Lapide di Venezia
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La Lapide di Venezia (Lapis Venetus) è un'epigrafe latina ritrovata a Venezia nel 1674, arrivata in città come zavorra di una nave, e attualmente ivi conservata nel museo archeologico. È catalogata come CIL III 6687.
Traduzione italiana:
« Quinto Emilio, figlio di Quinto, negli accampamenti del divo augusto sotto P. Sulpicio Quirinio legato di Cesare per la Siria, fui insignito di onori come prefetto della coorte augusta I e prefetto della coorte II classica; io pure per comando di Quirinio condussi un censimento dei 117 mila uomini cittadini della città di Apamena (in Siria); sempre per comando di Quirinio, avendo mosso contro gli iturei del monte Libano, conquistai una loro fortificazione. » |
La lapide nomina tra l'altro un censimento di Publio Sulpicio Quirinio (vedi Censimento di Quirinio) svolto presso la città siriaca di Apamea che godeva di statuto autonomo sul modello delle polis greche.[1] La data del censimento non è precisata e gli studiosi lo identificano col censimento di Quirinio in Siria e Giudea nel 6/7 d.C. oppure con un censimento parallelo a quello universale indetto da Augusto nell'8 a.C. Alcuni studiosi[2] la riferiscono all'anno del consolato di Quirinio, il 12 a.C.
Indipendentemente dalla data, secondo gli studiosi cristiani la lapide risulta una testimonianza preziosa in quanto testimonia l'esistenza di un censimento organizzato da funzionari romani in un territorio alleato: questo rende verosimile il "primo censimento" di Quirinio nominato nel Vangelo di Luca (2,1-2) nel territorio palestinese del rex socius Erode il Grande in occasione del quale nacque Gesù.
[modifica] Note
- ^ Nelle sue monete si definiva autònomos, autonoma. Non sono però completamente note le caratteristiche di questa autonomia (v. Corrado Marucci, Storia e amministrazione romana nel NT, p. 2197 in Aa.Vv., Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, vol. 2 Principat, Berlino-New York 1996)
- ^ E. J. Vardaman, vedi [1].