Francesco Piranesi
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Francesco Piranesi, Roma 1758-1759, Parigi 1810.
Figlio del grande architetto e incisore italiano Giovanni Battista Piranesi da lui apprende, come la sorella Laura l'arte incisoria e, quando l'età glielo consente collabora, come gli altri aiuti di bottega, all'incisione di rami sotto la sua supervisione. Studiò architettura con Pierre-Adrien Paris, paesaggio con i fratelli Jacob-Philipp e Johann-Gottlieb Hackert, e incisione con Cunego e Volpato. Nel 1770, undicenne, seguì il padre in una visita a Pompei, Pestum ed Ercolano. Vi ritorna una seconda volta nella primavera del 1778 al seguito del padre che fa una serie di disegni preparatori. Francesco, che comincerà a firmare le sue tavole solo dopo la morte del padre, porta a termine la serie dedicata a Pestum rimasta incompiuta e aggiunge alcune tavole nelle ristampe postume di Giovan Battista dopo la morte del quale (9 novembre 1778) assume la conduzione della calcografia.
Nel 1780 incide il primo volume della Raccolta de' tempj antichi e inizia una serie dedicata alle Antiche statue, busti, vasi e frammenti, su disegni di Tommaso Piroli ed altri.
Nel 1785 pubblica il volume Il teatro di Ercolano dedicandolo a Gustavo III Re di Svezia che conobbe nel 1784 in occasione della sua visita a Roma. Da questi ebbe incarichi diplomatici allo scopo di sviluppare i rapporti commerciali e artistici tra la Svezia e lo Stato Pontificio; a seguito di questi rapporti cedette parte dei marmi della collezione di famiglia al costruendo museo di Stoccolma.
Nel 1786 pubblica Collezione delle più belle statue di Roma su disegni del Piroli ed altri.
Nel 1790 pubblica il secondo volume della Raccolta de' tempj antichi dedicato al Pantheon.
Nel 1792 Gustavo III muore in un attentato durante un ballo in maschera e in Svezia assume la reggenza lo zio dell'erede al trono ancora minorenne. Nel 1793 Francesco viene coinvolto dalla nuova reggenza in un'operazione di spionaggio che si conclude nel 1794 con l'incriminazione di alcuni agenti da lui inviati a Napoli per compiere la missione e con l'accusa rivoltagli dal governo Napoletano di aver tramato per uccidere un diplomatico Svedese. Si difese da quest'accusa facendo circolare l'opuscolo Lettera di Francesco Piranesi al generale Acton.
Nel 1795 pubblica Monumenti degli Scipioni.
Nel 1796, Gustavo IV Adolfo di Svezia divenuto maggiorenne, assume la reggenza e nel gennaio 1798 revoca a Francesco tutti gli incarichi diplomatici. Francesco restituisce le credenziali e rifiuta l'offerta di continuare a percepire la pensione dovutagli per la cessione dei marmi al museo di Stoccolma. Nel febbraio 1798 viene instaurata la Repubblica Romana cui aderisce Francesco ricoprendovi varie cariche pubbliche: direttore della polizia del generale Miollis e poi commissario per l'amministrazione delle finanze. Caduta questa nel settembre 1799, Francesco, assieme al fratello Pietro, emigra esule a Parigi portando con sè i rami della calcografia. Il suo grande prestigio e l'appoggio di Giuseppe Bonaparte gli procurano incarichi commerciali e artistici da parte del governo e lo agevolano nelle sue iniziative. Fonda la calcografia Piranesi Frères ristampando i rami portati da Roma e inizia una produzione di terrecotte a imitazione dei vasi antichi.
Dal 1804 al 1807 incide Antiquitès de la Grande-Grèce in tre tomi su disegni del padre e propri, sua ultima opera.
Nel 1807, il fratello Pietro esce dalla società e torna a Roma. Le molteplici attività di Francesco, fra cui l'istituzione di un'accademia d'arte, richiesero ingenti investimenti finanziari, ma avversità di mercato lo ridussero in stato fallimentare e nella più penosa indigenza tanto da dover dare in pegno dei rami. Lo stato francese tentò un suo salvataggio e il 4 dicembre 1809 un decreto imperiale autorizzava il ministro dell'interno ad acquistare la calcografia Piranesi per 300.000 franchi da distribuire ai creditori, ma Francesco morì improvvisamente il 23 gennaio 1810. Nel 1811 il governo, che aveva incamerato i rami, ne fece un inventario dal quale risultava un valore di soli 106.000 franchi. Non addivenendo ad un accordo coi creditori, li mise a loro disposizione. Nel 1819 la stampa dei rami fu ripresa dai nuovi rappresentanti della calcografia: il libraio L. Lamy e lo stampatore V. Cussac, che stamparono, su prenotazione, un'edizione di "opere scelte" composta da 110 dispense mensili di 10 fogli ciascuna. Nel 1829 Lamy e Cussac decidono l'alienazione dei rami.
Nel 1835 viene annunciata la vendita all'asta dei rami in virtù di una sentenza del tribunale di commercio della Senna per il giorno di mercoledì 8 aprile 1835 all'ora di mezzogiorno. I rami messi all'asta sono conteggiati in 2.202. Era consentito esaminarne lo stato presso i giudici fallimentari. Furono acquistati dalla casa editrice Firmin-Didot che dopo averli numerati in un'unica serie ne fece una ristampa completa fino al 1839 quando, acquistati dalla Calcografia Camerale per interessamento di Papa Gregorio XVI, tornarono a Roma.
[modifica] Bibliografia
- Rossana Caira Lumetti: La cultura dei lumi tra Italia e Svezia. Il ruolo di Francesco Piranesi; Bonacci Editore, Roma 1990.
- Vincenzo Monti: Lettera di Francesco Piranesi al signor generale D. Giovanni Acton; a cura di Rossana Caira Lumetti, Sellerio Editore, Palermo 1991.
- M. Calvesi: Giovan Battista e Francesco Piranesi, catalogo mostra Calcografia Nazionale; De Luca Editore, Roma 1968.
- Alessandro Bettagno: Piranesi-incisioni-rami-legature-architetture, pp 71-76 "La calcografia Piranesi: I rami originali" a cura di Maria Catelli Isola, Neri Pozza Editore, Vicenza 1978.