nel campanile le nuove campane.-Il 13 maggio 2001 viene chiusa al culto la Chiesa Parrocchiale per intraprendere i lavori di restauro ed installazione del nuovo impianto di riscaldamento. Durante i lavori vengono alla luce importanti reperti archeologici che, se da un lato confermano le notizie storiche sull’importanza della Pieve di Sizzano, dall’altro causano rilevanti ritardi nei lavori e maggiori oneri.

L’importanza dei reperti è tale che si è costretti progettare un nuovo pavimento sospeso per lasciarli accessibili agli studiosi. La Chiesa viene riaperta al culto domenica 21 dicembre 2003.

[modifica] storia

Sizzano è un paese molto antico. Nei vecchi documenti è citato con diversi nomi: SITIANUM, SICCIANUM (Azario), SICIANIUM, SITIANO, SECTIANO (Bescapé), SECTIANUM (Cerutti). Sizzano era già un paese “ragguardevolissimo” al tempo dei romani e, ancora di più, dopo l’introduzione del cristianesimo, quando viene definito “cospicuo” (Rolandi).

-Il reperto più antico che documenta l’esistenza di Sizzano è una lapide, trovata nel 1667 durante i lavori di costruzione della chiesa parrocchiale e poi murata all’interno della facciata. Reca da un lato una iscrizione romana che ricorda che tale Tito Tullio Maggiore aveva provveduto a restaurare un bagno (terme?) già esistente. Dall’altro lato della stessa lapide fu scolpita, in epoca successiva, quando si era già diffusa nella zona la religione cristiana, una scritta per segnalare il luogo di sepoltura di una nobile bambina vissuta solo un anno, dieci mesi e ventitré giorni.

-S. Adalgiso, che fu il 32° vescovo di Novara, nell’anno 840, assegnò alla Chiesa Cattedrale di Novara, la decima di Sizzano (Bescapè). Vale la pena ricordare che questa decima, pagata con una fornitura di vino alla Curia, è giunta fino ai nostri giorni essendo stata abolita nel 1974 con decreto del vescovo Aldo Del Monte e per interessamento dell’allora sindaco Cav. Severino Pizzetti.

-Nell’anno 969 è documentato che il conte Riccardo di Vallesesia, Signore dell’Ossola, dell’Isola di S. Giulio e di Novara, possedeva beni a Sizzano (Cerutti).

-In un istrumento del 1° settembre dell’anno 1000, Pietro III, vescovo di Novara, permuta con un certo Domenico alcuni beni della “pievania di S. Vittore di Sizzano” che è soggetta alla giurisdizione episcopale.

-Con diploma dato in Aquisgrana nell’anno 1028, l’imperatore Corrado IV, con l’intervento della moglie Gilda e del figlio re Enrico, dona alla chiesa novarese molti beni tenuti dal già citato conte Riccardo, tra i quali i fondi che aveva a Sizzano (Bescapè).

-Il Sommo Pontefice Innocenzo II in una bolla data in Piacenza il 26 maggio 1133, diretta a Litifredo, vescovo di Novara, chiama Sizzano col nome di Pieve. Secondo il Bescapè, avendo Sizzano un antico battistero separato dalla chiesa, la prerogativa di Pieve gli era stata concessa “non per necessità, ma per dignità”.

-Già prima dell’anno 1250 sulla collina, verso nord, a circa 500 metri dall’abitato, sorgeva in Sizzano un monastero di frati e di monache dell’ordine degli Umiliati, detto di S. Clemente, con annessa la chiesa che, seppur in rovina, ancora esiste. Questo è documentato in un decreto datato 30 agosto 1250 nel quale il vescovo di Novara Sigibaldo Cavallazzi conferma la facoltà accordata dal suo predecessore Odemario, alla signora Beatrice, figlia di Stefano Guidone di Sizzano e di Rachelda di Sassa, di poter abitare nel monastero di S. Clemente a Sizzano, dove già abitavano frati e suore, confermando ad essi tutti i possessi ed i privilegi.

-In data 28 ottobre 1284 il Sig. Tornelli dona a suor Beatrice, ministra del monastero di S. Clemente di Sizzano e a fra Giovanni, converso del medesimo, un pezzo di terra.

-Con quietanza del 26 giugno 1289 fra Giovanni, a nome suo e delle Umiliate di S. Clemente di Sizzano, acquista per 38 soldi imperiali una casa da Olrica, moglie del fu Rigordo di Sizzano.

-Documenti successivi documentano l’attività sempre viva delle monache di S. Clemente, fino a quando, Alasia ministra e le altre suore fanno un esposto al vescovo di Novara Oldrado. A causa delle continue guerre, monastero e chiesa erano stati distrutti e loro avevano dovuto fuggire a Ghemme. Poiché non volevano “andar vagando” ed amavano servire Dio, chiedevano di poter entrare nel monastero dell’ospedale di S. Giovanni Battista dei Rastelli, nel sobborgo di S. Luca a Novara, avendo già trovato la compassione della ministra di questo monastero. Il trasferimento fu autorizzato ed avvenne il 17 novembre 1360

-Il trattato di pace stipulato tra Galeazzo Visconti e Giovanni II° marchese del Monferrato fu di breve durata. Giovanni nell’inverno del 1362 occupò il novarese con 10.000 mercenari inglesi a cavallo che presero il nome di Compagnia Bianca. Nonostante Galeazzo Visconti ordinasse che fossero bruciati tutti i paesi, tra i quali anche Sizzano, per non lasciare possibilità di saccheggio, gli inglesi devastarono i nostri paesi portandovi anche la peste. La presenza della peste sconsigliò a Galeazzo Visconti di intraprendere la difesa del novarese permettendo così agli inglesi di commettere ogni sorta di nefandezze e violenze. Arrivarono fino al punto di violentare in pubblico a Sizzano mogli e figlie in presenza di mariti e genitori (Avario). Mentre gli inglesi erano a Sizzano fecero, tra gli altri, prigioniero Ajcardone di Camodea, distinto letterato (Cotta).

-Come detto Sizzano era sede di Pieve ed aveva potestà anche sui paesi vicini. Nel 1403 il pievano di Sizzano venerabile Stefano Ferraris, costruiva a Carpignano la chiesa di S. Ambrogio, oggi demolita.

-Il 20 ottobre 1449 il territorio di Sizzano fu smembrato da Francesco Sforza dalla città di Novara e dato in feudo ai Tornelli.

- Nel 1496 erano feudatari di Sizzano Giorgio e Pietro Caccia denominati Galletti (Rusconi).

-Nel 1630 nacque a Sizzano Vittore Vercelloni “professore di poesia”.

-Il 15 agosto 1631 il notaio Girolamo Berciocchi, originario di Sizzano, rogò l’istrumento, con i capi famiglia di Carpignano radunati sulla pubblica piazza, per far cessare la peste. Fecero solenne voto ai santi Rocco, Fabiano e Sebastiano di santificare annualmente ed in perpetuo le loro feste e di portare in processione le loro immagini. Appena compiuto l’atto la peste cessò (Goio).


-Il 20 aprile 1663 S.E. Mons. Giulio Maria Odescalchi, vescovo di Novara consacra solennemente l’attuale chiesa parrocchiale di Sizzano, costruita, nonostante 5 anni consecutivi di terribile siccità che compromise tutti i raccolti, al posto della chiesa precedente ritenuta troppo piccola e inadeguata alla popolazione (990 anime). I sizzanesi lavorarono sotto la guida dell’arciprete Don Pietro Saggini, “teologo, oblato, con la passione del costruttore”, e poi del successore Don Giovanni Francesco dei Nobili Solari di Oleggio, compiendo l’impresa in meno di tre anni (dal 1651 al 1653).

-Gerolamo Caccia di Sizzano, giureconsulto collegiato dell’imperatore Carlo V, nel 1709 fu nominato “Fiscale Generale Militare”.

-Nel 1729 Sizzano fu ceduto a Lodovico Caccia. Tre anni più tardi ottenne il privilegio di non essere più infeudato.-Nel 1780 il marchese Luigi Tornielli fece tagliare, in accordo con il municipio, un antichissimo e grossissimo olmo che serviva da albo pretorio poiché, con i suoi rami e con la sua ombra, recava gran danno al giardino dei marchesi Tornelli. In cambio fece costruire, a sue spese, la statua della Madonna del Rosario con in braccio Gesù Bambino che, ancora oggi, si affaccia sulla strada provinciale al centro del paese.-Nel 1864 si dà inizio alla costruzione dell’Oratorio dell’Immacolata (chiesa di S. Maria) su progetto del novarese Marietti.

-Nel 1867, per opera dell’arciprete Prone, vengono abbattuti il torrione e parte del recetto (33 magazzini e 13 cantine) allo scopo di formare l’attuale piazza “per decoro della chiesa medesima e a comando della popolazione”.

-Nel 1951 vengono benedette e poste nel campanile le nuove campane.-Il 13 maggio 2001 viene chiusa al culto la Chiesa Parrocchiale per intraprendere i lavori di restauro ed installazione del nuovo impianto di riscaldamento. Durante i lavori vengono alla luce importanti reperti archeologici che, se da un lato confermano le notizie storiche sull’importanza della Pieve di Sizzano, dall’altro causano rilevanti ritardi nei lavori e maggiori oneri.

L’importanza dei reperti è tale che si è costretti progettare un nuovo pavimento sospeso per lasciarli accessibili agli studiosi. La Chiesa viene riaperta al culto domenica 21 dicembre 2003.

[modifica] cavour e il vino di sizzano

Lo statista piemontese Camillo Benso conte di Cavour, il quale, oltre a essere sommo stratega risorgimentale, fu anche provetto viticoltore, proprietario di vaste estensioni terriere e di aziende agricole, egli stesso sperimentò nuove tecniche di coltivazione e di irrigazione, nell’intento di rendere più moderna e più competitiva la produzione delle campagne del Regno Sabaudo. Nella sua brillante carriera politica, inoltre, egli annoverò tra l’altro anche la carica di ministro dell’agricoltura quando fu ministro dell’Interno nel 1859 e nel 1860 e volle come suo segretario l’onorevole e avvocato Francesco Guglianetti, sizzanese almeno d’adozione. Qualche anno prima, nel 1845, il Cavour ebbe modo di gustare ed apprezzare l’ottimo vino di Sizzano, e di esprimere un suo autorevole parere su di esso in una corrispondenza epistolare intrattenuta con Giacomo Giovanetti. Proprio il giureconsulto novarese, nell’intento di promuovere l’esportazione e il successo commerciale dei prodotti agricoli delle nostre terre, gli si era rivolto, e aveva avuto la buona idea di inviargli un assaggio del vino di Sizzano. Lo statista rispose da Torino nel luglio 1845 con una lettera. Scrisse: “confesso ingenuamente che l’ottimo vostro vino di Sizzano mi ha quasi convinto della possibilità di fabbricare in Piemonte vini di lusso. Cotesto vino possiede in alto grado, ciò che fa il pregio dei vini di Francia e manca generalmente ai nostrani, il bouquet. Il bouquet del Sizzano non somiglia a quello di Bordeaux, ma bensì al bouquet del Borgogna, il quale per certe qualità prelibate come il Clos-Vougeot e il Romanet, gode la primizia su tutti i vini di Francia. Or dunque rimane provato che le colline del Novarese possono gareggiare coi colli della Borgogna; e che a trionfare nella lotta è solo necessario proprietari che diligentino la fabbricazione dei vino e ricchi ed eleganti ghiottoni che ne stabiliscano la riputazione”. Il conte aveva le idee ben chiare. Dopo aver delineato le somme qualità del vino di Sizzano in paragone con gli aristocratici vini francesi, con il suo consueto pragmatismo e con il suo senso dell’imprenditoria egli sottolineava i due fattori assolutamente necessari per assicurare il decollo del prodotto dei nostri colli: la competenza diligente dei produttori e l’appoggio influente di ricchi ed eleganti ghiottoni. Quanto a dire che, pur data per certa l’ottima qualità del prodotto, ben poco si sarebbe potuto fare senza una buona azione di marketing. Dal canto suo il Cavour esprimeva il desiderio di dare il proprio appoggio alle eventuali iniziative che si sarebbero prese: “vorrei sinceramente poter cooperare a questa crociata enologica. Farò il possibile nel ristrettissino cerchio in cui mi muovo per poter agire con efficacia, è mestieri che mi diciate se si trova in commercio vino della qualità di quello che mi avete mandato, e qual ne sia il prezzo; se mai il conte Solaro mi cede il suo posto, cosa alla quale io non lo credo molto disposto, manderò in regalo a tutti gli agenti diplomatici del vino di Sizzano. Intanto lo berrò io coi miei amici alla vostra salute”. Dopo aver commentato la situazione delle leggi frumentarie e doganali del tempo a livello europeo, in vista di una loro evoluzione in senso liberista, e dopo aver preconizzato l’apertura dei mercati del Milanese (a quel tempo sotto il dominio austriaco) ai vini spiritosi del Novarese, il conte concludeva ricordando di aver mandato due bottiglie di Sizzano al marchese Cesare Alfieri, fondatore dell’Associazione Agraria Piemontese. Tredici anni più tardi, il grande statista piemontese, assurto ormai alle cure della politica internazionale, sarebbe tornato a degustare con piacere il pregiato vino di Sizzano. Di ritomo dallo storico convegno con l’imperatore francese Napoleone III a Plombières (da cui tanto sarebbe dipeso il Risorgimento italiano), il conte di Cavour sostò infatti a Romagnano dove, dal suo sostenitore e consigliere conte Tornielli, ricevette l’omaggio di alcune bottiglie del nostro vino: la tradizione sizzanese riferisce che queste vennero portate in gran fretta a Romagnano da Pietro Bianchi, intraprendente viticoltore.

cavour e il vino di sizzano  [modifica]

Lo statista piemontese Camillo Benso conte di Cavour, il quale, oltre a essere sommo stratega risorgimentale, fu anche provetto viticoltore, proprietario di vaste estensioni terriere e di aziende agricole, egli stesso sperimentò nuove tecniche di coltivazione e di irrigazione, nell’intento di rendere più moderna e più competitiva la produzione delle campagne del Regno Sabaudo. Nella sua brillante carriera politica, inoltre, egli annoverò tra l’altro anche la carica di ministro dell’agricoltura quando fu ministro dell’Interno nel 1859 e nel 1860 e volle come suo segretario l’onorevole e avvocato Francesco Guglianetti, sizzanese almeno d’adozione. Qualche anno prima, nel 1845, il Cavour ebbe modo di gustare ed apprezzare l’ottimo vino di Sizzano, e di esprimere un suo autorevole parere su di esso in una corrispondenza epistolare intrattenuta con Giacomo Giovanetti. Proprio il giureconsulto novarese, nell’intento di promuovere l’esportazione e il successo commerciale dei prodotti agricoli delle nostre terre, gli si era rivolto, e aveva avuto la buona idea di inviargli un assaggio del vino di Sizzano. Lo statista rispose da Torino nel luglio 1845 con una lettera. Scrisse: “confesso ingenuamente che l’ottimo vostro vino di Sizzano mi ha quasi convinto della possibilità di fabbricare in Piemonte vini di lusso. Cotesto vino possiede in alto grado, ciò che fa il pregio dei vini di Francia e manca generalmente ai nostrani, il bouquet. Il bouquet del Sizzano non somiglia a quello di Bordeaux, ma bensì al bouquet del Borgogna, il quale per certe qualità prelibate come il Clos-Vougeot e il Romanet, gode la primizia su tutti i vini di Francia. Or dunque rimane provato che le colline del Novarese possono gareggiare coi colli della Borgogna; e che a trionfare nella lotta è solo necessario proprietari che diligentino la fabbricazione dei vino e ricchi ed eleganti ghiottoni che ne stabiliscano la riputazione”. Il conte aveva le idee ben chiare. Dopo aver delineato le somme qualità del vino di Sizzano in paragone con gli aristocratici vini francesi, con il suo consueto pragmatismo e con il suo senso dell’imprenditoria egli sottolineava i due fattori assolutamente necessari per assicurare il decollo del prodotto dei nostri colli: la competenza diligente dei produttori e l’appoggio influente di ricchi ed eleganti ghiottoni. Quanto a dire che, pur data per certa l’ottima qualità del prodotto, ben poco si sarebbe potuto fare senza una buona azione di marketing. Dal canto suo il Cavour esprimeva il desiderio di dare il proprio appoggio alle eventuali iniziative che si sarebbero prese: “vorrei sinceramente poter cooperare a questa crociata enologica. Farò il possibile nel ristrettissino cerchio in cui mi muovo per poter agire con efficacia, è mestieri che mi diciate se si trova in commercio vino della qualità di quello che mi avete mandato, e qual ne sia il prezzo; se mai il conte Solaro mi cede il suo posto, cosa alla quale io non lo credo molto disposto, manderò in regalo a tutti gli agenti diplomatici del vino di Sizzano. Intanto lo berrò io coi miei amici alla vostra salute”. Dopo aver commentato la situazione delle leggi frumentarie e doganali del tempo a livello europeo, in vista di una loro evoluzione in senso liberista, e dopo aver preconizzato l’apertura dei mercati del Milanese (a quel tempo sotto il dominio austriaco) ai vini spiritosi del Novarese, il conte concludeva ricordando di aver mandato due bottiglie di Sizzano al marchese Cesare Alfieri, fondatore dell’Associazione Agraria Piemontese. Tredici anni più tardi, il grande statista piemontese, assurto ormai alle cure della politica internazionale, sarebbe tornato a degustare con piacere il pregiato vino di Sizzano. Di ritomo dallo storico convegno con l’imperatore francese Napoleone III a Plombières (da cui tanto sarebbe dipeso il Risorgimento italiano), il conte di Cavour sostò infatti a Romagnano dove, dal suo sostenitore e consigliere conte Tornielli, ricevette l’omaggio di alcune bottiglie del nostro vino: la tradizione sizzanese riferisce che queste vennero portate in gran fretta a Romagnano da Pietro Bianchi, intraprendente viticoltore.

cavour e il vino di sizzano  [modifica]

Lo statista piemontese Camillo Benso conte di Cavour, il quale, oltre a essere sommo stratega risorgimentale, fu anche provetto viticoltore, proprietario di vaste estensioni terriere e di aziende agricole, egli stesso sperimentò nuove tecniche di coltivazione e di irrigazione, nell’intento di rendere più moderna e più competitiva la produzione delle campagne del Regno Sabaudo. Nella sua brillante carriera politica, inoltre, egli annoverò tra l’altro anche la carica di ministro dell’agricoltura quando fu ministro dell’Interno nel 1859 e nel 1860 e volle come suo segretario l’onorevole e avvocato Francesco Guglianetti, sizzanese almeno d’adozione. Qualche anno prima, nel 1845, il Cavour ebbe modo di gustare ed apprezzare l’ottimo vino di Sizzano, e di esprimere un suo autorevole parere su di esso in una corrispondenza epistolare intrattenuta con Giacomo Giovanetti. Proprio il giureconsulto novarese, nell’intento di promuovere l’esportazione e il successo commerciale dei prodotti agricoli delle nostre terre, gli si era rivolto, e aveva avuto la buona idea di inviargli un assaggio del vino di Sizzano. Lo statista rispose da Torino nel luglio 1845 con una lettera. Scrisse: “confesso ingenuamente che l’ottimo vostro vino di Sizzano mi ha quasi convinto della possibilità di fabbricare in Piemonte vini di lusso. Cotesto vino possiede in alto grado, ciò che fa il pregio dei vini di Francia e manca generalmente ai nostrani, il bouquet. Il bouquet del Sizzano non somiglia a quello di Bordeaux, ma bensì al bouquet del Borgogna, il quale per certe qualità prelibate come il Clos-Vougeot e il Romanet, gode la primizia su tutti i vini di Francia. Or dunque rimane provato che le colline del Novarese possono gareggiare coi colli della Borgogna; e che a trionfare nella lotta è solo necessario proprietari che diligentino la fabbricazione dei vino e ricchi ed eleganti ghiottoni che ne stabiliscano la riputazione”. Il conte aveva le idee ben chiare. Dopo aver delineato le somme qualità del vino di Sizzano in paragone con gli aristocratici vini francesi, con il suo consueto pragmatismo e con il suo senso dell’imprenditoria egli sottolineava i due fattori assolutamente necessari per assicurare il decollo del prodotto dei nostri colli: la competenza diligente dei produttori e l’appoggio influente di ricchi ed eleganti ghiottoni. Quanto a dire che, pur data per certa l’ottima qualità del prodotto, ben poco si sarebbe potuto fare senza una buona azione di marketing. Dal canto suo il Cavour esprimeva il desiderio di dare il proprio appoggio alle eventuali iniziative che si sarebbero prese: “vorrei sinceramente poter cooperare a questa crociata enologica. Farò il possibile nel ristrettissino cerchio in cui mi muovo per poter agire con efficacia, è mestieri che mi diciate se si trova in commercio vino della qualità di quello che mi avete mandato, e qual ne sia il prezzo; se mai il conte Solaro mi cede il suo posto, cosa alla quale io non lo credo molto disposto, manderò in regalo a tutti gli agenti diplomatici del vino di Sizzano. Intanto lo berrò io coi miei amici alla vostra salute”. Dopo aver commentato la situazione delle leggi frumentarie e doganali del tempo a livello europeo, in vista di una loro evoluzione in senso liberista, e dopo aver preconizzato l’apertura dei mercati del Milanese (a quel tempo sotto il dominio austriaco) ai vini spiritosi del Novarese, il conte concludeva ricordando di aver mandato due bottiglie di Sizzano al marchese Cesare Alfieri, fondatore dell’Associazione Agraria Piemontese. Tredici anni più tardi, il grande statista piemontese, assurto ormai alle cure della politica internazionale, sarebbe tornato a degustare con piacere il pregiato vino di Sizzano. Di ritomo dallo storico convegno con l’imperatore francese Napoleone III a Plombières (da cui tanto sarebbe dipeso il Risorgimento italiano), il conte di Cavour sostò infatti a Romagnano dove, dal suo sostenitore e consigliere conte Tornielli, ricevette l’omaggio di alcune bottiglie del nostro vino: la tradizione sizzanese riferisce che queste vennero portate in gran fretta a Romagnano da Pietro Bianchi, intraprendente viticoltore.


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