Dhalgren
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Dhalgren | |
Titolo originale | Dhalgren |
Autore: | Samuel R. Delany |
Anno (1ª pubblicazione): |
1974 |
Genere: | sperimentalismo |
Sottogenere: | |
EDIZIONE RECENSITA | |
Anno: | 2005 |
Editore: | Fanucci Editore |
Traduzione: | Maurizio Nati |
Collana: | collezione immaginario |
Pagine: | 894 |
ISBN | 8834709705 |
Progetto Letteratura |
Dhalgren è un corposo romanzo scritto da Samuel R. Delany. Principalmente noto come autore di fantascienza, in quest'opera l'autore tenta la strada di uno sperimentalismo in cui i dettagli fantastici o irreali sono solo accessorî o, comunque, privi di una eventuale spiegazione logica.
Una storia vera e propria, in Dhalgren, è rintracciabile solo in termini sommarî. Il libro si compone piuttosto di eventi frammentarî dove gli unici punti di riferimento sono l'inizio e la fine dove, rispettivamente, il protagonista giunge nella città di Bellona e dove poi la lascia in una fuga rocambolesca. Bellona è una città immaginaria, situata da qualche parte degli Stati Uniti, dove è accaduto qualcosa che non verrà mai spiegato: in ogni caso, una catastrofe che non ha lasciato nulla come prima. La maggior parte degli abitanti (due milioni, viene detto) sono fuggiti mentre il cielo è perennemente ricoperto da nuvole, o forse dal fumo degli incendî che, di tanto in tanto, sconvolgono alcuni quartieri; in alcune occasioni è tuttavia possibile vedere due lune nel cielo; o, anche, un gigantesco Sole che sorge e tramonta dopo aver attraversato rapidamente il cielo. La geografia della città non è fissa, senza tuttavia che sia possibile percepirne con certezza il mutamento; lo stesso vale per il tempo, che può scorrere in maniera diversa per diversi individui, ma anche in questo non è sempre possibile stabilirlo in modo chiaro la diversità dei flussi temporali.
Il volume segue il punto di vista del protagonista, un giovane poeta sbandato, privo di nome e memoria, che per motivi ignoti penetra nella città, infiltrandosi nel suo nuovo tessuto sociale, un tessuto sconvolto e perennemente instabile. Rinominato ora "Kid", ora "Kidd", ora "il kid", il protagonista frequenta prima una fallimentare comune dalle vaghe atmosfere hippie, poi una famiglia borghese che si chiude nei suoi ritualismi domestici per negare il caos che la circonda, per diventare infine membro di una banda di "scorpioni", i giovani violenti che dominano le strade di Bellona, vivendo di saccheggi, pestaggi e sesso libero.
Sempre in bilico tra realtà e allucinazione, e volutamente aperto alla libertà del lettore, Dhalgren è anche leggibile come un viaggio interiore compiuto dal protagonista, perseguitato dalla propria schizofrenia e dalla sua ossessione per la scrittura e i suoi meccanismi.
Da notare inoltre la struttura esplicitamente ciclica del romanzo, in cui l'ultima frase si salda con la prima.
Trasportando la realtà degli Stati Uniti a cavallo tra gli anni '60 e i '70 nell'universo chiuso e distopico di Bellona, Dhalgren affrontare e rimette in discussione le relazioni tra scrittura e realtà, tra etnie e generi sessuali, tra gli esperimenti delle controculture e i discorsi delle istituzioni, tra le vite di chi rifiuta il sistema sociale e di chi invece ne accetta l'integrazione.
In patria Dhalgren ha ottenuto reazioni discordanti. Pubbicato in diciassette edizioni, per un venduto totale di quasi un milione di copie, è stato apprezzato sia dalla critica generalista che da quella specializzata in fantascienza; gran parte di quest'ultima, tuttavia, ha rigettato il romanzo come eccessivamente difficile, pretenzioso, se non incomprensibile. Tra gli estimatori si segnalano Theodore Sturgeon e William Gibson, tra i detrattori Philip K. Dick e Harlan Ellison. Particolarmente discusse sono state le abbondanti e dettagliate descrizioni dei variopinti rapporti sessuali che i personaggi intrecciano tra loro, le ostiche acrobazie verbali, la mancanza di una trama lineare (specie nell'ultima parte del volume), e l'uso accentuato del "flusso di coscienza".
Per la sua complessità e le sue ambizioni Dhalgren è stato accostato a titoli come il Finnegans Wake di James Joyce o ancor più, specie per la sua mole, a L'Arcobaleno della gravità di Thomas Pynchon.
William Gibson, uno degli estimatori di Dhalgren, ha affermato: "Io non l'ho mai capito". Aggiungendo poi: "Dhalgren non è lì per farsi capire pienamente. Io credo che per il suo 'enigma' non sia mai stata prevista alcuna 'soluzione'."
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