Teatro greco
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Per teatro greco, in letteratura a nella storia del teatro, si intende l'arte teatrale nel periodo della Grecia classica.
Le forme teatrali che oggi conosciamo discendono da quelle che si praticavano e che vennero perfezionate nella Atene del V secolo a.C..
Gli Ateniesi organizzavano alcuni giorni l'anno grandi festival in cui i maggiori autori teatrali dell'epoca gareggiavano per conquistare la vittoria. Gli attori, esclusivamente uomini anche nelle parti femminili(perché le donne non potevano recitare), indossavano maschere che li rendevano riconoscibili anche a grande distanza (nel teatro di Atene gli spettatori più lontani potevano essere anche a quasi cento metri dagli attori), e forse ne ampliavano la voce (ma la cosa è controversa). La recitazione era rigorosamente in versi, e alle parti soliste si accompagnava un Coro, gruppo di attori che assolveva la funzione di collegamento delle scene, commento e narrazione della trama. La forma d'arte di ispirazione più elevata era considerata la tragedia, i cui temi ricorrenti erano derivati dai miti e dai racconti eroici. Le commedie, di carattere più leggero e divertente, prendevano spesso di mira la politica, i personaggi pubblici e gli usi del tempo.
Indice |
[modifica] Origini
Storia del Teatro Occidentale |
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La tradizione attribuisce le prime forme di teatro, a Tespi, giunto ad Atene dall'Icaria, verso il 535-530 a.C.. Tradizione vuole che sul suo carro trasportasse i primi attrezzi di scena, arredi scenografici, costumi e maschere teatrali.
Le feste durante le quali avvenivano ad Atene le rappresentazioni teatrali erano:
- Le Lenee, feste popolari che si tenevano in inverno, caratterizzate dalla rappresentazione di commedie e a volte di tragedie.
- Le Dionisie, che si dividevano in Grandi Dionisie e Dionisie rurali. Le prime erano le feste più importanti, celebrate all'inizio della primavera, in cui venivano messe in scena sia tragedie sia commedie, e a cui potevano assistere i cittadini di tutte le città della Grecia (ad eccezione, si può supporre, delle città nemiche di Atene). Organizzate dallo Stato, erano finanziate dai cittadini più abbienti, a tre dei quali l'arconte eponimo affidava la "coregia". Le Dionisie rurali erano invece feste di minore importanza, organizzate durante l'inverno nei paesi attorno ad Atene, aperte solo ai cittadini ateniesi e nelle quali venivano rappresentate solo commedie.
[modifica] Il teatro e la Polis
Per approfondire, vedi la voce Tragedia greca#Il teatro tragico come fenomeno di massa. |
I Greci consideravano il teatro non come una semplice occasione di divertimento e di evasione dalla quotidianità, ma piuttosto come un luogo dove la polis (πόλις, la città) si riuniva per celebrare le antiche storie del mito, patrimonio comune della cittadinanza, che lo spettatore greco conosceva, insieme a tutte le informazioni specifiche sullo spettacolo dedotte dal Proagòn. Ciò che non poteva sapere era come le vicende del mito, codificate dalla tradizione, sarebbero state nuovamente interpretate e declinate dal drammaturgo. Lo spettatore greco si recava a teatro per imparare precetti religiosi, per riflettere sul mistero dell'esistenza, per rafforzare il senso della comunità civica.
L'evento teatrale aveva dunque la valenza di un'attività morale e religiosa da assimilare ad un vero e proprio rito
Il teatro era per i greci uno spettacolo di massa, molto sentito e vissuto da parte dei cittadini di ogni classe sociale e condizione economica: esso era infatti un rituale di grande rilevanza religiosa e sociale, considerato uno strumento di educazione nell'interesse della comunità, tant'è che da Pericle in poi è la tesoreria dello stato a rimborsare il prezzo del biglietto (circa due oboli al giorno). Agli spettacoli la popolazione partecipava in massa e probabilmente già nel V sec. a.C. erano ammessi anche donne, bambini e schiavi.
La rappresentazione teatrale non è dunque soltanto uno spettacolo: è un rito collettivo della pólis che si svolge durante un periodo sacro in uno spazio sacro (al centro del teatro sorgeva l'altare del dio). Il teatro, proprio per questo suo carattere collettivo, assunse la funzione di cassa di risonanza per le idee, i problemi e la vita politica e culturale dell'Atene democratica: se è vero infatti che la tragedia parla di un passato mitico, è anche vero che il mito diventa metafora dei problemi profondi che Atene vive.
Aristotele a questo proposito formula il concetto di "catarsi" (kàtharsin, purificazione), secondo cui la tragedia pone di fronte agli uomini gli impulsi passionali e irrazionali (matricidio, incesto, cannibalismo, suicidio, infanticidio...) che si trovano, più o meno inconsciamente, nell'animo umano, permettendo agli individui di sfogarli innocuamente, in una sorta di esorcizzazione di massa.
[modifica] Tragedia
Per approfondire, vedi le voci Tragedia greca e Struttura della tragedia greca. |
La tradizione attribuisce a Tespi la prima rappresentazione tragica. Delle sue tragedie sappiamo poco, se non che il coro era ancora formato da satiri e che fu certamente il primo a vincere un concorso drammatico. I più importanti e riconosciuti autori di tragedie furono però, nell'Atene del V secolo a.C., Eschilo, Sofocle ed Euripide.
Nei diversi momenti storici, affrontarono i temi più sentiti dell'epoca. Eschilo fissò le regole fondamentali del dramma tragico: la tragedia inizia generalmente con un prologo (da prò e logos, discorso preliminare), che ha la funzione di introdurre il dramma; segue la parodo, che consiste nell'entrata in scena del coro attraverso dei corridoi laterali, le pàrodoi; l'azione scenica vera e propria si dispiega quindi attraverso tre o più episodi (epeisòdia), intervallati dagli stasimi, degli intermezzi in cui il coro commenta, illustra o analizza la situazione che si sta sviluppando sulla scena; la tragedia si conclude con l'esodo (èxodos).
Mentre i primi due vennero considerati come i depositari dei valori della polis, Euripide espresse le contraddizioni di una società che stava cambiando: nelle sue tragedie spesso le motivazioni personali entrano in profondo contrasto con le esigenze del potere, e con i vecchi valori fondanti della città greca. Il personaggio di Medea, ad esempio, arriva ad uccidere i propri figli pur di non sottostare al matrimonio di convenienza di Giasone con la figlia del re. Aristofane, il maestro riconosciuto della commedia, ci offre ne Eschilo a fissarnene le Rane la cronaca del tempo riguardo alla disputa fra i tragediografi, e del pubblico che parteggiava con l'uno o con l'altro, presentando Euripide come un rozzo portatore di nuovi costumi.
Il teatro dell’epoca ignorava il concetto di scenografia così come lo intendiamo oggi. L’intera azione drammatica si svolgeva con la stessa facciata, forse decorata con dipinti in prospettiva. Non tutti gli eventi del dramma venivano rappresentati sulla scena; quelli più violenti avvenivano infatti fuori di essa. Gli spettatori prendevano coscienza dell'avvenimento tramite l'annuncio di un messo o un personaggio che aveva assistito all'evento (presa di coscienza dopo lo svolgimento), oppure per metonimia tramite le urla dei personaggi (presa di coscienza durante o immediatamente dopo lo svolgimento).
Il motivo della tragedia greca è lo stesso dell'epica, cioè il mito, ma dal punto di vista della comunicazione essa sviluppa mezzi del tutto nuovi: il mythos (μύθος, parola, racconto) si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta (δρᾶμα, dramma, deriva da δρὰω, agire).
Della grande produzione tragica dell'Atene democratica ci sono rimaste solamente alcune tragedie dei tre maggiori autori. Poco o nulla si sa della veste che i romani diedero alla tragedia greca, ma pare che ne abbiano ricalcato da vicino il modello. L'unica fonte romana sicura è Seneca, che però non era uomo di teatro e scrisse tragedie con l'idea che dovessero essere lette più che recitate. Egli ne accentuò l'aspetto dell'orrore e della violenza, e non sappiamo se fu una sua scelta oppure una tendenza di tutti i tragediografi romani.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikisource contiene opere teatrali dell' antica Grecia
[modifica] Collegamenti esterni
Le tragedie greche | |
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Eschilo: | Supplici | I Persiani | Sette contro Tebe | Prometeo incatenato | Orestea ( Agamennone · Coefore · Eumenidi ) |
Sofocle: | Aiace | Antigone | Trachinie | Edipo re | Elettra | Filottete | Edipo a Colono |
Euripide: | Alcesti | Medea | Ippolito | Gli Eraclidi | Troiane | Andromaca | Ecuba | Supplici | Ione | Ifigenia in Tauride | Elettra | Elena | Eracle | Le Fenicie | Oreste | Ifigenia in Aulide | Le Baccanti | Ciclope | Reso |
Vedi anche: | Teatro greco | Musica dell'antica Grecia | Istituto Nazionale del Dramma Antico |