Emistichio
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L'emistichio, (dal greco hemistíkion, mezzo verso) è ciascuna delle due parti in cui un verso, fattibile di ripartizione, può essere diviso da una cesura.
Già nel Contrasto di Cielo d'Alcamo fu rilevato, dalla Scuola storica, che non si trattava di una sequenza di versi settenari ma di strofe composte da tre alessandrini a una sola rima con due emistichi, di cui quello dispari sdrucciolo e quello pari piano che terminavano con due endecasillabi a rima baciata.
Nella zona siculo-toscana l'emistichio veniva frequentemente utilizzato, mentre nel Dolce Stil Novo esso ebbe poco riscontro e l'unico emistichio noto si trova nel Petrarca.
La lirica novecentesca accoglie la struttura antica ma la rielabora, come in L'amica di Nonna Speranza di Guido Gozzano, dove, al quinto distico, l'autore pone la cesura dopo la prima sillaba della parola D'Azeglio:
« la tele di Massimo D'A-zeglio, le miniature/ i dragherottípi: figure sognanti in perplessità » |
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Pascoli utilizza l'emistichio, ma spesso lo isola con la punteggiatura interna al verso e l'enjambement, mentre D'Annunzio rima il primo emistichio dell'esametro con l'uscita del pentametro e l'uscita dell'esametro con il primo emistichio del pentametro.
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