Floro
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Publio Annio Floro, , detto anche Anneo Giulio o più semplicemente Floro (Africa, I secolo ...), è uno scrittore, poeta e storiografo latino.
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[modifica] Esigenza letteraria
Ebbe, come esigenza letteraria primaria, quella di rinnovare i modelli storiografici tradizionali, o per lo meno di variarne le caratteristiche, in modo da aggiungerne particolari e dettagli a volte cruciali, a volte futili.
Ebbe un rapporto di amicizia con Svetonio che testimonia la medesima ricerca letteraria dei due scrittori.
[modifica] Vita e opere
Di Floro non sappiamo niente di preciso, né come uomo né come autore.
Si propone congetturalmente che sia quel Floro autore del dialogo Vergilius orator an poeta (Virgilio oratore o poeta) e che, legato d'amicizia all'imperatore romano Adriano, scambiò con lui scherzosi componimenti poetici del tipo caro ai poetae novelli.
Floro, che scrisse tutte le sue opere dopo la morte di Tito Livio, si ispirò proprio a Livio nello scrivere tutta la sua letteratura.
[modifica] La "biografia biologica di Roma"
Interessante, nell'opera di Floro, è che la crescita progressiva della potenza romana viene modellata sullo schema di una crescita biologica. Floro personifica il popolo romano, facendone una sorta di protagonista collettivo della narrazione, e ne descrive la varie età dall'infanzia (il periodo della monarchia) all'adolescenza (la fase della repubblica) fino ad arrivare alla maturità che secondo Floro tocca il suo punto massimo nella pax augustea. La vecchiaia è rappresentata dal primo secolo dell'impero che Floro evita di trattare.
Secondo Floro, è inutile soffermarsi troppo sulla grandezza di Roma, perché come tutti gli esseri l'impero avrà una sua vecchiaia e una sua morte. I fatti, seppur in maniera più lenta rispetto alle sue previsioni, gli hanno dato ragione.
L'adozione dello schema biologico, di antica tradizione stoica, e presente già in Varrone e in Seneca, tradisce l'influsso delle biografie svetoniane (nel senso che configura la storia di un organismo statale come la vita di un personaggio) e la ricerca di nuove forme storiografiche, più adatte al gusto di un pubblico cui sembrano volersi adeguare anche la narrazione agile e concisa e lo stile retoricamente colorito.
Sotto la vernice del presunto storico, traspare però l'atteggiamento del rètore: Floro elogia più che raccontare. Confermerà questa sua naturale inclinazione anche nella sua ultima opera, scritta poco prima di morire: il Compendio di Tito Livio, spesso impropriamente denominato Epitoma di Tito Livio.