Orgia
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La parola orgia può avere molteplici significati.
Quello più radicato nell'immaginario collettivo, consiste in una tipologia di "rapporto sessuale" che si può definire "di gruppo", ossia che si contraddistingue per la presenza di più di due persone, anche quando viene praticato da scambisti di coppia.
Per orgia si può però intendere anche una cerimonia collettiva a base di altri elementi non necessariamente attinenti alla sfera sessuale, ad esempio da fattori quali l'esoterismo, la spiritualità ed altro.
Indice |
[modifica] Cenni storici
[modifica] Le orge nell'antica Roma
Nell'antichità sembra che le "orge" fossero, più che un evento per praticare sesso di gruppo, affari privati con tanto cibo e vino, specie nel periodo Romano. Le orge erano un atto comune; gli abitanti della stessa zona, ristrettamente alle categorie abbienti, erano soliti organizzare cene e feste durante le quali si attuava lo scambio di coppia sia eterosessuale che omosessuale ed a volte si ricorreva ai servizi di prostitute.
[modifica] Le Baccanali
Per approfondire, vedi la voce Baccanale. |
Si trattava di antiche feste orgiastiche a sfondo propiziatorio del culto Orfeo-Dionisio.
Il nome è di origine romana e deriva da rituali dedicati al dio Bacco, ma la sua origine è più antica, probabilmente risale alla Magna Grecia e vennero importate in Roma, nel II secolo a.C.
Già all'epoca romana, ma probabilmente lo era anche prima, era divenuta da semplice festa orgiastica a vero e proprio rito propiziatorio degli dei, tipicamente in occasione della cosiddetta "semina e delle messi".
Le Baccanti, anche dette Menadi, sono le sacerdotesse di Dionisio o Bacco; vengono spesso raffigurate semi-nude oppure vestite in modo succinto, mentre danzano eccitate da un furore conferito dalla divinità durante le cerimonie.
[modifica] Le orge nel Buddismo Vajarayana
Riti orgiastici caratterizzati da erotismo, magia e stregoneria, erano propri di una forma di Buddismo denominato "Buddhismo Tantrico" o "Vajarayana". Questa corrente del Buddismo esiste ancora e conta circa 4 milioni di seguaci, tra cui molti tibetani.
Il Vajarayana predica che il "corpo umano" non è la sorgente dei dolori, bensì un mezzo per conquistare la "morte", intesa come "liberazione" o avvicinamento al "divino"; per il raggiungimento di tale scopo propone degli elementi comunemente respinti dall’ascesi, cioè il sesso, l'amore, la voglia di godersi la vita, l'ebbrezza alcoolica ed altro.