Francis Herbert Bradley
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Francis Herbert Bradley (Clapham, 1846 – Oxford, 1924) è stato un filosofo inglese.
Professore a Oxford, rappresentante del neohegelismo inglese, nel 1874 pubblicò Studi di etica, dedicati alla critica tanto dell'edonismo e dell'utilitarismo quanto del formalismo kantiano, e alla difesa d'un organicismo anti-individualistico (sostanzialità della società, di contro ai singoli). La polemica contro la tradizione empiristica è proseguita con i Principi di logica (1883), importanti soprattutto per il rifiuto dello psicologismo, Bradley sostiene che le «idee» non sono eventi mentali soggettivi, immagini interiori, bensì significati puri. Questa tesi dell'irriducibilità della logica alla psicologia verrà ereditata da tutto il successivo pensiero inglese, che per il resto sorgerà da una reazione contro la metafisica di Bradley, con George Edward Moore e Bertrand Russell.
La metafisica di Bradley, un monismo radicale, è esposta nella sua opera maggiore, Apparenza e realtà (1893), cui seguirono solo interventi di illustrazione e di difesa, raccolti in Saggi su verità e realtà (1914) e in un volume postumo di Saggi. Poiché la verità si trova solo nell'unità del tutto, ogni affermazione di una molteplicità di sostanze è in contrasto con la realtà, oltre che con l'immediatezza del sentire preconcettuale, il quale non conosce ancora alcuna separazione, neppure quella fra soggetto e oggetto. Compito della filosofia è di riaffermare l'«unità onnicomprensiva» della realtà, che Bradley ritiene che l'Assoluto non possa venir determinato se non negativamente, cioè asserendo soltanto ciò che esso non è. L'Assoluto è il contrario dell'«apparenza»; e questa è propria delle cose del mondo nella loro pluralità. Esse sono apparenti in quanto per Bradley tutti i concetti con i quali vengono solitamente pensate sarebbero impigliati in contraddizioni irresolubili, che li renderebbero inconcepibili. Questa tesi è illustrata con sottili analisi critiche delle nozioni di qualità, cosa, identità, spazio, tempo, mutamento, causa, io ecc.
La tesi della non determinabilità dell'Assoluto dà un colorito mistico all'idealismo di Bradley: ogni determinazione positiva dell'Assoluto implicherebbe infatti delle relazioni, ma così esso verrebbe ridotto ad apparenza. Per lo stesso motivo, l'Assoluto comprende in sé anche l'apparenza: l'Assoluto non sarebbe tale, infatti, se ci fosse qualcosa di esterno a esso; e di qui deriva che l'apparenza non è mera illusione, per Bradley. Al pensiero umano non è concessa se non un'approssimazione simbolica o analogica all'unità sovrapersonale dell'Assoluto, in occasione di esperienze particolari di coerenza e armonia, quali si possono dare nell'arte o nella morale.
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