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Pulcinella - Wikipedia

Pulcinella

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bussola Nota disambigua – Se stai cercando il balletto di Igor Stravinskij, vedi Pulcinella (balletto).
Maurice Sand, Pulcinella
Maurice Sand, Pulcinella

Pulcinella (napoletano: Pulecenella) è una maschera napoletana della commedia dell'arte.

Indice

[modifica] Le origini

[modifica] Le Atellane

Alcuni critici fanno risalire questa maschera a Maccus personaggio delle farse popolari romane in lingua osca, un dialetto campano, chiamate Fabulae Atellanae perché la tradizione le vuole nate nel IV secolo nell'antica Atella, una città osca e poi romana a sud di Capua. Altri fanno risalire la maschera ad un altro presonaggio delle Fabulae Atellanae: Kikirrus, una maschera teriomorfa (che nell'aspetto ricorda un animale) che, infatti, ricorda già nel nome il verso del gallo. Quest'ultima maschera ricorda più da vicino la maschera di Pulcinella.

Le Atellane furono una tipologia di spettacolo molto popolare nell'antica Roma, potremmo paragonarle all'odierno teatro vernacolare o dialettale apprezzate soprattutto da un pubblico di basso ceto. Maccus rappresentava la tipologia del servo con un lungo naso e la faccia bitorzoluta, un vero e proprio antenato di Pulcinella, camicia larga e bianca, Maccus portava una mezza maschera, come quelle dei comici dell'arte, aveva il ventre prominente e recitava con voce chioccia.

[modifica] Il nome

Puccio d'Aniello era il nome di un contadino di Acerra reso famoso da un presunto ritratto di Annibale Carracci, dalla faccia scurita dal sole di campagna ed il naso lungo, che diede vita al personaggio teatrale di Pulcinella. Pulcinella ha incarnato e continua ad incarnare il tipo napoletano, ancora oggi all'estero, il personaggio che, cosciente dei problemi in cui si trova, riesce sempre ad uscirne con un sorriso, prendendosi gioco dei potenti pubblicamente, svelando tutti i retroscena. Altri autori attribuiscono l'origine del nome all'ermafroditismo intrinseco del personaggio, ovvero un diminutivo femminilizzato di pollo-pulcino, animale tipicamente non riproduttivo, del quale in un certo senso imita la voce. In tale accezione Pulcinella si riconferma come figura di tramite uomo-donna, stupido-furbo, città-campagna, demone-santo salvatore, un dualismo che sotto molti aspetti configura la definizione pagano-cristiana della cultura popolare napoletana

Giuseppe Bonito Mascherata con Pulcinella
Giuseppe Bonito Mascherata con Pulcinella

[modifica] La Commedia dell'arte

Per approfondire, vedi la voce Commedia dell'arte.

Pulcinella come personaggio del teatro della commedia dell'arte nasce ufficialmente con una commedia del comico Silvio Fiorillo: La Lucilla costante con le ridicole disfide e prodezze di Policinella, scritta nel 1609 ma pubblicata soltanto nel 1632 dopo la morte dell'autore.

Silvio Fiorillo, che già era famoso con il personaggio di Capitan Matamoros, con Pulcinella, probabilmente, risuscita un personaggio già presente nella tradizione del teatro napoletano. Calcese eredita la maschera da Fiorillo.In altri testi è MIchelangelo Facanzani ad ereditare la maschera da Calcese.

[modifica] Pollichinelle, Punch e Półpuszka

Polichinelle francese con doppia gobba
Polichinelle francese con doppia gobba

Il nome di Pulcinella è cambiato nel corso degli anni, anticamente era Policinella, come si vede dal titolo della commedia di Fiorillo, o Pollicinella. Partito da Napoli in compagnia di altri personaggi come Coviello, Pascariello e una lunga fila di capitani vanagloriosi come Matamoros e Rodomonte che parlavano una lingua franca a metà tra il napoletano e lo spagnolo, Pulcinella con Silvio Fiorillo approdò nelle grandi compagnie comiche del nord e divenne l'antagonista di Arlecchino, il servo sciocco, credulone e sempre affamato di quella fame atavica dei poveri diavoli.

Anche nell'aspetto Pulcinella è cambiato nel corso dei secoli, la sua maschera è stata chiara o scura a seconda dei periodi, il pittore veneziano Giandomenico Tiepolo lo dipinge in ambedue i modi, ma siamo già nel XVIII secolo. Nel 1621 nella raccolta d'incisioni intitolata I Balli di Sfessania, il francese Jacques Callot rappresenta il suo Polliciniello con la maschera bianca, il ventre prominente di Maccus diventa una gobba, anzi spesso una doppia gobba, come nella versione francese, altre volte la gobba scompare come nei disegni del pittore romano del '700 Pier Leone Ghezzi dove è rappresentato con la maschera nera.

Comunque la più importante raccolta di lazzi pulcinelleschi rimarrà quella del seicentesco Padre Placido Adriani (Lucca fine sec. XVII-? dopo il 1736). A Napoli, all'inizio del Settecento, la fortuna del personaggio di Pulcinella ha bisogno di uno spazio proprio, per questo verrà costruito appositamente un teatro per le commedie in dialetto: il San Carlino dove lavoreranno famosi Pulcinella come Petito e Altavilla.

Forse l'aspetto del Pulcinella che conosciamo oggi è quello dei disegni di Ghezzi, filtrati attraverso il costume che per anni indossò il più longevo e prolifico attore di farse pulcinellesche: Antonio Petito. Addirittura si è ipotizzato che la forma della maschera, in particolare nelle versioni più recenti, interpreti un comun denominatore delle caratteristiche somatiche (e craniometriche) che contraddistinguono il popolo dei vicoli. Nello studio, La vera storia del cranio di Pulcinella, una serie di caratteristiche somatiche, come le arcate sopracciliari pronunciate e gli occhi incavati,si suppone siano tramandate con grande frequenza nei fitti e chiusi microsistemi dei quartieri popolari di Napoli.

[modifica] Pulcinella nel teatro dei burattini

Al di là della Commedia dell’Arte il personaggio di Pulcinella si è sviluppato autonomamente nel teatro dei burattini, di cui è ormai l’emblema. Il Pulcinella burattino non è più servo e servitore, ma un archetipo di vitalità, un anti-eroe ribelle e irriverente, alle prese con le contrarietà del quotidiano e i nemici più improbabili. Il Pulcinella delle guarattelle è un protagonista assoluto, che affronta altri personaggi (umani, animali o demoni)uno alla volta. Vi è nello spettacolo delle guarattelle (e di tipi di burattini primordiali di altri Paesi) uno schema di straordinaria efficacia teatrale. L'uso del bastone e della pivetta (sorta di ancia che si pone a contatto del palato molle)danno all'azione un aspetto surreale, comico-drammatico di grande attrazione. Pubblici adulti e infantili ne vengono catturati al primo apparire, come se venissero suonate corde di natura pre-culturale.

Deve le sue caratteristiche peculiari, nella sua forma di burattino, all'originalissimo linguaggio di base (con una sua grammatica precisa di segni e movimenti) derivante dal suo supporto materiale: la mano e le dita. In particolare, studi recenti (vedi: "La drammaturgia del pollice opponibile", DAMS Università di Bologna, tesi di laurea di Matteo Moglianesi e "La grammatica edei burattini: il metodo del pollice opponibile" di Stefano Giunchi, Atelier delle Figure 2008 Cervia)tendono a sottolineare una radice comune, basata sulla evoluzione dei movimenti potenziali delle mani, della drammaturgia dei burattini. A partire da queste radici comuni (ribadite anche sperimentalmente) si sono sviluppate forme molto simili di burattini in diverse parti del mondo, con drammaturgie elementari e strutturalmente identiche. Pulcinella-guarattella napoletana è una di queste forme. Questo punto di vista contrasta con l'ideologia "diffusionista" che attribuirebbe alla versione napoletana l'origine di ogni tradzione europea. L'esistenza di tradizioni precedenti di burattini simili (in Iran, Cina, ecc.) contrasta con un'interpretazione estensiva dell'influenza del Pulcinella napoletano. I burattini, nelle loro forme "radicali" e primordiali sono esistiti da sempre (da quando l'evoluzione dei movimenti della mano li ha generati). Hanno preso in prestito caratteri, maschere e tipologie narrative da altri aspetti "più forti" del teatro e della cultura a loro contemporanei. La meraviglia delle guarattelle sta proprio in questo: di essere una forma e un limguaggio teatrale semplice, universale e antichissimo; e nello stesso tempo di essere permeate degli straordinari umori della cultura partenopea (condividendo in parte i caratteri del Pulcinella attore o maschera del carnevale).

Numerosi sono nei secoli i personaggi "cugini" di Pulcinella, protagonisti di nuove tradizioni del teatro dei burattini in tutt'Europa. Pulcinella-burattino, al seguito dei Commedianti dell'Arte, riscosse molto successo, rigenerando le tradizioni locali dei burattinai precedenti, in diverse occasioni assorbendoli e trasformandosi. Soprattutto in Francia dove nacque Polichinelle e in Inghilterra dove si affermò Punch con un repertorio originale e fortemente legato alla tradizione medioevale inglese e metropolitana. Tra gli altri vanno citati, inoltre, Petruška in Russia, Don Cristobal in Spagna, Dom Roberto in Portogallo, Vasilache in Romania. Nel XIX secolo nasce, per iniziativa della famiglia Kemeny (i cui discendenti ne detengono ancora i diritti d'autore) nel Parco di Budapest Vitez Lazlo, con caratteristiche molto simili ai predecessori. ciò a dimostrazione della vitalità estrema di questa forma teatrale e della sua capacità, mantenendo i tratti basilari, di riinventarsi continuamente. La grande famiglia europea dei burattini ha visto anche nel XXI secolo due nuovi nati. Półpuszka è la prima originale derivazione polacca dal tronco dei burattini "radicali" , ideata e realizzata dal burattinaio italiano Massimiliano Venturi con il design di Riccardo Canestrari. In Finlandia – fino ad allora sprovvista di un suo burattino simbolo - è nato Vaino, dalla mano del maestro napoletano Roberto Vernetti con la collaborazione dei suoi allievi finlandesi.

Va notato come la derivazione "bio-meccanica" del linguaggio dei burattini "radicali" (e quindi di Pulcinella), non impedisce uno loro sviluppo drammaturgico contemporaneo. La grammatica di base dei burattini è, per sua natura, combinatoria. Le guarattelle possono (con i limiti e le possibilità di ogni linguaggio)suonare musiche nuovissime ed innovative. E' ciò che sta avvenendo, anche per opera di due burattinai, Gaspare Nasuto e Luca Ronga che nei loro spettacoli più recenti (ad es: "Pulcinella a quattro mani")e nel laboratorio della Scuola per Burattiani di Cervia stanno aprendo nuove vie al Teatro dei Burattini.

Recentemente è rifiorita nel Napoletano e in altre scuole nazionali l'antica tradizione del teatro dei burattini, le guarattelle che ha nel personaggio di Pulcinella il suo principale rappresentante. Attualmente, a Pulcinella si associa il nome dei burattinai Salvatore Gatto, Bruno Leone, Roberto Vernetti, Maria Imperatrice, Adele Fuccio, Gaspare Nasuto. Si è sviluppato un gruppo di burattinai anche a partire dal lavoro di formazione svolto dall'Atelier delle Figure/Scuola per Burattinai e Contastorie. Nato a Cervia nel 2001, l'Atelier parte dalla formazione tradizionale del guarattellaro per sviluppare poi metodiche innovative.

G.D. Tiepolo Pulcinelli acrobati
G.D. Tiepolo Pulcinelli acrobati

[modifica] Pulcinella famosi

Altri Pulcinelli famosi, oltre Fiorillo e Calcese, furono:

Michelangelo Fracanzani che nel 1685 inventò, ad uso e consumo delle scene parigine il personaggio di Polichinelle. Fracanzani era nipote del pittore Salvator Rosa che anche lui saltuariamente si esibiva come dilettante nei teatri dell'arte con un personaggio da lui inventato, uno zanni napoletano di nome Formica.

Filippo Cammarano (1764-1842), il più grande Pulcinella del Settecento. Figlio di Vincenzo un attore siciliano che all'inizio del secolo indossò la maschera di Pulcinella e poi la passò al figlio, Filippo Cammarano si distinse per la sua interpretazione molto popolare e piacque sia ai napoletani che alla corte dei Borboni, fu beniamino di Re Ferdinando che Cammarano non esitò a denominare "Re nasone", i suoi rapporti con la corte erano simili a quello dei giullari delle corti medievali.

Pasquale Altavilla (1806-1875) attore e autore dell'800 lavorò accanto a Salvatore Petito lasciando numerose commedie pulcinellesche, alcune delle quali ancora oggi sono rappresentate.

Antonio Petito (1822-1876) fu il più famoso Pulcinella dell'800, a lui si devono numerosissime farse pulcinellesche, figlio di Salvatore Petito, altro grande Pulcinella, Antonio era quasi analfabeta ma lasciò il più numeroso "corpus" di commedie pulcinellesche che spesso si ispiravano a temi di attualità della società napoletana del suo tempo.

Eduardo De Filippo (1900-1984) vestì spesso i panni di Pulcinella, soprattutto all'inizio di carriera. Nel settembre 1958 a Milano per inaugurare la stagione del Piccolo Teatro mise in scena un felice adattamento della commedia di Pasquale Altavilla Pulcinella in cerca della sua fortuna per Napoli. Nel 1957 scrive Il figlio di Pulcinella, commedia in cui il trickster partenopeo vecchio e servile muore riscattato dal figlio venuto dagli Stati Uniti che ha deciso di togliersi la maschera per non essere più assoggettato.

Massimo Troisi (1953-1994) fu anche lui un buon Pulcinella, all'inizio di carriera con il gruppo teatrale la "Smorfia". Con il film di Ettore Scola Il viaggio di Capitan Fracassa del 1990 Troisi portò la sua versione della maschera napoletana sul grande schermo.

Pino Daniele (1955-) nel suo album d'esordio Terra mia (1977) interpreta nel brano Suonno d'ajere la parte di un Pulcinella malinconico e rabbioso che, toltosi la maschera (un richiamo alla commedia di Eduardo), pensando al dolore dei poveri e dei diseredati medita un'azione di rivolta.


[modifica] Voci correlate

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