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Utente:GIOFIGO - Wikipedia

Utente:GIOFIGO

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

✔ Fatto

questa pagina è solo di prova. le informazioni che vi trovate potrebbero non essere corrette, potrebbero non riguardarmi. sono solo appunti per invogliarmi e ricordarmi di modificare e arricchire qualche pagina di wikipedia..con qualche piccolo accorgimento magari carino oltre che essenzialmente utile. Le discussioni nella pagina affianco invece sono sentitissimamente mie...c'è qualche utente che odio (uno in meno! l'amico dei pokemon, affezionato ai genitori, è stato bannato! (si vede che era proprio un pirla come sospettavo)) e qualche pensiero che difendo.. saluti a tutti. grazie! -e Buon 2008-


L’immagine della Vergine
immagine conservata sull'altare
immagine conservata sull'altare

L’immagine conservata nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie rappresenta la Madonna detta, nello schema dell’iconografia, “Eleusa” (per le rappresentazioni di Icone della Madre di Dio, secondo la tradizione russa, sono stati tramandati tre precisi schemi che si rifanno a un'Immagine originale dipinta da S. Luca: Madonna Orante -senza Bambino- e le Icone con il Bambin Gesù cosiddette "Icone dell'Incarnazione": Madonna Hodighitria -Colei che indica la retta via- e Madonna Eleusa -immagine della tenerezza-).

La Vergine viene infatti rappresentata con il Bambino tra le braccia che Le tocca leggero il volto. Il bambino appare paffuto, il viso è rotondo e volge lo sguardo allo spettatore. Gli abiti di diverso colore, si esaltano sul bicolore monotematico del velo di stoffa decorata con rose e galletti in cui è fasciata la Madonna. Il colore dello sfondo aiuta ad esaltare le aureole e le corone che sovrastano i volti ed a focalizzare l’attenzione sugli sguardi -dolce e vispo- della Madonna e del bambino rispettivamente.

L’immagine ha subito nel corso della sua storia diversi rimaneggiamenti e restauri che sono, ad oggi, rilevabili soprattutto a livello di occhi e di mani; le incoerenze tra le diverse tecniche utilizzate lasciano comunque inalterati quei segni identificativi nelle figure capaci di datare l’opera verso fine del 1300, facendone sicuramente l’opera più primitiva della chiesa. Si può verosimilmente pensare che questa immagine, pur non essendo stato praticato purtroppo alcuno studio radiografico che possa verificare questa teoria, sia l’originale che nel 1406 portò alla realizzazione dell’intero santuario a partire dal modesto riparo tra le acque del lago.


L'immacolata Concezione patrona di Bitonto
Obelisco Carolino
Obelisco Carolino
La festa si svolge nei giorni 25, 26 e 27 maggio ed è legata al miracolo occorso nel XVIII secolo, durante la battaglia di Bitonto.

UN BACIO MARY! Bitonto era coinvolta nella guerra per il possesso del Regno di Napoli, conteso tra austriaci e spagnoli. Il principe di Belmonte, comandante dell'esercito austriaco, aveva radunato le proprie forze presso Bari, dove decise di disporre le difese non alle porte della città, priva di difese naturali, ma a Bitonto, avvantaggiata dal vallone della lama Belice. Nonostante questo accorgimento, gli austriaci vennero ugualmente sconfitti.

All'alba del 26 maggio 1734 il generale Montemar, comandante dell'esercito spagnolo, meditava di saccheggiare Bitonto per punirla della sua fedeltà al nemico: l'esercito spagnolo stava per mettere a ferro e fuoco la città, quando al generale apparve l’Immacolata Concezione che gli intimò di «non oltraggiare questa città, perché è la pupilla dei miei occhi ed i cittadini sono figli miei».

In seguito all'evento miracoloso l'Immacolata, già venerata in città, fu dichiarata patrona di Bitonto. Il nuovo re del Regno di Napoli, Carlo di Borbone nominò Montemar duca di Bitonto e in memoria del miracolo fece erigere sul luogo del campo di battaglia, oggi Piazza XXVI Maggio 1734, un obelisco alto 18 metri e a base quadrangolare, noto come Obelisco Carolino.

Durante la festa il quadro raffigurante il miracolo viene esposto sulla "Porta Baresana".

Oggi è il 19 giugno e su it.wiki sono presenti attualmente 465.599 articoli.


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L’interno è gotico a unica navata, e il soffitto è a volta a crociera decorato con affreschi floreali. Appena entrati si rimane colpiti dalla ricchezza delle pareti e dal penzolare, perché legato al soffitto, di un coccodrillo impagliato, posizionato nel Santuario nel XV o XVI secolo. L'impalcata lignea che fodera, con ben ottanta nicchie, la parte mediana in tutta la lunghezza, le pareti della navata, ospitava altrettante statue-manichini in varie pose e situazioni rappresentanti episodi di pericolo scampato per intercessione divina. Le nicchie sono disposte su due file parallele e accolgono oggi solo circa una quarantina di statue. I manichini sono stati realizzati con la tecnica della cartapesta, a grandezza naturale (attribuite per la maggior parte a Frate Francesco da Acquanegra) e dello stesso povero materiale si pensavano costruiti anche gli indumenti e le armature che li ricoprono e gli elmi e le armi che li finiscono. La struttura base delle statue è stata realizzata con strati di carta e tela induriti col gesso e dipinti con coloranti e aggiunta di miele nei leganti, ad essa sono state successivamente applicati diversi elementi realizzati con calchi o in alcuni casi in legno per viso mani e piedi (a seconda della posa assunta dal manichino), crine equino per i capelli e ghiande per alcuni particolari, tramite incollaggio. Per quanto riguarda gli abiti, si è scoperto si trattava di pezzi di cotone tessuto applicati alle statue con ganci, risalenti alla fine del 1800 perché di fabbricazione industriale. Dodici sono le armature che sono state riassemblate dalle varie statue. In realtà, da studi approfonditi si è scoperto che ben sei di queste hanno origine ben più nobile della creduta. Si tratta infatti di armature difensive in stile gotico-italiano realizzate nel 1400, sono completi che rivestivano completamente il cavaliere perché costituiti da vari elementi d’acciaio che andavano componendosi armonicamente assicurando una protezione efficace. Esempi di armature come queste sono di estrema rarità, se ne possono trovare infatti solo altri undici pezzi in tutto il Mondo; per questo ad oggi non sono più esposte nel monastero ma sono state trasferite nel Museo Diocesano Francesco Gonzaga a Mantova. Varie ipotesi sono state formulate circa l’arrivo di armature così prestigiose al monastero, verosimilmente sono state oggetto di dono dei Gonzaga, signori di Mantova, a differenza delle altre più modeste (ma comunque risalenti al 1500) di altra provenienza. Sotto le nicchie sono presenti delle metope (ben leggibili in italiano volgare,ma è possibile nel 1400 fossero scritte in latino) riportanti la grazia ricevuta. A volte i manichini non coincidono con la metopa sottostante segno che nel corso degli anni i primi hanno subito degli spostamenti.

  • l’impiccato: IO VEGGO E TEMO ANCOR LO STRETTO LACCIO; MA QUANDO PENSO CHE TU L’HAI DISCIOLTO RIBENEDICO IL TUO PIETOSO BRACCIO.
  • l’uomo appeso per le mani: DALLA FUNE, ONDE IN ALTO ERA SOSPESO, VERGINE BENEDETTA IO TE CHIAMAI, LEGGER DIVENNI, E NON RIMASI OFFESO.
  • l’impiccato: INNOCENTE T’IMPLORO E TU SEI PRESTA: QUATTRO VOLTE SI FRANGE IL LACCIO INGIUSTO, PERCHE TUA MAN L’ALTRUI FIEREZZA ARRESTA.
  • condannato alla ghigliottina: PER MIO DELITTO CONDANNATO A MORTE, E INVAN DATOMI UN COLPO IL GIUSTIZIERE L’ALTRO SOSTENNE POR TUA DESTRA FORTE.
  • condannato ad essere gettato dentro un pozzo: FUOR D’ESTO POZZO FUSCY LIBERO E SCIOLTO COL GRAVE SASSO, CHE PENDEA DAL COLLO, PERCHE FUI DA LE TUE BRACCIA ACCOLTO.
  • guerriero vicino al suo cannone: QUESTA DI FUOCO RAPIDA PROCELLA PER COLEI SOLO NON PROVAI NOCENTE, CHE PUO SPEZZAR DI MORTE LE QUADRELLA.


Con il Giubileo del 2000 tutte le statue e l’impalcatura lignea sono stati oggetti di restauro profondo e sono stati risanati (molte statue vertevano in pessime condizioni per colpa del fisiologico depauperamento dei materiali, per la deposizione di cere e pitture a olio nelle epoche successive alla creazione, per problemi strutturali causati da nidi di topi, e in generale per l’incuria in cui erano state abbandonate). Ma gli studi e il restauro sono continuati anche dietro all’impalcatura lignea, è dall’assenza di affreschi sulle mura retrostanti si è ipotizzato che la chiesa prima della sua installazione, fosse disadorna e spoglia. Sull’impalcatura non c’è parete, colonna, angolo della chiesa disadorno, decorazioni composte da filari di modellini anatomici in cera occupano infatti il resto delle pareti, disegnando motivi serpentiformi che avvingono le colonne o che seguono gli archi delle nicchie. Si tratta anche in questo caso di ex voto, di modelli rappresentanti cuori, mani, occhi, seni, bubboni pestiferi, che concorrono a offrire allo spettatore un puzzle unico nel suo genere.

La prima cappella a destra è quella di S. Bonaventura con il mausoleo dedicato a Baldassare Castiglioni, progettato da Giulio Romano, e il mausoleo del figlio Camillo Castiglioni. Opera di Giulio Romano e della sua scuola è anche la tela conservata sempre in questa cappella, raffigurante Madonna in trono con Bambino e i santi Bonaventura e Francesco d'Assisi. Proseguendo lungo la parete di destra si incontra la cappella della famiglia Bertazzolo con l’opera di Lorenzo Costa Il martirio di S. Lorenzo e la cappella Aliprandi che conserva l’icona lignea composta da una statua di Madonna con Bambino e da pannelli rappresentanti Dio Padre e i santi Elisabetta, Caterina, Anna e Apollonia; opera dell’intagliatore Giovanni Battista Viani e di suo fratello, il pittore Antonio Maria Viani. Quindi si trova l’uscita verso la sagrestia, superata la quale si accede alla quarta e ultima cappella della parete destra prima dell’abside, quella dedicata all’immagine della Madonna col Bambino. La cappella Mater Gratiae, conserva oltre all’immagine sacra, le spoglie di Carlo II Gonzaga e della moglie e i suddetti quadretti votivi di epoca più o meno recente.


Sul lato sinistro di notevole importanza è la pala del San Sebastiano di Francesco Bonsignori nella cappella dei Zimbramonti. Quest’opera, un pregiabile e raffinato olio su tavola, è stato recentemente ricollocato nel santuario dopo l’esposizione in Palazzo Te in occasione della mostra evento del 2006 “Andrea Mantegna A Mantova 1460-1506”. Gli affreschi alle pareti laterali della cappella sono invece opera di un discepolo di Giulio Romano, Rinaldo Mantovano.


http://it.wikipedia.org/wiki/Elemento_HTML

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Il titolo di questa voce non è corretto per via delle caratteristiche del software MediaWiki. Il titolo corretto è GIOFIGO.


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