Gaio Acilio

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Gaio Acilio (C. Acilius) (... – ...) è stato uno storico latino e senatore di famiglia plebea.

Grazie alla sua posizione politica (anche se non di primo piano) e soprattutto alla sua conoscenza del greco, nel 155 a.C. introdusse al senato romano i filosofi Carneade, Diogene e Critolao, che erano venuti al come ambasciatori di Atene, e funse da interprete.

Seguendo l’esempio di Quinto Fabio Pittore, a cui si attribuisce il merito di aver dato inizio alla storiografia latina, Acilio scrisse una storia di Roma, in greco, forse di impostazione annalistica, che andava dai primi tempi fino al 184 a.C. (secondo Dionigi di Alicarnasso) e che apparve, secondo Livio, verso il 142 a.C. A giudicare dai non molti frammenti conservati, sembra di potersi notare che, come l’opera di Fabio Pittore, anche la storia di Acilio dedicasse molto spazio al racconto delle origini; al suo predecessore Acilio è accomunato anche dalle discussioni eziologiche attestate da ciò che resta della sua opera e dai suoi interessi per cerimonie e istituzioni cultuali.

Il lavoro fu tradotto in latino da un Claudio, forse l’annalista del primo secolo a. C. Claudio Quadrigario; (ma il solo nome, essendo molto comune, non consente un’attribuzione certa).

[modifica] Bibliografia

[modifica] Edizione

• H. Peter, Historicorum Romanorum Reliquiae, Leipzig, 1914 (II ed.)

[modifica] Testi

• F. Altheim, Untersuchungen zur römischen Geschichte, I, Frankfurt, 1961, pp. 182-5
• A. klotz, Der Annalist Quintus Claudius Quadrigarius, in «Rheinisches Museum» XCI (1942), pp. 268-85
• A. La Penna, La storiografia, in F. Montanari (a cura di), La prosa latina, Roma, 1991, p. 13 ss.