Edmond Le Bœuf

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Edmond Le Bœuf o Leboeuf (Parigi, 5 novembre 1809 – Argentan, 7 giugno 1888) è stato un generale francese, Maresciallo di Francia dal 1870.

Studiò al Politecnico di Metz e all'École polytechnique, distinguendosi poi come ufficiale nella guerra di Algeria, diventando colonnello nel 1852. Comandò l'artiglieria del I Corpo d'armata francese all'assedio di Sebastopoli, e fu promosso generale di brigata nel 1854, e nel 1857 generale di divisione.

Nella Seconda guerra di indipendenza italiana del 1859 comandò l'artiglieria, e la sua azione a Solferino contribuì direttamente al conseguimento della vittoria. Nel settembre 1866, diventato nel frattempo aiutante di campo di Napoleone III, fu inviato a Venezia per consegnare quella provincia a Vittorio Emanuele II di Savoia. Nel gennaio 1869 divenne comandante del VI Corpo d'armata di Tolosa, e nell'agosto, alla morte del maresciallo Niel, divenne ministro della guerra, ottenendo la pubblica approvazione del suo programma di profonda riorganizzazione del dicastero e dei dipartimenti civili. Il 24 marzo 1870 ricevette la nomina a Maresciallo di Francia.

Alla dichiarazione di guerra con la Germania, Leboeuf pronunciò di fronte al Parlamento la frase storica:

	« Siamo così pronti, che anche se la guerra durasse due anni non mancherebbe il bottone di una giubba »

Può darsi che intendesse che la riorganizzazione del ministero della guerra si sarebbe perfezionata con l'esperienza, ma gli eventi inevitabilmente fecero considerare la frase una mera fanfaronata, sebbene si sappia oggi che la confusione amministrativa alla frontiera nel luglio 1870 era minore di quanto si supponesse all'epoca.

Leboeuf prese parte alla campagna di Lorena, inizialmente come capo di Stato Maggiore dell'Armata del Reno, e quindi, quando Bazaine divenne comandante in capo, come comandante del III Corpo d'armata, che guidò nelle battaglie attorno a Metz. Si distinse per coraggio personale e capacità di comando. Circondato con Bazaine a Metz, alla caduta della città fu condotto prigioniero di guerra in Germania.

Alla conclusione della pace ritornò in Francia e testimoniò di fronte alla commissione d'inchiesta riguardo la resa della piazzaforte, denunciando pesantemente l'operato di Bazaine. Si ritirò quindi a vita privata vicino Argentan, dove morì nel 1888.