Senatusconsultum ultimum
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Il senatusconsultum ultimum o senatus consultum de re publica defendenda era una delibera del Senato della antica Roma repubblicana con cui, dai tempi dei Gracchi, la fazione aristocratica aveva di fatto emendato la costituzione romana, introducendovi una clausola di stato di emergenza («videant consules ne quid res publica detrimenti capiat»).
[modifica] Genesi
Alla ricerca di sostegno nella lotta per reprimere i moti sociali dei Gracchi, la fazione aristocratica nel 132 a.C. si rivolse al Senato chiedendo contro Tiberio Gracco l'emanazione di una delibera che investisse i consoli dei poteri dittatoriali (cioè quelli propri del dittatore, che a tempo limitato in occasioni di guerre in atto poteva accedere al pomerio civico di Roma con l'esercito in armi); ma il giurista P. Mucio Scevola si oppose alla sua approvazione, eccependone l'estraneità ai "mores" su cui era costruito l'ordinamento costituzionale romano. Il Senato si limitò quindi a conferire ai consoli l’incarico di instaurare contro i partigiani di Tiberio, dichiarati "hostes populi Romani", tribunali straordinari le cui sentenze di morte avrebbero potuto eseguirsi senza diritto del condannato alla provocatio ad populum.
Solo nei confronti di Caio Gracco si hanno evidenze storiche di una prima approvazione della delibera in questione, che conferiva ai consoli il potere di assumere determinazioni straordinarie (anche a sacrificio delle libertà dei cittadini) "rei publicae servandae" (per la salvezza della repubblica). Ciò avvenne per sopravanzare la forza legale della Lex de capite cive, con cui Caio Gracco aveva inteso impedire che in futuro vi fossero nuovi attentati alla provocatio ad populum.
[modifica] Evoluzione dell'istituto e rapporto con la provocatio ad populum[1]
Del medesimo potere si valse Silla per scacciare Mario e proscriverne i seguaci, nonché Cicerone per sventare la congiura di Catilina: in questo secondo caso si ebbe, nei confronti dei catilinari reclusi al carcere mamertino, un primo caso di saldatura della delibera di poteri dittatoriali ai consoli e del potere di eseguire immediatamente le condanne così inflitte.
Nuovamente emesso contro Cesare nel 49 a.C., il senatusconsultum ultimum fu così definitivamente denominato dalla sua vittima [2]: era la "ultima" misura possibile per salvare la repubblica: ma dal suo sempre più frequente ripetersi, scaturì invece l'instabilità del sistema delle garanzie che l'antico patto repubblicano tra le classi aveva costituito, ed alla fine gettò le basi delle guerre sociali, della dittatura di Cesare e del principato di Augusto.
[modifica] Note
- ^ Carlo Venturini, Per una riconsiderazione della "provocatio ad populum" (a proposito della "lex Valeria" del 300 a.C.) in Rivista storica dell'antichità, (2005), 35.
- ^ Caio Giulio Cesare, De bello civili (I,5,3).
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