Preistoria della Sardegna
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Circa 20 milioni di anni fa la Sardegna non esisteva così come la vediamo oggi ma, insieme alla Corsica, era ancorata al blocco continentale europeo. La zolla sardo-corsa poi migrò progressivamente fino alla collocazione attuale. La forma che ha oggi l'Isola invece è geologicamente giovanissima essendosi formata circa 18.000 anni fa ed è considerata una terra molto stabile, si ritiene infatti che non sia più a rischio sismico.
Sulle montagne del suo territorio si possono notare i segni dell'antica ed incessante erosione e sulle coste sono evidenti il continuo variare del livello dei mari che 18.000 anni fa era 110 metri più basso di quello attuale: la Sardegna e la Corsica per lunghissimo tempo furono una unica isola.
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[modifica] La preistoria
I più antichi fossili umani risalgono al periodo Pleistocenico cioè della preistoria. In essi gli antropologi riconoscono i resti dei protoantropi (primi uomini) appartenenti a un gruppo chiamato sinantropodo. Al pleistocene medio fanno parte i resti dei Paleoantropi a cui appartiene l’Uomo di Neanderthal. Altri paleoantropi sono stati trovati a Giava, in Palestina, nella Rhodesia. I esti di questi uomini vengono fatti risalire a 130.000 anni fa in una fase interglaciale. Resti di paleoantropi trovati al Monte Circeo risalirebbero a 70.000 anni fa. Nell’ultimo Pleistocene, scomparsi i paleoantropi, comparve l’Homo Sapiens che si diffuse in tutto il mondo e differenziandosi notevolmente secondo l’ambiente di residenza. Generalmente la preistoria viene divisa in tre parti: il Paleolitico, il Mesolitico ed il Neolitico.
Il Paleolitico avvenne interamente nel Pleistocene, mentre il Neolitico si verificò nell’Olocene.
Il clima, divenuto temperato, permise la coltivazione di molti prodotti ed il passaggio da una civiltà di cacciatori e pastori ad una di contadini, non più transumante ma stanziale.
[modifica] La Preistoria in Sardegna
La Preistoria della Sardegna per lungo tempo è stata poco studiata. Gli studiosi ritenevano che i primi insediamenti dell'uomo nell'Isola risalissero unicamente al periodo Neolitico.
Successivamente - grazie ad degli scavi archeologici - sono state rinvenute pietre scheggiate sicuramente risalenti al Paleolitico.Per questa scoperta risalirono alla presenza dell’uomo al Paleolitico, il lunghissimo periodo compreso tra i 450.000 e i 10.000 anni fa.
Vari elementi di cultura materiale, costituiti quasi essenzialmente da strumenti ed arnesi in pietra di selce o in calcare, utili alla sopravvivenza dell’uomo, sono stati rinvenuti nel sassarese e nel nuorese, nei siti di Giuanne Malteddu, Interiscias, Laerru, Preideru e Rio Altana, rivelando la sicura presenza umana almeno 300.000 anni fa, nel Paleolitico Inferiore (o Antico).
[modifica] Il Paleolitico
La preistoria sarda si può definire dunque parallela a quella del continente europeo con il quale ha condiviso un' evoluzione simile per i successivi 200.000 anni, fino al medio Paleolitico, periodo a cui vengono fatti risalire i resti di insediamenti nelle grotte di Cailune e Ziu Santoru, sulla costa di Dorgali, mentre resti di altri gruppi umani, ossa di un grande cervo (il Megaceros, ora estinto), manufatti, tracce di focolari sono stati trovati nella grotta di Corbeddu a Oliena, e sono attribuiti al Paleolitico Superiore, periodo compreso tra i 35 mila e i 10 mila anni fa.
Pietre lavorate con la tecnica clactoniana sono state trovate nel basso corso del Rio Altana, tra Laerru e Perfugas.
Ad [Alghero] nella grotta Verde, vicino a Porto Conte, sono state trovate grandi quantità di conchiglie di molluschi marini risalenti a 6000 anni a. C.
[modifica] Il Mesolitico
Rimane purtroppo ancora privo di testimonianze il periodo intermedio del Mesolitico, compreso tra il 10.000 e il 6.000 a.C., che va dalla fine del Paleolitico e l’ inizio del Neolitico, per il quale invece sono presenti molti resti tipici come l’ uso dell’ ossidiana, soprattutto nel sito di Monte Arci e il suo successivo commercio con i popoli del continente.
Per un lungo periodo della storia, in Sardegna il bene più prezioso fu l'ossidiana, una roccia vitrea, nera e lucente di origine vulcanica, di cui l'Isola era ricchissima: veniva esportata dalla Sardegna in tutta l'Europa mediterranea.]]Con l'ossidiana si costruivano coltelli taglienti, punte di frecce e di lancia.
In quel periodo nel Mar Mediterraneo centro-occidentale si trovava solamente a Pantelleria, Lipari, Palmarola ed in Sardegna, dove erano presenti i giacimenti più ricchi e dove veniva estratta - sin dal VI millennio a.C. - dalle cave del Monte Arci, nell' oristanese, ed esportata grezza o lavorata soprattutto in Corsica, Liguria e Francia.
[modifica] Il Neolitico
Il periodo che ha tramandato un gran numero di materiali è invece quello che va dal Neolitico (6.000-2.900 a.C.), attraverso l’Età del Rame (2.900-1.800 a.C.), sino alla metà dell’Età del Bronzo.
Gli archeologi affermano oramai con certezza che dal VI millennio a.C. in poi, le varie popolazioni sarde vissero la tipica evoluzione del neolitico, caratterizzata dall’addomesticamento degli animali, dalla nascita dell’ agricoltura, dalla nascita di aggregazioni familiare di tipo clanico all’ interno di gruppi tribali, dalla nascita di villaggi stabili dove pian piano si svilupparono le tecnologie della pietra levigata, della ceramica e di altri manufatti, oltre che la costruzione delle prime imbarcazioni negli insediamenti costieri. (1.800 - 1.300 a.C.). In particolare i ritrovamenti testimoniano un forte sviluppo della ceramica e una notevole produzione di ossidiana fatta oggetto di scambi con le popolazioni della Francia meridionale e soprattutto con alcuni popoli italici.
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