Sinalefe
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La sinalèfe è quella figura metrica in cui nel computo delle sillabe di un verso sono unificate in una sola posizione la vocale finale d’una parola e quella iniziale della parola successiva.
Un primo esempio lo si può notare nel verso
« mi ritrovai per una selva oscura » | |
Il suo schema metrico, in cui si evidenzia la sinalefe, è il seguente
Sill 1 | Sill 2 | Sill 3 | Sill 4 | Sill 5 | Sill 6 | Sill 7 | Sill 8 | Sill 9 | Sill 10 | Sill 11 |
mi | ri | tro | vai | pe | r u | na | sel | va o | scu | ra. |
Tale fenomeno è costante nella metrica italiana, e ogni deviazione da esso è infatti eccezionale, tant'è vero che la sinalefe avviene anche in presenza di segni di interpunzione tra le vocali confinanti di parola: Tale divaricazione tra metrica e sintassi è stata progressivamente esasperata nella poesia postromantica con il risultato di mettere in discussione e poi demolire gli istituti secolari della versificazione italiana: si noti ad esempio il verso pascoliano
« tra me dico, a voce alta. - In bocca al lupo! » | |
Sill 1 | Sill 2 | Sill 3 | Sill 4 | Sill 5 | Sill 6 | Sill 7 | Sill 8 | Sill 9 | Sill 10 | Sill 11 | |
Tra | me | di | co,^a | vo | ce^al | ta.^In | boc | ca^al | lu | po | . |
Da questo esempio si deduce che la sinalefe non implica nella lettura ad alta voce la caduta della prima vocale né una velocità d’enunciato maggiore,il verso può essere letto con ritmo e pause determinati in base alle implicazioni semantiche.
[modifica] Sinalefe ed elisione
Mentre la sinalefe è una figura metrica, l'elisione è invece una figura fonosintattica, che rappresenta con un apostrofo la completa sparizione di una vocale finale di parola rispetto a quella iniziale della parola successiva. Quest'ultima però non coinvolge qualunque incontro tra vocali confinanti di parola:
Nella scrittura della lingua italiana vi sono
- elisioni obbligatorie:
- "l'amico" piuttosto di un agrammaticale "lo amico"
- Elisioni facoltative:
- "una enorme occasione" che può essere scritta come "un'enorme occasione"
- improponibilità di elisione:
- "di quel vago avvenir che in mente avevi" non può certo essere né letto né scritto "di quel vag'avvenir ch'in ment'avevi"
La sinalefe invece non solo è considerabile un antecedente fonetico dell'elisione, ma anzi in poesia è adoperata costantemente, coinvolgendo anche quelle vocali ai confini di parola che non accetterebbero l'elisione: come esempio si colga il seguente:
- Questaˆisoletta intornoˆad imoˆad imo
(Purgatorio I, 100)
Nella lettura il nesso "Questa isoletta può anche essere eseguito "quest'isoletta", mentre nel computo delle sillabe le ultime parole richiedono la sinalefe proprio laddove l'elisione appare improponibile.
N.B.: Nel seguente verso dell’Ariosto, è tecnicamente abusivo parlare di sinalefe o d’elisione dato che la i ha solo valore diacritico (per indicare il suono /ʎ/):
- Le donne, i cavallier, l’arme, gliˆamori, (L. Ariosto, Orlando Furioso, I, 1)
/'larmeʎ ʎa'mori/ con gli a- /ʎa-/ = una sola sillaba, che non andrebbe pronunciata /ʎia'mori/.
[modifica] Voci correlate
Il fenomeno contrario alla sinalefe è la dialèfe: è il caso eccezionale in cui in un verso due vocali confinanti di parola costituiscano sillabe distinte.