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Criteri di resistenza - Wikipedia

Criteri di resistenza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

I Criteri di resistenza dei materiali sono una strategia semiempirica per costruire il dominio elastico degli stati tensionali ammissibili per i materiali, cioè il range di stati tensionali che i diversi materiali possono sopportare senza intercorrere in condizioni limite di snervamento per materiali duttili o di rottura per materiali fragili.

Indice

[modifica] Il dominio elastico

Dominio delle tensioni ammissibili per un materiale duttile
Dominio delle tensioni ammissibili per un materiale duttile

Dal punto di vista macroscopico, sia la plasticizzazione dei materiali duttili che la rottura dei materiali fragili evidenziano l'esistenza di un dominio limitato degli stati tensionali \boldsymbol{\sigma} possibili per un materiale. Per generici stati di tensione pluriassiali, a tale dominio può essere data una rappresentazione del tipo

f(\boldsymbol{\sigma})\leq 0

dove i punti interni del dominio, caratterizzati dalla

f(\boldsymbol{\sigma})< 0

sono riconducibili ad un comportamento di tipo elasto-lineare, mentre la frontiera del dominio, definita dalla condizione

f(\boldsymbol{\sigma})= 0

segna il limite di validità del comportamento elastico-lineare con il sopraggiungere di fenomeni fortemente nonlineari (la plasticizzazione per i materiali duttili, la rottura per i materiali fragili).

Mancando una consolidata teoria che porti alla costruzione razionale del dominio elastico dei materiali sulla base del loro comportamento micromeccanico, tale dominio può pertanto essere costruito solo per via empirica in accordo con i risultati sperimentali.

Nel caso particolare di materiali isotropi, la rappresentazione del dominio elastico può essere ricondotta in termini solo delle tre tensioni principali (\sigma_I,\sigma_{II},\sigma_{III}\!), ma non delle direzioni principali di tensione.

f(\boldsymbol{\sigma})\equiv f(\sigma_I,\sigma_{II},\sigma_{III})\leq 0

[modifica] Il caso di stati tensionali monoassiali

Dominio delle tensioni ammissibili nel piano di Mohr
Dominio delle tensioni ammissibili nel piano di Mohr
Dominio delle tensioni ammissibili: metodo di Coulomb
Dominio delle tensioni ammissibili: metodo di Coulomb

In tal caso, il dominio delle tensioni

\sigma^{-} \leq \sigma \leq \sigma^{+}

è caratterizzato dai due valori limite (\sigma^-,\sigma^+)\ a trazione e compressione. La rappresentazione di tale dominio è riconducibile alla forma f(\boldsymbol{\sigma})\leq 0 definendo la funzione delle tensioni, ad esempio, mediante la

f({\sigma})=\max \left\{ \left(\frac{\sigma-\sigma^-}{\sigma^-}\right), \left(\frac{\sigma-\sigma^+}{\sigma^+}\right)\right\} \!

La determinazione dei valori limite (\sigma^-,\sigma^+)\ risulta facilmente conseguibile mediante prove sperimentali (a trazione e compressione) sui provini di materiale.

[modifica] Il caso di stati tensionali piani (il metodo di Coulomb)

Nel caso di stati piani di tensione (o deformazione), il dominio elastico dei materiali può essere costruito mediante un approccio fenomenologico, cioè sulla base di una descrizione semplice e compatta dell'insieme dei dati sperimentali con il minimo di ipotesi semplificatrici.

Tale approcco consiste nell'eseguire diverse prove sperimentali con diversi rapporti tra le componeneti principali di tensione. Ciascuna di queste prove è condotta fino al raggiungimento della condizione limite (di snervamento o rottura) riportando nel piano di Mohr (\sigma,\tau)\! il cerchio rappresentativo del relativo stato tensionale limite.

L'inviluppo dei cerchi così ottenuti definisce una curva limite di plasticità

\tau=g(\sigma)\!

Essa delimita il dominio elastico del materiale, nel senso che ad ogni stato tensionale piano, il cui cerchio rappresentativo nel piano di Mohr è interno a questo dominio, corrisponde uno stato elastico del materiale, mentre se tale cerchio di Mohr è tangente alla curva limite corrisponde uno stato limite del materiale.

Su tale approccio fenomenologico si basa il metodo di Coulomb. In particolare il metodo approssima il tratto più significativo della curva limite mediante una retta

\tau=g(\sigma)\approx \tau_c + \sigma\;\tan \varphi

definita in termini delle due costanti (\tau_c, \varphi) indicati generalmente come tensione di coesione ed angolo di attrito, con riferimento allo studio delle terre (la Geotecnica) dove il metodo trova più largo impiego.

[modifica] Il caso di stati tensionali pluriassiali (i criteri di resistenza)

Un procedimento quale quello seguito nel caso bidimensionale è pressocchè irrealizzabile in regime tridimensionale di tensioni, sia per la tipologia di prove sperimentali necessarie (non tutte realmente possibili in laboratorio), sia per la quantità e varietà di dati che queste inevitabilmente forniscono.

Nel caso di tensioni pluriassiali la costruzione del dominio elastico fa uso di una strategia semiempirica basata sui criteri di resistenza. Tale strategia si articola in due tempi:

  • a priori, assumendo certe ipotesi sul comportamento limite del materiale,
  • a posteriori, verificando le ipotesi fatte sulla base dell'esperienza.

In altre parole il procedimento richiede un'ipotesi preliminare (il criterio di resistenza), su quale sforzo, o su quale combinazione di sforzi in uno stato tensionale complesso, determina il passaggio allo stato limite (di snervamento o rottura) del materiale. Ciò permette di costruire la forma del dominio elastico ma non ne completa la costruzione.

La definizione di un criterio di resistenza per un dato materiale consente però di confrontare, per quel materiale, stati tensionali diversi ma equivalenti ai fini della sicurezza alla condizione limite, e quindi di relazionare il generico stato di tensione tridimensionale σij con lo stato tensionale monoassiale in condizioni limite. Ciò permette di completare facilmente la costruzione del dominio elastico f(\boldsymbol{\sigma})\leq 0 tarandolo sul dominio elastico costruito sperimentalmente in condizione di tensione monoassiale.

Soggetti allo stesso stato di sforzo, materiali diversi si comportano diversamente. Questo comporta che un'ipotesi sul comportamento limite, valida per un materiale, può non essere più valida per un altro materiale. Pertando un criterio di resistenza non può avere carattere universale, di validità per tutti i materiali possibili, ma è legato strettamente alla tipologia di materiale considerato. I criteri di resistenza più noti ed usati sono:

Per approfondire, vedi le voci Criterio di Tresca e Criterio di von Mises.
Per approfondire, vedi le voci Criterio di Rankine e Criterio di Grashof.

I criteri di resistenza citati non esauriscono la casistica di quelli proposti e utilizzati. Esistono materiali per i quali sono stati definiti e utilizzati con successo altri criteri di resistenza. Nel caso ancora di materiali anisotropi (ad esempio il legno, i compositi e alcune rocce) tale anisotropia deve essere tenuta in conto dal criterio. Esistono infine materiali per i quali non sembrano ancora disponibili criteri universalmente accettati come soddisfacenti.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

  • Laura Vergani, Meccanica dei Materiali, McGraw-Hill, Milano, 2006 , ISBN 88-386-6345-9
  • Leone Corradi Dell'Acqua, Meccanica delle Strutture, vol. I, McGraw-Hill, Milano, 1992 , ISBN 88-386-0665-X
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