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Interpretazioni storiche sui fratelli di Gesù - Wikipedia

Interpretazioni storiche sui fratelli di Gesù

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Indice

Voce principale: fratelli di Gesù.

Il Nuovo Testamento accenna in diversi passi a dei fratelli di Gesù (termine greco adelfòi). Il modo in cui debba essere intesa questa espressione è stato oggetto di controversie nei primi secoli del cristianesimo e lo è tuttora fra storici, esegeti e teologi. Le principali interpretazioni attuali sono:

  • cugini o parenti;
  • fratelli in senso proprio, cioè figli di Maria e di Giuseppe;
  • fratellastri, cioè figli di Giuseppe con una prima moglie di cui sarebbe rimasto vedovo prima di risposarsi con Maria;
  • collaboratori nel ministero apostolico.

[modifica] Cugini paterni

Secondo questa ipotesi i 4 fratelli possono essere identificati con i figli di Alfeo-Cleofa, zio paterno di Gesù, e sua moglie Maria di Cleofa. Adelfòi indicherebbe dunque cugini di primo grado.

[modifica] Sostenitori

Attuale principale sostenitore della teoria dei fratelli-cugini è la Chiesa Cattolica (v. in particolare Catechismo della Chiesa Cattolica n. 500[1]).

Il più antico e sistematico enunciatore di tale teoria è Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i 'fratelli' erano fratelli carnali (v. dopo), scrive nel suo De Viri illustribus:

« Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un'altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro. »

La teoria di Girolamo è sostenuta anche da Lutero: consapevole delle diverse possibilità per intendere l'espressione 'fratelli' di Gesù, non ritenne che si trattasse di fratelli carnali, né che Giuseppe aveva avuto figli da un matrimonio precedente, né che Giuseppe avesse simultaneamente due mogli. [2] Lutero credeva alla verginità perpetua di Maria: "durante e dopo il parto, come era vergine prima del parto, così lei rimase". [3] In particolare in una sua opera si legge:[4]

« Cristo ... è stato l'unico figlio di Maria, e la vergine Maria non ha avuto altri figli oltre a lui ... "fratelli" significa in realtà cugini, poiché la sacra scrittura e gli ebrei chiamano sempre fratelli i cugini... Egli, Cristo, il nostro salvatore, fu il frutto reale e naturale del grembo verginale di Maria... Ciò avvenne senza cooperazione dell'uomo, ed ella rimase vergine anche dopo. »
(Martin Lutero. Sermone sopra Giovanni, capitoli 1-4. 1537-39)

Anche gli altri riformatori protestanti del XVI sec., tra cui Calvino e Zwingli, mantennero questa posizione. In particolare, Calvino scrive:

« Secondo il costume ebraico si chiamano fratelli tutti i parenti. E tuttavia Elvidio si è mostrato troppo ignorante, nel dire che Maria ha avuto diversi figli perché in qualche punto si è fatta menzione di fratelli di Cristo »
(Calvino, Commento in Matteo 13,55)

[modifica] Analisi

Secondo la tradizione cattolica, l'interpretazione di adelfòi come 'cugini' riesce a ricondurre ad un quadro unitario, organico, coerente, non contraddittorio i molteplici indizi che sono rintracciabili nel Nuovo Testamento e nella tradizione successiva, testimoniata in particolare dal lavoro di Eusebio di Cesarea. Questa ipotesi non deriva da una sovralettura dogmatica (= voler dimostrare la verginità di Maria) delle fonti bibliche e storiche, ma da una paziente ricostruzione del puzzle formato dai tanti e frammentari tasselli sparsi rinvenibili in tali fonti. In tale disegno complessivo, ogni dato viene a combaciare, senza lasciare fuori alcun tassello. Se la tradizione cristiana prima e cattolica poi ha adottato l'interpretazione dei 'fratelli' come cugini, in definitiva, non è per una astratta esigenza teologica relativa alla verginalità di Maria, ma sulla base di criteri storico-critici.

Nei confronti della secolare interpretazione dei 'fratelli' come cugini sono state mosse negli ultimi secoli molte obiezioni. Queste sono state avanzate soprattutto dall'ampia parte del mondo riformato che su questo punto si è scostato dall'insegnamento di Lutero, intendendo adelfós come 'fratello' in senso proprio e non come 'cugino'.

Argomenti per l'interpretazione di adelfós in senso proprio come 'fratello' Argomenti per l'interpretazione di adelfós in senso lato come 'cugino'
Etimologicamente adelfós significa co-uterino, il che fa pensare a figli della stessa madre. Nel greco ellenistico, come già nel greco classico, il campo semantico del termine si è svincolato dalla originaria connotazione materna, indicando anche 'fratelli' o fratellastri paterni (stesso padre, madre diversa).
Secondo Mt1,25 Giuseppe non 'conobbe' (sessualmente) Maria "finché partorì un figlio", il che esclude la perpetua verginità. Il versetto vuole sottolineare il concepimento verginale prima del parto, senza alcun intervento umano, e non implica necessariamente che dopo Giuseppe 'conobbe' Maria[5] (p.es. dire che la Qantas non ha finora avuto incidenti aerei implica la sicurezza dei voli mostrata finora, non implica necessariamente che presto ne avrà).
Secondo Lc2,7 Maria diede alla luce il suo figlio primogenito. Se avesse voluto dire che Gesù è stato figlio unico, avrebbe evidentemente indicato Gesù come figlio unigenito. In tutte le lingue il primo nato è sempre detto primogenito, indipendentemente dal fatto che seguano altri figli o meno. Presso gli Ebrei in particolare il primo nato era sempre detto primogenito e tale rimaneva, perché al primo nato erano riservati particolari diritti di famiglia (v. Dt21,15-17). Infine, particolarmente preziosa risulta la scoperta del 1922 di una lapide nella necropoli ebraica di Tell el-Jehudi, presso Leontopolis in Egitto, databile al 5 a.C. In essa una certa Arsinoe ricorda: "Nei dolori del parto del mio primogenito la sorte mi condusse al termine della vita".[6] È palese che in tal caso 'primogenito' indica 'unigenito'.
In greco, la lingua in cui il NT è stato scritto, il termine (adelfòs) indica inequivocabilmente fratello in senso proprio. Il NT è scritto in greco ellenistico da persone di madrelingua ebraico-aramaica che hanno implementato, con lettere e morfologia greca, idiomi e costruzioni semantiche di tipo semitico, caratterizzando dunque il testo con continui semitismi. Un professore di greco classico che correggesse il NT lo riempirebbe di segni rossi. Il proto-termine che soggiace al meta-termine greco adelfòs è l'ebraico-aramaico 'ah. Tale termine è caratterizzato da una polisemia così ampia da coprire non solo i legami familiari propriamente fraterni, ma più in generale tutti i rapporti paritari abbastanza stretti di tipo parentale (parenti, cugini), sociale (connazionale, amico, collega), religioso (compagno nella fede).
Nel caso dei fratelli di Gesù, se si fosse trattato di cugini gli scrittori del NT avrebbero usato il greco anepsiòs. In greco classico anepsiòs rappresenta effettivamente i cugini, ma nell'uso che se ne fa nella LXX e nel NT indica una parentela non definibile ma più o meno lontana dal punto di vista geografico ed esistenziale. I 'cugini' di Gesù, a stretto contatto geografico ed esistenziale, non potevano essere definiti anepsioi, sebbene dal punto di vista del greco classico lo fossero. Si tenga conto che si tratta di persone presumibilmente ancora in vita al tempo di composizione dei vangeli e ben rispettate all'interno della comunità cristiana.
- Di questi 'fratelli' e 'sorelle' non viene mai indicata una parentela diretta con Maria o Giuseppe. Solo Gesù viene indicato come 'figlio di Maria' o 'figlio di Giuseppe'.
- Gesù morente in croce (Gv19,26-27) affida sua madre all'apostolo Giovanni perché sarebbe rimasta priva di marito e figli che le assicurassero il mantenimento.
I 'fratelli' non avevano fede in Gesù (v. Mc3,21;Gv7,5), pertanto non possono essere identificati (seppure parzialmente) con alcuni apostoli. I 'fratelli' inizialmente non avevano fede in Gesù. Giacomo, l'unico 'fratello' di cui abbiamo esplicite notizie nel NT, divenne poi vescovo di Gerusalemme: questo fa ragionevolmente supporre che maturò una successiva fede in Gesù, al pari di molti altri che si convertirono a contatto col ministero del Salvatore. In At1,14 inoltre è testimoniata la presenza dei 'fratelli' nella comunità dei credenti post-pasquale, confermandone la maturazione della fede.
Sia Mc (Mc3,16-19;3,31-35) che Mt (Mt10,2-4;12,46-50) presentano prima la lista degli apostoli, quindi l'episodio del 'rigetto' di Gesù verso i suoi fratelli. I 3 apostoli Giacomo, Giuda e Simone non possono quindi essere identificati coi fratelli di Gesù, che ancora non avevano fede in lui. Potrebbe trattarsi di un inserimento discronico della lista stereotipata dei 12 apostoli all'inizio del ministero di Gesù, quando in realtà i 3 fratelli-apostoli non ne facevano ancora parte (v. un altro esempio di discronia in At5,36, che riporta come già avvenuta una rivolta non ancora verificatasi al tempo della narrazione). Rispettando la reale sequenza storica degli eventi, interesse non preponderante nei vangeli, Mc e Mt avrebbero dovuto illustrare la chiamata dei primi (9?) apostoli, presentando una lista non tradizionale e incompleta, quindi descrivere l'episodio dei fratelli, quindi riportare il loro successivo ingresso tra gli apostoli. Storicamente corretto, ma redazionalmente ridondante (si noti in particolare il silenzio circa la conversione degli apostoli Giacomo, Simone e Giuda).
Ammettendo l'apostolicità di Giacomo, Giuda e Simone, in At1,13-14 il plurale 'fratelli' indicherebbe al più il solo Giuseppe-Ioses. L'elencazione corretta da parte di Lc avrebbe dovuto in effetti distinguere i 9 apostoli, quindi i 3 fratelli-apostoli, quindi il fratello non apostolo più altri eventuali fratelli-parenti condiscepoli, tra cui le sorelle. Questa precisione sarebbe conforme alla nostra sensibilità moderna ma stonerebbe nel contesto della narrazione neotestamentaria.
In Mc6,3-4;Mt13,55-56 che importanza poteva avere l'elenco nominativo dei cugini di Gesù insieme alla madre? Parimenti, l'antitesi presentata in Mc3,31-34;Mt12,46-50;Lc8,19-21 perderebbe la sua forza intendendo 'cugini' in luogo di 'fratelli'. I legami parentali ed esistenziali dei cugini all'interno della società rurale e patriarcale caratteristica della Palestina di Gesù erano infinitamente più prossimi di quelli tipici della nostra società, prevalentemente nucleare, frammentata e urbana.

Contro lo schema sinottico sopra riportato, che implementa l'interpretazione della secolare tradizione cattolica, possono essere mosse osservazioni che non ledono lo 'zoccolo duro' dell'ipotesi (fratelli=cugini). In particolare:

  • Giacomo 'fratello' (cugino) del Signore deve essere distinto dall'apostolo Giacomo il Minore figlio di Alfeo: il Giacomo fratello del Signore che si dichiara autore della neotestamentaria Lettera di Giacomo non si autoidentifica come 'apostolo', mentre se lo fosse stato lo avrebbe sicuramente indicato. Di contro, in Gal 1,19 Paolo indica Giacomo come apostolo (per la distinzione Giacomo Minore/fratello v. p.es. i cattolici Ugo Vanni,[7] Pasquero Fedele[8]; a favore invece dell'identificazione tradizionale Giacomo Minore = 'fratello', v. p.es. Giuseppe Ricciotti[9]).
  • Similmente, anche Giuda fratello di Giacomo, e dunque fratello di Gesù, deve esse distinto dall'apostolo Giuda Taddeo, poiché nell'incipit della Lettera di Giuda non si autoidentifica come 'apostolo' (v. i cattolici Pasquero Fedele,[10] Salvatore Garofalo;[11] a favore invece dell'identificazione tradizionale dei Giuda Taddeo e 'fratello', v. p.es. Giuseppe Ricciotti[12]).

Va fatto notare che tali scissioni (Giacomo fratello/Giacomo Minore; Giuda fratello/Giuda Taddeo) si basano sulla loro mancata autoidentificazione come apostoli, e la validità del silentium come argumentum non è molto solida.

[modifica] Cugini paterni e materni

Lo studioso tedesco cattolico Josef Blinzler nel 1967[13] ha proposto una ipotesi secondo la quale i 4 'fratelli' sono cugini di primo grado di Gesù, ma 2 per parte di madre e 2 per parte di padre.

L'argomentazione di Blinzer si fonda sulla ipotesi delle 4 donne in Gv19,25, distinguendo la 'sorella' di Maria (zia di Gesù, madre di Giacomo e Giuseppe-Ioses, cugini materni di Gesù) da Maria di Cleofa (Cleofa era fratello di Giuseppe, zio di Gesù, padre di Simone e Giuda, cugini paterni di Gesù). Altri presupposti di tale tesi sono la non apostolicità dei fratelli-cugini Giacomo e Giuda, derivante dalla loro mancata autoidentificazione come tali, e la scissione di Cleofa e Alfeo, essendo indimostrabile con assolutezza tale identità.

[modifica] Sostenitori

Oltre a Josef Blinzler tale ipotesi è ripresa p.es. da Rinaldo Fabris nel suo Gesù di Nazareth (p. 398-399) e da Vittorio Messori nel suo Ipotesi su Maria (p. 520).

[modifica] Analisi

La proposta può apparire non del tutto convincente in quanto:

  • soprattutto, nel testo greco di Gv19,25 nulla autorizza a scindere le due donne;
  • circa la non apostolicità delle lettere di Giacomo e Giuda e dei rispettivi autori, 'fratelli' di Gesù, non è storicamente corretto trarre conclusioni probanti da silenzi;
  • il fatto che l'identificazione di Cleofa e Alfeo non sia dimostrabile con assolutezza non preclude a priori la verosimile eventualità che sia possibile.

[modifica] Fratelli

L'interpretazione esplicita di adelfoi come fratelli carnali in senso proprio compare nella Chiesa in epoca relativamente tarda, ad opera di Elvidio, vescovo ariano di Milano dal 355 al 374. Egli entrò in contrasto con Girolamo, criticando i voti monastici femminili e affermando la superiorità del matrimonio sul celibato. Elvidio sostenne che Maria era vissuta con Giuseppe e aveva avuto da lui dei figli, dopo la nascita verginale di Gesù Cristo.

[modifica] Sostenitori

Molte delle chiese protestanti attuali, i Testimoni di Geova ed altri esegeti contemporanei concordano con la tesi di Elvidio, ritenendo che gli adelfòi siano effettivi figli di Maria e quindi fratelli di Gesù. Pur non accettando la credenza tradizionale della verginità perpetua di Maria, non viene rifiutato il "concepimento" e la "nascita verginale" di Gesù, derivata in Is7,14 e presente sia in Mt1,18-25 che in Lc1,26-38.

Anche alcuni studiosi cattolici (p.es. lo statunitense John P. Meier[14]) ritengono possibile, stando alla lettera del testo, l'interpretazione di adelfòi come 'fratelli', prescindendo dalla fede e dall'insegnamento successivo della Chiesa.

I sostenitori di questa teoria notano come non si comprenda il senso di un matrimonio bianco quando la predicazione apostolica raccomandava vivamente i rapporti tra i coniugi 1Cor7,5. Inoltre Gv7,5 può essere visto come l'adempimento di Sal69,8 dove si parla letteralmente di figli della Madre del Messia. Il salmo 69 è attribuito a Cristo diverse volte nel NT, in particolare Sal69,9 è citato sia da Gv2,17 che da Rom15,3. Per la tradizione evangelica, che crede nell'ispirazione plenaria della Scrittura, è difficile pensare che Dio abbia ispirato il salmista a dire qualcosa di opposto alla verità. Diversamente il testo sarebbe "sono un estraneo per i figli di mia zia".

[modifica] Analisi

L'ipotesi degli adelfoi come fratelli appare più semplice e immediata: il significato del termine nel greco classico è sicuramente quello di 'fratelli' in senso proprio, che precluderebbe la verginità di Maria. E su questa immediatezza semantica del testo insistono appunto i sostenitori di tale teoria.

Secondo molti esegeti protestanti, l'unica difficoltà rimanente è quella dell'omonimia tra i Giacomo e Iose di Mc6,3 e quelli di Mc15,40 (per i cattolici sono le stesse persone) ma può essere facilmente spiegata tenendo conto che nel mondo ebraico il numero di nomi era limitato e si possono trovare parecchi omonimi.

Secondo la tradizione cattolica, tuttavia, sembra generare più complicazioni che soluzioni. Tenendo conto dell'informazione di Egesippo, citato da Eusebio (St. Eccl. 3,11,2 en; St. Eccl. 4,22,4 en), secondo la quale Alfeo-Cleofa era zio di Gesù, ne deriva che Gesù avrebbe quattro fratelli di nome Giacomo, Giuseppe-Ioses, Giuda e Simone, parenti (nipoti) di suo zio Alfeo-Cleofa, che sarebbero distinti da altri 3 omonimi personaggi, cioè Simone cugino di Gesù, e i fratelli Giacomo e Giuseppe-Ioses, figli di un altro Alfeo-Cleofa e sua moglie Maria. Per quanto tali nomi fossero diffusi nella Palestina dell'epoca, le possibilità di concatenazione parentale orizzontale e verticale dei nomi in questione non sono molto elevate, tenendo conto soprattutto del numero non eccessivamente elevato di parenti o discepoli di Gesù.[15] Questo solitamente non viene accennato dai sostenitori di tale teoria, con una metodologia scientifica poco corretta (v. p.es. Giacinto Butindaro, La Chiesa Cattolica Romana, Roma 1998, cap. 7, p.177-178; o un articolo del protestante Dave Miller).

[modifica] Fratellastri

L'ipotesi dei 'fratelli' di Gesù come fratellastri, cioè figli di Giuseppe avuti da un precedente matrimonio con Maria, è quella più antica: è attestata per la prima volta nel Protoevangelo di Giacomo, risalente a circa il 150 d.C. In esso viene descritta la miracolosa scelta di Giuseppe sposo di Maria tramite la fioritura del bastone, alla quale Giuseppe obietta: "Ho già figli e sono vecchio, mentre lei è giovane. Non voglio apparire ridicolo tra i figli di Israele" (cap. 9,8en).

[modifica] Sostenitori

Oltre a tale opera apocrifa l'ipotesi compare in altri scrittori successivi: Eusebio di Cesarea (St. Ecc. 2,1,2 en ); Clemente di Alessandria; Origene; Ilario di Poitiers; Ambrosiaster; Gregorio di Nissa; Epifanio; Ambrogio; Cirillo di Alessandria. Attuali sostenitori di tale teoria sono gli esegeti di matrice ortodossa (v. anche p.es. l'avventista Ángel Manuel Rodríguez en).

[modifica] Analisi

La principale obiezione che viene mossa a questa ipotesi è che in Lc2,1-6 lo stesso Luca dice che Giuseppe si fece registrare al censimento con sua moglie Maria, senza fare alcun accenno ad altri figli. Il fatto che il vangelo di Luca, una fonte più antica del protovangelo di Giacomo, non li nomini, fa ritenere ai sostenitori di questa obiezione che non siano mai esistiti.

[modifica] Collaboratori

Una quarta ipotesi è stata di recente formulata dai biblisti della scuola esegetica di Madrid. Presupposto di partenza è che gli attuali testi evangelici si basino su fonti originali aramaiche (v. teoria della Priorità aramaica), e sulla base di una dettagliata analisi dei passi in questione[16], ritengono che l'espressione "fratelli di Gesù" venisse usata in realtà per designare i suoi collaboratori, cioè gli apostoli e gli altri discepoli che lo seguivano e aiutavano. Allo stesso modo, la "sorella della madre di Gesù" sarebbe stata una donna che assisteva Maria. Alcuni passi che, nel testo greco dei Vangeli, sembrano contraddire questa spiegazione (Lc8,19-21;Gv7,5) secondo questi biblisti si spiegano con errori di traduzione da una fonte originale in lingua aramaica.

Di contro, al di là del valore delle singole dettagliate analisi, occorre notare come queste si basino su un ipotetico testo aramaico che, se anche esistito, non ci è pervenuto.

[modifica] Note

  1. ^ Nel paragrafo, che parla della verginità di Maria, si legge: "Giacomo e Giuseppe, 'fratelli di Gesù' (Mt13,55) sono i figli di una Maria discepola di Cristo, la quale è designata in modo significativo come 'l'altra Maria'(Mt28,1)". Non accennando alla figliolanza di Simone e Giuda, il Catechismo della Chiesa Cattolica lascia aperta la possibilità dei cugini paterni e materni, secondo l'ipotesi avanzata da Josef Blinzler.
  2. ^ Martin Luther, Luther's works, vol. 54, ed. J. J. Pelikan, H. C. Oswald & H. T. Lehmann (Philadelphia: Fortress Press, 1999)
  3. ^ Martin Luther, “Sermon on the Presentation of Christ in the Temple,” Luthers Werke 52:688- 99,quoted in Jaroslav Pelikan, Mary Through The Ages
  4. ^ (EN) Martin Luther’s Theology of Mary
  5. ^ V. Bibbia TOB, nota a Mt1,25.
  6. ^ Testo pubblicato da J.B. Frey, Biblica, 11 (1930), pp. 369-390, cit. da Alain de Benoist [1].
  7. ^ Nel commento a Gal 1,19 in La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni S. Paolo 1987, p. 1779.
  8. ^ V. introduzione alla lettera di Gc in La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni S. Paolo 1987 p. 1847.
  9. ^ V. introduzione alla lettera di Gc in La Sacra Bibbia annotata da Giuseppe Ricciotti, Ed. Salani 1993, p. 1719.
  10. ^ V. introduzione alla lettera di Gd in La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni S. Paolo 1987 p. 1866.
  11. ^ V. introduzione alla lettera di Gd in La Sacra Bibbia Edizione ufficiale della CEI, ed. Paoline 1980, p. 1227
  12. ^ V. introduzione alla lettera di Gd in La Sacra Bibbia annotata da Giuseppe Ricciotti, ed. Salani 1993, p. 1757.
  13. ^ Die Brüder und Schwestern Jesu. Stuttgarter Bibelstudien 21, Stuttgart 1967. Tr. it. I fratelli e le sorelle di Gesù, Paideia, Brescia 1974.
  14. ^ John P. Meier, Un ebreo marginale, Queriniana, (tr. it. di Jesus: a Marginal Jew, Anchor Bible Reference Library, Doubleday), vol. 1, p. 324.
  15. ^ Ipotizzando una diffusione del 10% =0,1 per ognuno di questi nomi (in realtà più ridotta) e un numero medio di fratelli maschi di 10 (tenendosi molto alti!) per famiglia, se ne ricava un fattore 0,1 (cugino Simone) * 0,1 (discepolo Giacomo) * 0,1 (discepolo Giuseppe-Ioses) * 10 (n° medio fratelli) * 0,1 (discepolo Giacomo fratello del discepolo Giuseppe-Ioses) * 0,1 (Alfeo padre Giacomo-Giuseppe) = 0,0001. Il che equivale a dire che tale schema è probabile ipotizzando solo una parentela o discepolato diretto di Gesù con circa 10000 individui. Ma le persone facenti parte della cerchia ristretta di parenti o discepoli di Gesù citate nel NT non superano il centinaio.
  16. ^ Un riassunto della quale si trova anche in un libro in italiano: "La vita di Gesù nel testo aramaico dei Vangeli, José Miguel García, Bur".

[modifica] Bibliografia

Per approfondire, vedi la voce Bibliografia su Gesù.
  • Giorgio Pegoraro. Il mistero dei fratelli di Gesù che non erano figli di Maria su Il Giornale di Vicenza 21 febbraio 2006, pag.25 (fonte per la redazione della voce)
  • Renato Romizi. Greco Antico - Seconda edizione - Vocabolario Greco/Italiano Etimologico e ragionato, Zanichelli, ottobre 2005, ISBN 880807695
  • Roberto Nisbet. Ma il Vangelo non dice così, Claudiana Torino, cap. XI I fratelli e le sorelle di Gesù
  • Jean Gilles, I «fratelli e le sorelle» di Gesù. Per una lettura fedele dei Vangeli, Torino, Claudiana 1985.
  • David Donnini. Cristo, Una vicenda storica da riscoprire, Erre Emme Edizioni, Roma, 1994.
  • Nuovo Dizionario Enciclopedico Illustrato delle Bibbia, AA. VV. Piemme Editore, 2005
  • Fra Tommaso Maria di Gesù, al secolo Pasquale Calvanese. Bibbia e cristiani a confronto, Herbita, Palermo.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

Tra i molteplici siti trattanti la questione dei 'fratelli' di Gesù, sono da segnalare per corretta metodologia storico-critica:

Siti non confessionali:

Siti evangelici e protestanti:

Siti cattolici:


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