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Ugo Foscolo - Wikipedia

Ugo Foscolo

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Ritratto di Ugo Foscolo, di François-Xavier-Pascal Fabre (1813); Biblioteca Nazionale di Firenze
Ritratto di Ugo Foscolo, di François-Xavier-Pascal Fabre (1813); Biblioteca Nazionale di Firenze
« Sdegno il verso che suona e che non crea. »
(Ugo Foscolo, Le Grazie)

Niccolò Ugo Foscolo (Zacinto6 febbraio 1778 – Londra10 settembre 1827) è stato un poeta e scrittore italiano, uno dei principali letterati del Neoclassicismo e del Pre-Romanticismo.

Indice

[modifica] Introduzione

Ugo Foscolo è il principale esponente del Neoclassicismo e del periodo nel quale si manifestano, o cominciano ad apparire in Italia, le correnti del pre-Romanticismo, del neo-Classicismo e del Romanticismo. In lui come in nessun altro il sentimento romantico si incontrò con i sogni del neo-Classicismo. Costretto fin da giovane ad allontanarsi dalla sua patria (l'isola greca di Zacinto, oggi Zante), si sentì esule per tutta la vita, strappato da quel mondo di ideali classici in cui era nato. Fuggitivo di terra in terra, privo di fede in quanto intellettualmente formatosi alla scuola degli Illuministi, incapace di trovare felicità nell'amore di una donna, avvertì sempre dentro di sé un infuriare di passioni, ma si sentì sempre attratto dalle splendide immagini dell' Ellade, simbolo di armonia e di virtù.

[modifica] La vita

Niccolò Ugo Foscolo nasce a Zante,(conosciuta anche come Zacinto alla quale dedicherà uno dei suoi 12 sonetti)il 6 febbraio del 1778, figlio del veneziano Andrea Foscolo, medico di vascello, e della greca Diamantina Spathis.
Il piccolo Niccolò (iniziò a chiamarsi Ugo dal 1795) proveniva pertanto da una famiglia patrizia che nel secolo XVI si era stabilita a Candia e, quando questa nel 1669 cadde in mano ai Turchi, passò alle isole Ionie che fin dal secolo XIV erano sottomesse a Venezia per riunirsi, nel 1805 su volere di Napoleone, alla Dalmazia e all'Istria.
Del grande scrittore si sa che aveva un alto sentire di sé, che all'epoca significava: era molto sicuro di sé. Nel corso della sua vita, poi sarà legato da alcuni ideali come: l'amore per la patria, la bellezza femminile, e l'amore per gli uomini. Questi ideali saranno come una religione per lui che chiamerà illusioni cioè delle esigenze dello spirito.[citazione necessaria]Foscolo ha un'anima romantica,ma in un corpo classico: descrive sentimenti attraverso le poesie, ma con parole derivanti dalla letteratura classica. Dal classicismo illuminista, Foscolo eredita il materialismo: egli crede nel concreto. L'uomo nasce dalla materia e finisce nella materia. Non crede in alcun "aldilà": l'origine,il significato e la fine dell'esistenza passano per lui solo attraverso la sua opera, la poesia.

Foscolo ricorderà sempre la sua nascita greca e più volte cantò la sua isola natale. Egli scriveva il 29 settembre del 1808 al letterato prussiano J.S. Bartholdy:

« Quantunque Italiano d'educazione e di origine, e deliberato di lasciare in qualunque tempo le ceneri sotto le rovine d'Italia, anziché all'ombra delle palme d'ogni altra terra più gloriosa e più lieta, io, finché sarò memore di me stesso, non oblierò mai che nacqui da madre greca, che fui allattato da greca nutrice, e che vidi il primo raggio di sole nella chiara e selvosa Zacinto, risonante ancora de' versi con che Omero e Teocrito la celebrarono »

.

[modifica] Gli studi

Trascorse parte della sua fanciullezza nella Dalmazia e nel 1785 si trasferì con la famiglia a Spalato, dove il padre esercitava la sua professione di medico con un salario modesto, e presso il Seminario arcivescovile di quella città compì come esterno i suoi primi studi, seguito da monsignore Francesco Gianuizzi fino a quando la morte improvvisa del padre, avvenuta nell'ottobre del 1788, lo costrinse a ritornare a Zante dove continuò la scuola e apprese i primi elementi del greco antico dimostrandosi però allievo ribelle alla disciplina e non troppo propenso allo studio.
Nei primi mesi del 1789 la madre si trasferì a Venezia con i figli Rubina e Costantino, mentre Ugo e Gian Dionigi (Giovanni) rimasero a Zante, Giovanni presso la nonna materna e Ugo presso una zia fino al 1793 quando, accompagnato dal Provveditore dell'isola, Paolo Paruta, poté raggiungere la madre e i fratelli.
Tra il 1793 e il 1797 frequentò le Scuole di San Cipriano a Murano dove Gasparo Gozzi era stato provveditore ed ebbe modo di seguire le lezioni del latinista Ubaldo Bregolini e del grecista G. B. Galliccioli che assecondarono le velleità letterarie del giovane. La linea dei suoi studi fu all'inizio tradizionale, con la lettura dei classici, gli esercizi di traduzione soprattutto da Saffo, Anacreonte, Alceo e Orazio; passò poi a più ampie letture, tra le quali quelle degli autori del Settecento e numerose altre, aiutato nella scelta e nella guida dal bibliotecario J. Morelli che lavorava alla Marciana frequentata assiduamente dal Foscolo.

[modifica] I primi versi e il contatto con la società letteraria

Nel 1794 trascrisse una quarantina dei suoi componimenti poetici, in parte originali e in parte frutto di traduzioni, che risentivano degli influssi arcadici soprattutto nel metro e nel linguaggio e che inviò all'amico Costantino Naranzi. Nel frattempo venne ospitato, come autore di versi, nell'"Anno poetico" dal classicista gozziano, l'abate Angelo Dalmistro, che era un appassionato della letteratura inglese.
Introdotto nei salotti delle nobildonne veneziane, quello della dotta Giustina Renier Michiel e della sua rivale, la bella Isabella Teotochi Albrizzi (prima grande passione amorosa del poeta), conobbe il Pindemonte e altri poeti di successo come Bertola. Importanti furono anche i contatti che egli ebbe fuori Venezia con il gruppo degli amici bresciani, aperti alle influenze francesi e rivoluzionarie, e con Cesarotti, traduttore dei Canti di Ossian, del quale seguiva a Padova le lezioni universitarie e al quale, il 30 ottobre del 1795, aveva scritto allegandogli, per avere un giudizio, la sua prima tragedia, intitolata il Tieste, di carattere alfieriano e viva di fervori giacobini.

Risale al 1796 un documento della prima formazione letteraria di Foscolo, un ambizioso Piano di Studi comprendente "Morale, Politica, Metafisica, Teologia, Storia, Poesia, Romanzi, Critica, Arti" dove il giovane registrava le letture, i primi scritti, gli abbozzi delle opere da scrivere. In esso si trova l'accenno ad un romanzo, Laura, lettere che verrà poi assorbito dall'Ortis. Durante l'anno Foscolo scrisse alcuni articoli sul "Mercurio d'Italia" che destarono i sospetti del governo veneto e il giovane, per prudenza si rifugiò sui colli Euganei.

[modifica] La delusione e l'esilio a Milano

Ma il 17 ottobre di quel 1797 così esaltante terminò con il Trattato di Campoformio con il quale Bonaparte vendeva Venezia all'Austria e il giovane Ugo, pieno di sdegno, dimessosi dagli incarichi pubblici partì in volontario esilio e si recò a Milano.
A Milano conobbe Parini e Monti, che difese dalle accuse che gli si rivolgevano per la sua attività di poeta alla corte romana; si innamorò della moglie di lui, Teresa Pikler; collaborò con Melchiorre Gioia per qualche mese al "Monitore Italiano", un periodico battagliero che venne sospeso dal Direttorio nel 1798 e compose alcuni sonetti; uno di questi, Te nutrice alle muse, ospite e Dea, gli era stato ispirato dalla proposta fatta al Gran Consiglio dal cittadino Giuseppe Lattanzi perché sostituissero nelle scuole l'insegnamento latino con quello francese.

[modifica] Il trasferimento a Bologna

Senza lavoro e infelice per il travagliato amore per Teresa Pikler Monti, nell'estate del '98 il poeta si trasferì a Bologna dove iniziò la sua collaborazione a "Il Genio Democratico" fondato dal fratello Giovanni e poi riassorbito dal "Monitore bolognese". Fu per un breve periodo aiutante del cancelliere per le lettere del Tribunale.

Iniziò le stampe, fino alla lettera XLV, del romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis che dovette interrompere per l'occupazione di Bologna da parte degli Austro-Russi nell'aprile del 1799; il romanzo vide comunque la luce, a sua insaputa, completato e tagliato in varie parti da Angelo Sassoli, per conto dell'editore Marsigli.

[modifica] L'arruolamento nella Guardia Nazionale

Foscolo nel frattempo si arruolò nuovamente nella Guardia Nazionale e combatté con le truppe francesi fino alla battaglia di Marengo. Ferito nella battaglia di Cento, venne arrestato durante la fuga e liberato a Modena dalle truppe del Macdonald partecipando in seguito alla battaglia della Trebbia e ad altri scontri. Partecipò alla difesa di Genova assediata e in questo periodo ripubblicò l'ode A Bonaparte liberatore aggiungendovi una premessa nella quale esortava Napoleone a non diventare un tiranno, e modificando l'ottava strofa, per affermare con chiara coscienza l'idea dell'unità d'Italia erede di Roma; tra l'estate e l'autunno del 1800 compose l'ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo.
Dopo la vittoria napoleonica gli vennero dati numerosi incarichi militari, che lo condussero in varie città italiane, tra le quali Firenze dove s'innamorò di Isabella Roncioni.

Nel 1801 il Foscolo si recò a Milano dove accolse, nel mese di giugno, il fratello più giovane, Giulio, che gli era stato affidato dalla madre e lo avviò alla carriera militare. (Giulio finirà suicida in Ungheria nel 1838). Il 23 luglio, dopo essersi più volte lamentato perché non riceveva regolarmente la paga militare, inviò al Ministro una lettera nella quale presentava le dimissioni, che però non furono accolte. In compenso ottenne la paga di capitano aggiunto, passando in tal modo al servizio della Repubblica Italiana, e fu incaricato di compilare una parte del Codice militare.

[modifica] L'intensa attività letteraria tra il 1801 e il 1804

Gli anni tra il 1801 e il 1804 furono anni di intensa attività letteraria ma anche di grande dolore per la morte del fratello Giovanni che si era ucciso a Venezia l' 8 dicembre del 1801 con un colpo di pugnale, sotto gli occhi della madre, per sottrarsi al disonore di non poter pagare una grossa somma persa al gioco e che aveva preso in prestito dalla cassa di guerra.
Nel 1802 pubblicò l'"Orazione a Bonaparte" in occasione dei Comizi di Lione e la raccolta di liriche che comprendevano otto sonetti e una ode, rielaborò e portò a termine l' Ortis, compose l'ode All'amica risanata per Antonietta Fagnani Arese, suo nuovo ardente amore, e nel 1803 stampò l'edizione definitiva dei Sonetti con l'aggiunta dei quattro più famosi(Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni, Alla Musa) e l'ode All'amica risanata. Risale allo stesso anno la traduzione e la pubblicazione della Chioma di Berenice di Catullo da Callimaco con l'aggiunta di un inno alle Grazie che attribuisce al poeta alessandrino Fanocle accompagnata da quattordici "Considerazioni" che racchiudono i lineamenti principale della sua poetica neoclassica.

[modifica] Gli anni in Francia: 1804-1806

Nel 1804, come capitano di fanteria, ottenne di seguire l'armata anti-inglese che si radunava a Valenciennes, in Francia e nella Francia del nord visse fino al 1806. A Valenciennes conobbe una inglese, Lady Funny Hamilton, dalla quale ebbe una figlia, Mary, ma che egli chiamerà sempre Floriana, che rivedrà dopo molti anni in Inghilterra e che sarà il conforto dei suoi ultimi anni.
Malgrado i continui spostamenti per motivi di servizio, il Foscolo riuscì a continuare la sua attività letteraria con alcuni saggi di traduzione dall'Iliade, con l'epistola in sciolti al Monti, Se fra' pochi mortali a cui negli anni e con la traduzione del "Sentimental Journey" di Sterne che l'avrebbe condotto alla stesura, nel 1812, dei sedici capitoletti scritti in una prosa ironico-allusiva della Notizia intorno a Didimo Chierico.

[modifica] L'incarico all'Università di Pavia

Nel 1806, essendo fallito il progetto di Napoleone dell'invasione inglese, Foscolo fece ritorno a Milano dopo essere stato a Parigi, dove conobbe il giovane Manzoni, a Venezia dove rivide i familiari e, presso Treviso, la Teotochi Albrizzi. A Padova si incontrò con il Cesarotti e a Verona vide in giugno il Pindemonte, dai colloqui con il quale nacque l'idea iniziale del poema Dei Sepolcri che, scritto tra l'agosto del 1806 e l'aprile del 1807 fu pubblicato in questo anno, a Brescia, dall'editore Bettoni.

Sollevato intanto dagli incarichi militari su interessamento dell'allora ministro Caffarelli, il Foscolo si candidò alla cattedra di eloquenza dell' Università di Pavia che si era resa vacante (la cattedra era stata tenuta in precedenza da Vincenzo Monti e in seguito da Luigi Cerretti) e la ottenne il 18 marzo 1808. Qui pronunciò la sua celebre orazione inaugurale, "Dell'origine e dell'ufficio della letteratura", e poche lezioni, perché la cattedra venne subito dopo soppressa da Napoleone, ormai divenuto sospettoso di ogni libero pensiero.

[modifica] Il ritorno a Milano e le difficoltà

Tornato a Milano ebbe inizio per Foscolo un periodo di difficoltà economiche reso più amaro a causa dei contrasti con i letterati di regime che non gli risparmiarono polemiche e malevole insinuazioni. Alla rottura con il Monti si aggiunse l'insuccesso della tragedia Aiace che, rappresentata alla Scala il 9 dicembre 1811, non ebbe successo e venne inoltre vietata dalla censura per le allusioni antifrancesi che conteneva.

[modifica] Il soggiorno sereno e produttivo a Bellosguardo

Abbandonata Milano nell'agosto del 1812, il poeta si trasferì a Firenze per un soggiorno alla villa di Bellosguardo, dove trascorse, fino al 1813, un periodo di intensi affetti, di soddisfazioni mondane e di lavoro creativo. Egli infatti ottenne l'amore della senese Quirina Mocenni Magiotti, frequentò il salotto della contessa d'Albany, l'amica di Alfieri, scrisse la tragedia Ricciarda che venne rappresentata a Bologna nel 1813, riprese la traduzione del "Viaggio sentimentale" che pubblicò nel 1813 corredato della "Notizia intorno a Didimo Chierico", tradusse altri canti dell'Iliade e stese alcuni frammenti del poemetto "Le Grazie".

[modifica] Il ritorno a Milano e l'esilio in Svizzera

Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte a Lipsia, nel novembre del 1813 Foscolo ritornò a Milano e riprese il suo grado nell'esercito per difendere il Regno Italico, ma con l'arrivo in città degli Austriaci nel 1814 egli si rese conto che la sua speranza di una futura Italia indipendente era cosa vana.
Ebbe un momento di esitazione quando il governatore austriaco feldmaresciallo Bellegarde gli offrì di collaborare con il nuovo governo dirigendo una rivista letteraria, la futura "Biblioteca italiana". Foscolo accettò e stese il programma della rivista, ma intervenne l'obbligo di giuramento al nuovo regime e, la notte della vigilia, il 31 marzo del 1815, Foscolo lasciò l'Italia e prese la via del volontario esilio per rifugiarsi a Hottinger, in Svizzera.
Malgrado le varie peregrinazioni in terra svizzera per sfuggire ai controlli della polizia austriaca, egli riuscì a stampare a Zurigo, nel 1816, le "Vestigia della storia del sonetto italiano", il libretto satirico contro i letterati milanesi "Didimi clerici prophetae minimi Hypercalypseos liber singularis" (l'Ipercalisse), la terza edizione dell'"Ortis" e scrivere gli appassionati "Discorsi sulla servitù d'Italia" che verranno pubblicati postumi.

[modifica] Gli ultimi anni di vita in esilio a Londra

Nel frattempo l'Austria insisteva nel reclamare la sua estradizione e quando l'ambasciatore d'Inghilterra a Berna, per gli uffici di Guglielmo Stewart Rose a cui Foscolo aveva dedicato l'Ipercalisse, ebbe l'ordine di rilasciargli, come a nativo jonio, il passaporto per la Gran Bretagna egli, con il denaro ricavato dalla vendita dei suoi libri a Milano e con quello che il fratello Giulio, a quei tempi in Ungheria, gli aveva fornito, poté partire.

Il 12 settembre 1816 il poeta giunse a Londra dove trascorse l'ultimo periodo della sua vita fra non lievi difficoltà economiche e morali.
Durante il periodo londinese Foscolo si dedicò prevalentemente all'attività editoriale e giornalistica e si impegnò nello studio storico-critico di alcuni momenti, testi e personaggi della letteratura italiana, soprattutto Dante, Petrarca e Boccaccio. Risalgono a questi anni nuovi saggi sulle traduzioni omeriche, la quarta edizione dell'"Ortis" (1817), l'elaborazione delle "Grazie" e le incompiute "Lettere scritte d'Inghilterra" ('16-'18) di cui una parte edita postuma con il titolo il "Gazzettino del bel mondo" e la "Lettera apologetica" anch'essa pubblicata postuma.

La vita troppo signorile e alcune speculazioni avventate in affari ridussero però il poeta al dissesto economico tanto che, nel 1824, venne per breve tempo incarcerato per debiti. Liberato, fu costretto a sopravvivere nei quartieri più poveri di Londra, celandosi spesso sotto falso nome per sfuggire ai creditori. Aveva intanto ritrovato la figlia Floriana, che lo assistette con devozione durante i suoi ultimi anni.
Povero e debole, Foscolo si ritirò nel piccolo sobborgo londinese di Turnham Green dove, ammalato di idropisia, morì il 10 settembre del 1827 a soli quarantanove anni. Dal cimitero di Chiswick dove fu sepolto, le sue spoglie nel 1871 furono traslate in Santa Croce a Firenze, il tempio delle itale glorie che aveva celebrato nel carme Dei Sepolcri. Del Foscolo ci resta un ricchissimo "Epistolario", documento molto importante della sua vita tumultuosa.

[modifica] Opere

Per approfondire, vedi la voce Ugo Foscolo (opere).

[modifica] Componimenti poetici

[modifica] Romanzi e scritti in prosa

[modifica] Opere teatrali

[modifica] Altri scritti

  • Epistolario
  • Chioma di Berenice, traduzione del carme di Catullo, (1803)
  • Viaggio sentimentale, traduzione del romanzo di Laurence Sterne, (1807)
  • Iliade, traduzione del poema omerico, (1807)
  • Dell'origine e dell'ufficio della letteratura (1809)
  • Discorso sul testo della Divina Commedia
  • Essays on Petrarch
  • Discorso storico sul testo del Decamerone
  • Della nuova scuola drammatica in Italia, incompiuto

[modifica] Bibliografia della critica

  • Walter Binni, Ugo Foscolo: storia e poesia, Torino, Einaudi, 1982 (Piccola biblioteca Einaudi; 428)
  • Lanfranco Caretti, Foscolo: persuasione e retorica, Pisa, Nistri-Lischi, 1996 (Saggi di varia umanità; 32)
  • Mario Fubini, Ugo Foscolo: saggi, studi, note, Milano, Feltrinelli, 1963.
  • Oreste Macrì, Semantica e metrica dei Sepolcri del Foscolo 2. ed. corr. e aumentata, Roma, Bulzoni, 1995 (L'analisi letteraria; 19) (1ª ed. 1978).
  • Carlo Emilio Gadda, Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo, 1958

[modifica] Note


[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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