Armando Silva
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Arnaldo Silva (Roma, 9 ottobre 1887 – Mosca, 3 giugno 1938) è stato un politico italiano, comunista ed internazionalista, attivo anche in URSS.
[modifica] Biografia
Nato a Roma il 9 ottobre 1887, all’età di 18 anni aderì al Partito Socialista Italiano (PSI). Dopo la Prima guerra mondiale, in cui aveva combattuto con il grado di tenente di fanteria, sostenne le posizioni della sinistra, in seno alla direzione della Camera del Lavoro di Roma. Come esponente della tendenza comunista, partecipò al Congresso di Bologna (1919) e poi a quello di Livorno (1921), aderendo alla fondazione del Partito Comunista d'Italia (PCd’I). Oltre a un’intensa attività a Roma e in tutto il Lazio, Arnaldo Silva si distinse nell’organizzazione della lotta antifascista, particolarmente durante lo sciopero generale proclamato in occasione del congresso fascista che si tenne a Roma dal 7 al 10 novembre 1921. Lo sciopero durò cinque giorni, con barricate erette nel quartiere di San Lorenzo, e gli squadristi convenuti a Roma dovettero andarsene con la coda fra le gambe. Il ruolo che in tali circostanze svolse Arnaldo Silva, come anche gli anarchici, è stato ignorato dai successivi agiografi del PCI, da Giorgio Amendola a Paolo Spriano. In seguito a questi fatti, accusato di «mancato omicidio» nel corso di uno scontro a fuoco, Arnaldo Silva fu rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, dal quale fuggì in modo rocambolesco. Per una settimana intera la stampa della capitale diede spazio all’evasione, alimentando così la fama di Arnaldo Silva, che peraltro era accompagnata anche dalla sua grande simpatia umana. Fu condannato in contumacia a 23 anni e 7 mesi di reclusione. Verso la fine del 1922, giunse a Mosca, dove fu ammesso all’Accademia militare dello Stato maggiore dell’Armata Rossa e, conseguito il grado di tenente colonnello, svolse attività per il Servizio segreto militare sovietico (il IV Bureau), agli ordini del generale Berzin (alias Petris Kyuzis). Si recò spesso in Paesi dell’Europa Centro-orientale, a Vienna e in Romania, con Walter Krivickij, alto dirigente prima del IV Bureau e poi dell’Ino (Servizio Informazioni Estere dell’NKVD), e forse fu anche Cina. Come copertura, Arnaldo Silva si spacciava per uno scultore italiano. Solidale con le posizioni della Sinistra Comunista Italiana, aderì alla frazione costituita dai militanti italiani emigrati in URSS e iscritti al PCR(b), tra i quali Ersilio Ambrogi e Virgilio Verdaro Nel 1929, in uno dei suoi viaggi all’estero, giunto alla frontiera sovietica fu scoperto un documento della frazione, nascosto nel manico della sua valigia. Probabilmente fu una delazione di €rsilio Ambrogi e non di Plinio Trovatelli, come inizialmente si ipotizzò. Il 12 ottobre 1929, l’Ambasciata italiana comunicava a Roma che «il Silva, seguace di Trotzki, è stato espulso dal partito e ha perso il posto nell’Esercito Rosso». Il 12 gennaio 1930, in Francia la stampa comunista filo staliniana riportava che «Arnaldo Silva, espulso dal PCUS ha inviato alla Commissione centrale di controllo la dichiarazione, in cui dichiara che “riconosco il mio errore di aver portato all’estero per spedirla una lettera che si riferiva ad attività frazionistica e sconfesso ogni solidarietà con il contenuto di questa lettera”». Grazie a questo mea culpa, Arnaldo Silva riebbe la tessera del partito, ma non la fiducia e neppure i precedenti incarichi, per interessamento di Karl Radek, ebbe un impiego nel campo dei servizi statistici. Benché nel 1933 gli fosse concessa la cittadinanza sovietica, che ebbe con il nome Monotov Ivan Romanovič, la polizia teneva sempre d’occhio il suo dossier. Nel 1937, fu allontanato da Mosca perché considerato trotskista-bordighista e confinato nella regione di Krasnojarsk, dove, il 23 gennaio 1938, fu arrestato dagli organi dell’NKVD, in base alla risoluzione dell’UNKVD della regione di Mosca, con l’accusa di essere dirigente di un centro illegale controrivoluzionario trotskista-bordighista di Mosca e di aver rivelato allo stato maggiore dell’esercito italiano informazioni spionistiche sugli obiettivi militari sovietici. Rinchiuso nel carcere della Taganka di Mosca, il 10 marzo 1938 fu processato insieme a Pompeo Nale (Visconti) e condannato alla pena capitale. La condanna fu eseguita il 3 giugno 1938, al Poligono di Butovo.
[modifica] Bibliografia
- DANTE CORNELI, Elenco delle vittime italiane dello stalinismo, Tivoli, 1975-1982, Sesto libro, pp. 62-66.
- ANNE METTEWIE-MORELLI (a cura di), Documenti inediti dal fondo di Ersilio Ambrogi (1922-1936), Annali 1977, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano, 1977, p. 180.
- AA. VV., Reflections on the GULag. With a documentary Appendix on the italian victims of repression in the URSS, Edited by Elena Dundovich, Francesca Gori and Emanuela Guercetti, Annali Feltrinelli, a. XXXVII, Milano, 2001, ad nomen.
- ROMOLO CACCAVALE, Comunisti italiani in Unione Sovietica, Mursia, Milano, 1995, pp. 228-231.