Piave
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Piave | |
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Lunghezza: | 220 km |
Portata media: | presso Nervesa d.B. 125 m³/s |
Bacino idrografico: | 4.126,84 km² |
Altitudine della sorgente: | 2.037 m s.l.m. |
Nasce: | Monte Peralba, valle di Sappada |
Sfocia: | Mare Adriatico presso Cortellazzo (VE) |
Stati/regioni attraversati: | Italia |
Indice |
[modifica] Geografia
Il fiume Piave (ma sarebbe più corretto chiamarlo con il vero nome di "La Piave", storpiato nel maschile dopo le vicende della prima guerra mondiale quando si ritenne inappropriato chiamare con un nome femminile un fiume divenuto sacro alla patria) nasce nelle Alpi Orientali e più precisamente nelle Alpi Carniche, alle pendici meridionali del Monte Peralba, nel comune di Sappada, in provincia di Belluno, a quota 2.037 m s.l.m.. La sua foce è nel Mar Adriatico, a nord-est di Venezia, presso il porto di Cortellazzo fra Eraclea e Jesolo. Sulla sinistra della foce è collocata la Laguna del Mort, enclave di acqua marina sorta nell'area di un braccio morto del fiume. È il quinto fiume d'Italia per lunghezza fra quelli direttamente sfocianti in mare.
Il fiume è interamente contenuto entro i confini del Veneto, nonostante il bacino tocchi parzialmente le province di Pordenone, Trento e Bolzano. Attraversa il Comelico, il Cadore e la Valbelluna in Provincia di Belluno e la pianura veneta nelle province di Treviso e di Venezia toccando le cittadine di Valdobbiadene, Nervesa della Battaglia, Colfosco, Ponte della Priula, Ponte di Piave, San Donà di Piave,Musile di Piave, Eraclea e Jesolo.
Già pochi chilometri dopo la sorgente il Piave assume una notevole portata dovuta all'afflusso di numerosi torrenti, limitata in epoca recente dalla costruzione di bacini idroelettrici artificiali e da opere di canalizzazione agricola. Dopo aver percorso i primi chilometri in direzione sud, all'altezza di Cima Sappada il fiume piega ad ovest, attraversando Sappada e successivamente ricevendo l'apporto di importanti torrenti quali il Piave di Visdende. Passata Sappada si inoltra in una profonda forra (l'orrido di Acquatona) e poi continua la sua corsa fino a Santo Stefano di Cadore, a valle del quale si incontra col Padola. Comincia qui un tratto che lo riporterà (dalla località di Cima Gogna, dove riceve l'Ansiei) a scorrere in direzione sud fino a Ponte nelle Alpi. In questo lungo tratto il fiume attraversa i territori dei comuni del Centro Cadore (Lozzo, Domegge, Calalzo e Pieve) formando il grande lago omonimo. A valle della diga, a Perarolo di Cadore, riceve le acque del Boite. Il fiume rimane in una valle complessivamente stretta percorsa dalla ferrovia che porta a Calalzo e dalla strada statale di Alemagna.
All'altezza di Castellavazzo sbuca nell'ampia Valbelluna e subito dopo, a Longarone, riceve da sinistra il Vajont e da destra il Maè che scende dalla valle di Zoldo. All'altezza di Soverzene (dove si trova una delle centrali idroelettriche più importanti d'Europa) il corso viene sbarrato e in parte deviato. In seguito a Ponte nelle Alpi piega in direzione sud-ovest, attraversa Belluno e a nord di Mel riceve le copiose acque del Cordevole. Prosegue poi la sua corsa attraverso Busche (comune di Cesiomaggiore) e a valle del ponte-diga che forma il lago omonimo riceve le acque del Caorame. Qui esce dalla Valbelluna e si immette in una valle più stretta, lungo la quale riceve la Sonna, il corso d'acqua che attraversa Feltre. In questa parte il corso del fiume piega a sud-est e manterrà questa direzione fino a Cortellazzo, dove si getta nel mare Adriatico. Tra Segusino e Pederobba esce dalla zona compresa tra le Alpi e le Prealpi ed entra nella pianura veneta. L'unico affluente importante che riceve fuori dalla provincia di Belluno è il Soligo. Nel tratto pianeggiante il fiume perde molta della sua acqua a causa dei prelievi idrici e dell'infiltrazione (il letto può allargarsi fino a diversi chilometri). Nell'ultimo tratto il Piave è come canalizzato, a seguito degli interventi dei veneziani che ne deviarono il corso a est per salvare la laguna, e giunge al Mare all'altezza di Cortellazzo. Il vecchio ramo del Piave esiste ancora oggi, giunge alla laguna di Venezia e si mescola con le acque del Sile.
[modifica] Principali affluenti
I suoi principali affluenti sono (D=destra, S=sinistra):
- Padola (D)
- Ansiei (D)
- Boite (D)
- Maè (D)
- Terche (S)
- Cordevole (D)
- Ardo (D)
- Ardo della Sinistra Piave (S)
- Soligo (S)
- Sonna (D)
- Caorame (D)
- Piave Vecchia (S)
- Revedoli (D)
- Cavetta (S)
il più importante dei quali è il Cordevole, con un bacino imbrifero di 866.77Km2.
[modifica] Laghi del bacino del Piave
Lungo l'asta del fiume e dei suoi principali tributari vi sono numerose dighe che danno origine a laghi artificiali (le cui acque vengono utilizzate per scopi idroelettrici) tra i quali: (lungo il Cordevole e il Mis)
- lago di Alleghe
- Lago del Ghirlo (a Cencenighe Agordino)
- lago del Mis
(lungo l'Ansiei)
- lago di Misurina
- Lago di Santa Caterina (ad Auronzo di Cadore)
(lungo il Piave)
- Lago del Comelico
- lago di Centro Cadore
(lungo il Boite)
- lago di Vodo di Cadore
- lago di Valle di Cadore
(lungo il Maè)
(lungo il Caorame)
- lago della Stua
- lago di Santa Croce sul Tesa (una derivazione del Piave a Soverzene regimenta il lago più un numero di bacini artificiali).
A Busche uno sbarramento preleva acqua che viene utilizzata per alimentare le centrali di Quero e Pederobba e poi per scopi irrigui.
[modifica] Storia
L'antico corso del Piave è stato deviato con un canale artificiale verso oriente all'altezza di Caposile, frazione di Musile di Piave, su decisione degli ingegneri idraulici della Serenissima, per consentire al Sile di sfociare nell'Adriatico anziché, come era in origine, in laguna. L'antica foce del Piave è quella attuale del Sile (detto anche "Piave Vecchia") che divide i comuni di Jesolo e Cavallino-Treporti. Scopo dell’intera operazione, che venne decisa nel 1680, è quello di prevenire gli interramenti della laguna dovuti ai detriti portati a valle dal Sile. L’intervento causò tuttavia notevoli disagi perché il fiume, allora non dotato di argini, allagò le campagne tra Bagaggiolo e Ca’ Tron.
Il fiume Piave è considerato sacro alla patria, in virtù degli avvenimenti storici accaduti sulle sue sponde durante la prima guerra mondiale.
La parte meridionale del corso del Piave divenne una linea strategica importante nel novembre 1917 in corrispondenza della ritirata avvenuta in seguito a Caporetto. Dopo il passaggio sulla riva destra del resto delle armate italiane e la distruzione dei ponti, il fiume diviene la linea di difesa contro le truppe austriache e tedesche che, nonostante svariati tentativi, non riuscirono a varcare il fiume. La difficoltà dell'attraversamento era anche dovuta al periodo di piena del fiume dovuto alle forti piogge. La linea resistette fino all'ottobre 1918 quando, in seguito alla battaglia di Vittorio Veneto, gli avversari furono sconfitti e si giunse all'armistizio.
Dopo l'armistizio del 4 novembre 1918 il generale Lorenzo Barco si occupò del problema della riparazione e del ripristino degli argini del Piave e di altri fiumi veneti e friulani (Monticano, Livenza, Tagliamento), danneggiati in seguito alle vicende belliche. L'opera di ricostruzione, che si mantiene ancora ai giorni nostri, fu terminata in tempo per proteggere le popolazioni dalle possibili inondazioni a seguito delle piene invernali e primaverili. Furono impiegati circa 9500 uomini e 330 ufficiali.
[modifica] Problematiche ambientali
Il forte sfruttamento idrico, e il conseguente parziale abbandono del letto naturale del fiume, fanno del Piave uno dei corsi d'acqua più artificializzati d'Europa. A partire dalla seconda metà degli anni '90 ha cominciato a sorgere, di conseguenza, una questione ambientale legata al Piave, che ha portato alla richiesta, rivolta in particolare all'ENEL, di assicurare il minimo deflusso vitale del fiume. Il "caso Piave" è stato sollevato e promosso, tra l'altro, dall'amministrazione della Provincia di Belluno e dal suo presidente Sergio Reolon, e dal Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua di Mogliano Veneto, in particolar modo dallo scrittore e giornalista Renzo Franzin, co-fondatore del Centro. Secondo quanto riporta il giornale locale Corriere delle Alpi, [1] nel 2007 a Belluno con il supporto delle azioni Marie Curie della Commissione Europea, si terrà un convegno di ricerca sul tema dell'artificializzazione del fiume Piave e dello sfruttamento sostenibile dell'acqua .
[modifica] Feste e leggende
[modifica] Il patto d’amistà” (“amicizia” in lingua veneta )
A circa 30 km da Venezia ci sono due Comuni, tra di loro confinanti e divisi dal fiume Piave: San Donà di Piave e Musile di Piave. San Donà (il toponimo significa San Donato) e Musile (il toponimo di diga, argine) sette secoli fa, in pieno medio evo, erano due piccole comunità di una zona paludosa, aggregate attorno alle loro rispettive chiese e Santi patroni.
Secondo le origini della leggenda "il patto d’amistà" , ovvero il patto d’amicizia , tra le due comunità risale a quegli anni quando, secondo la leggenda, avvenne una deviazione naturale del corso del fiume Piave (nel 1258 per lo storico Plateo, nel 1383 secondo altri studiosi). Fu un fatto così straordinario tanto che dovettero essere ridefiniti i confini territoriali. La piccola chiesa di San Donato segnava il confine tra due diocesi: il Patriarcato di Aquileia da lato e dall’altro il Vescovo di Torcello (Venezia). La chiesetta, già in Sinistra Piave , quindi dal lato sandonatese, si ritrovò sulla destra del fiume, in territorio di Musile.
Il paese San Donà si ritrovava così un paese privato della sua identità perché la chiesa, dedicata al suo patrono, si ritrovava dall’altra parte del Piave. Da qui il compromesso: lasciare il nome di San Donato all’attuale centro urbano di San Donà, con il diritto di festeggiare il santo a Musile. A compenso un patto solenne : che la "bagauda", ovvero la comunità di San Donà dovrà offrire agli abitanti di Musile, per sempre il 7 agosto di ogni anno due capponi ("gallos eviratos duos") vivi, pingui e ottimi. A uno il nome, all’altro i due capponi . Questa è la sintesi dello storico e leggendario "patto d’amistà" tra i Comuni di Musile e San Donà. Si rinnova così , ogni 7 agosto, il pagamento del tributo da parte del Sindaco di San Donà al Sindaco di Musile. La leggenda è stata ripristinata, con un cerimoniale arricchito con grande attenzione ai particolari storico evocativi con il patrocinio dei due Comuni e della Regione Veneto.
[modifica] La canzone del Piave
La canzone probabilmente più famosa della prima guerra mondiale fu La leggenda del Piave di Giovanni Gaeta, autore famoso di canzoni napoletane, meglio noto con lo pseudonimo di E.A. Mario Tale inno fu pubblicato nel 1918, ma probabilmente giunse ai combattenti prima a mezzo di tradotta postale.
[modifica] Piave : che genere?
La parola "Piave" è, nell'uso colloquiale e dialettale, di genere femminile. Oggi, però, l'uso prevalente (e in lingua italiana standard esclusivo) è maschile. La forma femminile viene tuttora richiamata, in alcuni casi come arcaismo, o per sottolineare un legame con la cultura locale.
[modifica] Altri progetti
- Wikisource contiene opere originali di o su Piave
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Piave
[modifica] Collegamenti esterni
- Museo degli zattieri del Piave a Codissago
- Bibliografia a cura del comitato difesa del Piave
- Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua
- Sito del periodico "Il Piave"
- Sito del magistrato alle acque
- Sito con galleria fotografica del Piave in provincia di Belluno
- Ricostruzione degli argini del Piave alla fine della Prima Guerra Mondiale