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Miglioramento genetico - Wikipedia

Miglioramento genetico

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Per miglioramento genetico si intende il processo di selezione genetica al fine di migliorare le caratteristiche utili all'uomo nelle specie coltivate o allevate. Tale processo è spesso avvenuto in modo inconsapevole ed empirico attraverso la scelta di fenotipi considerati migliori. Attualmente, grazie alle moderne tecniche biotecnologiche, tale processo risulta essere una combinazione delle osservazioni fenotipiche con le conoscenze genotipiche rese disponibili dallo studio dei genomi.

Indice

[modifica] Storia del miglioramento genetico

L’uomo ha continuanto a modificare, dalle origini della coltivazione e dell’allevamento, gli esseri biologici sottomessi al proprio dominio accentuandone, progressivamente, le capacità di produrre derrate utili alla propria economia. Come quelle del frumento o del mais, la capacità di una mucca di produrre latte, o di un maiale di produrre carne e lardo, è stata moltiplicata, rispetto al frumento e al mais selvatici, alla femmina del Boos primigenius e del cinghiale, molte decine di volte. La vacca primitiva allattava il proprio nato con 200-400 chilogrammi di latte, la mucca di un allevamento moderno produce 12.000 chilogrammi di latte. La modifica delle entità biologiche coltivate o allevate è stata in parte consapevole, in gran parte inconsapevole, o istintiva. Costituisce modificazione inconsapevole la prima alterazione fissata dai coltivatori dell’alta Mesopotamia nel frumento preferendo le stirpi in cui la rachide della spiga, lo scheletro che sostiene le cariossidi, restasse unito, e non si infrangesse spontaneamente, eliminando quelle a rachide scindibile, una caratteristica necessaria, ai frumenti selvatici, per disseminare i semi e riprodurre la specie [1]

[modifica] L'era antica

La prima idea della possibilità di modificare intenzionalmente le peculiarità degli animali domestici è attestata dal libro della Genesi, che narra che Giacobbe sarebbe riuscito a influenzare il colore degli agnelli procreati da pecore che, fecondate all’abbeverata, fissassero gli occhi, al pozzo, su verghe di mandorlo decorticate o complete della corteccia [2] Troviamo il primo nucleo di un’autentica conoscenza dei meccanismi della riproduzione e degli accorgimenti per indirizzarli nel capolavoro dell’agronomia latina, l’opera di Columella, che dopo avere illustrato le idee più curiose, sulla materia, di Aritotele, come l’influenza, sull’esito dell’incrocio , del vento verso il quale la pecora volga il muso mentre il montone la salta, illustra il singolare esperimento compiuto dallo zio Marco. Acquistati, da un circo, montoni africani di bellissimo colore, il patrizio iberico li accoppiò a pecore spagnole ottenendo capi dal colore del padre, ma dalla lana ruvida, una peculiarità che avrebbe corretto con incroci ulteriori con maschi dalla lana fine: il primo resoconto, nella storia delle conoscenze umane, di un programma genetico che unisce razionalmente due procedimenti: l’incrocio e la selezione con reincrocio [3])

Dobbiamo al genio di Columella anche la formulazione dei primi criteri per la selezione dei vegetali. Spiegando come garantirsi la semente per il migliore raccolto futuro di frumento l’agronomo latino suggerisce di scegliere le spighe più belle nel campo, un autentico procedimento di selezione genetica, e di separare, sull’aia, col vagio, i semi più corposi e pesanti, la condizione della semente di germinabilità maggiore.

[modifica] Il Rinascimento

Queste precauzioni di Columella verranno suggerite dagli autori successivi: le ripeterà integrandole di nuovi consigli, il maggiore agronomo del Rinascimento, il francese Olivier de Serres [4])

[modifica] L'ottocento

Se la precettistica per il miglioramento delle razze domestiche, vegetali e animali, non conosce progressi di autentica portata innovativa tra Columella e Oliver de Serres, trascorre poco più di un secolo dall’opera francese ed ha inizio la prodigiosa stagione inglese della selezine animale. A opera di un ceto di affittuari di grandissima accortezza, dalla speciale passione per le forme del bestiame, si sviluppa, in Inghilterra e Scozia, il rimodellamento di tutte le razze allevate. L’Isola impazzisce per i propri animali: mentre proprietari patrizi e affittuari selezionano pecore, bovini e suini, gli ippodromi sono teatro della selezione del prodigioso purosangue inglese, i patrizi selezionano, per le proprie cacce, un caleidoscopio di razze canine, i circoli dei colombofili esultano per la forma di un’ala o di un collo. È in questo ambiente eccezionale che Charles Darwin, reduce dalla formulazione della propria teoria sulla selezione nelle condizioni di natura, dedica gli ultimi anni, e il proprio impareggiabile genio, a studiare le modifiche impresse alle razze animali dall’allevatore, pubblicando, nel 1868, quella Variation of animals and plants under domestication che gli studiosi del grande inglese, sedotti dal fascino della prima opera, conoscono, generalmente, poco e male. Alle prove del processo in corso, nel Regno, per la selezione degli animali, Darwin aggiunge tutte le notizie, ed il proprio commmento, sulla selezione dei vegetali, ancora lontana dai successi conosciuti dalla selezione animale [5])

All’analisi più acuta del procedere di quell’immenso esperimento collettivo che ha preso corpo nella selezione animale nell’Inghilterra dell’Ottocento, Darwin aggiunge la formulazione di un’ipotesi biologica per spiegare le fondamenta fisiologiche dei risultati conseguiti. È una teoria che rivelerà presto la propria inconsistenza. Singolarmente, tre anni prima della pubblicazione dell’opera sulla selezione domestica dello scienziato inglese una modesta rivista scientifica della Boemia ha pubblicato uno studio dell’abate del convento agostiniano di Brno sull’ereditarietà nei piselli. Lettore di tutta la pubblicistica scientifica europea, Darwin ha ignorato il modesto studio di Gregor Mendel, che offrirà le fondamenta matematiche alla dottrina moderna dell’ereditarietà [6].

Pubblicata su una riviata priva di prestigio, la teoria di Mendel non sarà conosciuta e impiegata proficuamente che all’alba del Novecento. Intanto i procedimenti pratici avranno avviato, anche nella sfera dei vegetali, il più vigoroso moto di rinnovamento del patrimonio delle varietà che l’uomo coltiva sui propri campi.

Possiamo rilevare che l’Italia arriverà tardissimo ad inserirsi sul fronte del miglioramento delle specie domestiche. Nell’intero corso dell’Ottocento l’espressione più precoce di riflessione scientifica sui temi del miglioramento animale è la relazione che il socio Paolo Predieri tiene, nel 1851, alla Società agraria di Bologna analizzando vantaggi e svantaggi delle tre strade aperte per il miglioramento delle razze bovine, ovine e suine: la sostituzione totale con razze straniere, la sostituzione progressiva, la selezione delle razze indigene [7].

L’Italia cercherà di elidere il grande ritardo accumulato adottando la seconda strada: per abbreviare i tempi sacrificherà, così, la maggior parte delle razze tradizionali, oggi ridotte a gruppi esigui, campionario biologico di un catalogo zoologico di cui le ragioni dell’economia hanno preteso il sacrificio.

[modifica] Note

  1. ^ Antonio Saltini, I semi della civiltà. Frumento, riso e mais nella storia delle società umane, 1995
  2. ^ Antonio Saltini, Conoscenze agronomiche nei libi della Bibbia, Rivista di storia dell’agricoltura, XXXIX n.1, giugno 1999
  3. ^ Antonio Saltini, Storia delle scienze agrarie, vol. I, 1984, pagg. 101-114
  4. ^ Idem, Ibidem, vol I, 1984, pagg. 412-416
  5. ^ Idem, Ibidem, vol IV, 1989, pagg. 121-137
  6. ^ Idem, Ibidem, vol IV, 1989, pagg. 151-170
  7. ^ Antonio Saltini, Un’istituzione di cultura agraria al traguardo del secondo secolo, in Accademia nazionale di agricoltura, Annali, CXX, 2001



[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

  • Wood Roger J., Orel Véte^zslav, Genetic Prehistory in Selective Breeding. A Prelude to Mendel,, Oxford University Press, Oxford 2001
  • Salamini Francesco, Oezkan Hakan, Brandolini Andrea, Schaefer-Pregl Ralf, Martin William, Genetics and geography of wild cereal domestication in the Near East, in Nature, vol. 3, ju. 2002
  • Hall S, Clutton Brock Juliette, Two hundred years of British farm livestock, Natural History Museum Publications, London 1988
  • Hyams Edward, E l'uomo creò le sue piante e i suoi animali. Storia della domesticazione, Milano 1973
  • Roussel Nicholas, Like engend'ring like. Heredity and animal breeding in early modern England, Cambridge University Press, Cambridge 1986
  • Aureliano & Andrea Brandolini 2006. Il mais in Italia: storia naturale e agricola Pag. XII+370. CRF Press. Bergamo, Italy. Analysis of the origin of maize species and relationships between American and European traditional varieties. http://www.asa-press.com/


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