Giuseppe Bernascone
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Giuseppe Bernascone detto il Mancino (Varese, 1565 – Varese, 1627) è stato un architetto italiano che operò specialmente al Sacro Monte di Varese.
Indice |
[modifica] Vita ed opere
Poche notizie documentarie si hanno sua attività. Il suo apprendistato avvenne presso Pellegrino Tibaldi detto il Pellegrini [1], architetto che fu particolarmente apprezzato da Carlo Borromeo per la sua capacità di interpretare in chiave manieristica il programma artistico ispirato dalla Controriforma
Operò a lungo, tra il 1598 e il 1625, per la ristrutturazione della chiesa di San Vittore a Varese (nella quale fu coinvolto anche il Pellegrini); ristrutturazione che interessò il presbiterio, il tiburio ed il grande campanile. Suo è anche il progetto del campanile realizzato per il santuario di Santa Maria del Monte, al culmine del monte Orona (o Monte di Velate), sopra Varese.
Particolarmente attento alla fase di attuazione delle opere nel lavoro di cantiere[2], alla scelta della manodopera più idonea, alla individuazione delle soluzioni pratiche che si rendevano via via necessarie, Bernascone fu impegnato non solo nella costruzione di edifici religiosi, ma anche nella realizzazione di strade, acquedotti, fontane, ed altro ancora; opere nelle quali si distinse anche per le sue capacità di "urbanista", in grado di ricondurre armoniosamente a sintesi strutture architettoniche e paesaggio. Tali capacità messe a frutto, nella maniera più altra, nella realizzazione del Sacro Monte di Varese, gli valsero anche il coinvolgimento nei lavori del Sacro Monte di Locarno.
Considerato a lungo dalla critica come architetto "provinciale", eclettico imitatore di modelli di maniera, la sua statura artistica è stata rivalutata solo in anni recenti parallelamente alla crescita di interesse per la edificazione dei Sacri Monti[3].
La costruzione delle cappelle e del percorso devozionale del Sacro Monte di Varese, che lo vedono impegnato tra il 1604 ed il 1627, costituiscono la sua opera più nota e studiata. Qui la qualità artistica di Giuseppe Bernascone si apprezza innanzi tutto nella sua capacità di rappresentare "in forma di monumento" la preghiera del Rosario fondendo armonicamente tra loro strutture architettoniche e paesaggio. Questa sua attitudine "scenografica" si palesa nella duplice attenzione a come lo spettatore dovesse percepire da lontano lo snodarsi delle cappelle e degli archi trionfali lungo il tracciato dell'ampia strada acciottolata (la così detta Via delle quattordici cappelle), ed a come il pellegrino dovesse godere, da alcune cappelle, del panorama verso la pianura ed il lago di Varese. Non è a caso la presenza di alcune cappelle, attorno alle quali corre un porticato che invita il visitatore ad ammirare il paesaggio tutt'intorno.
Si è osservato che:
« Uno dei tratti che impressionano chiunque visiti la sua opera sacromontana è la varietà che il Mancino seppe escogitare per le cappelle. [...] Questa problematica [della diversa forma architettonica di ciascuna cappella ] fu fatta propria in maniera consapevole dal Bernascone, che, non già per 'eclettismo', né tanto meno per una sorta di ingenua attrattiva d'imitazione provincialistica di maniere di scuola, ma per acuta intelligenza inventiva [...] si profuse [...] nella progettazione di cappelle che fossero, una per una, non solo diverse, ma anche distintivamente appropriate al Mistero che ciascuna di esse [...] concorreva ad esprimere, a 'mettere in scena' » | |
( Luigi Zanzi, scheda su Giuseppe Bernascone, in Zanzi, L. e Zanzi, P. (a cura di), op cit in bibliografia)
|
E' stato dunque ipotizzato [4], stante la concezione singolarmente unitaria del Sacro Monte di Varese, che il Bernascone, almeno sino al 1627, abbia assunto un ruolo di "regista- scenografo" discutendo le soluzioni da adottare per ciascuna cappella misterica con gli artisti chiamati a popolarle di statue e di affreschi.
[modifica] Galleria di immagini: il Sacro Monte di Varese
[modifica] Note
- ^ Luigi Zanzi, scheda su Giuseppe Bernascone, in Zanzi, L. e Zanzi, P. (a cura di), Atlante dei Sacri Monti prealpini, Skira, Milano, 2002, pag. 118
- ^ Risulta dai documenti che, durante i lavori al Sacro Monte di Varese, egli si fece attrezzare uno "studiolo" in cantiere
- ^ Nel novembre 2005 è stato organizzato a Varese il convegno Nel nome del “Mancino”: il luogo del sacro e la sacralità del luogo, interpretazioni del paesaggio come spazio del sacro, il primo interamente incentrato sulla sua figura
- ^ Vedasi la scheda citata su Giuseppe Bernascone
[modifica] Bibliografia
- Butler, Samuel, Alps and Sanctuaries of Piedmont and the Canton Ticino, 1881; trad. it. edizioni Piemme, 1991.
- Lotti, Carlo Alberto (a cura di), Edizione Amilcare Pizzi (opera fuori commercio), 1987
- Zanzi, Luigi, Zanzi, Paolo, (a cura di), Atlante dei Sacri Monti prealpini, Skira, Milano, 2002;
- Restelli, Franco, Viotto, Paola, Sacro Monte di Varese, Macchione Editore, varese,