Castellavazzo
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Castellavazzo | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Veneto | ||||||||
Provincia: | Belluno | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 509 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 18 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 95 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Codissago, Olantreghe, Podenzoi | ||||||||
Comuni contigui: | Erto e Casso (PN), Forno di Zoldo, Longarone, Ospitale di Cadore | ||||||||
CAP: | 32010 | ||||||||
Pref. tel: | 0437 | ||||||||
Codice ISTAT: | 025009 | ||||||||
Codice catasto: | C146 | ||||||||
Sito istituzionale | |||||||||
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Castellavazzo è un comune di 1.713 abitanti della provincia di Belluno.
[modifica] Onorificenze
Il Comune è stato insignito della Medaglia d’oro al merito civile .
[modifica] Centro storico
L'abitato si estende sulla destra orografica del Piave a quota 520 m; il carattere strategico della posizione è stato motivo determinante per l'insediamento del primitivo nucleo urbano, arroccato su uno sperone roccioso. Esso costituiva luogo ideale di difesa del territorio e di controllo dei traffici che lungo la direttrice del Piave si effettuavano dalla pianura veneta verso il nord. L'importanza militare che Castellum Leabactium conservò per tutto il Medioevo consentì al paese, via via formatosi entro le mura, di diventare il centro di una ampia circoscrizione civile ed ecclesiastica e di estendere la propria influenza su un vasto ambito. Durante la dominazione veneziana il borgo definì la propria fisionomia urbanistica, confermando una strutturazione parallela alle curve di livello. Il paese mantenne inalterato il proprio impianto fino al 1800, quando, sotto la dominazione austriaca, vennero modificati gli allineamenti degli edifici prospicienti l'attuale via Roma, abbattendo parzialmente anche una parte della rupe dell' antico castello per allargare la sede dell' allora "Strada regia postale che da Ceneda immetteva in Tirolo". La recente storia urbanistica ha visto l'espandersi dell'abitato ai margini del nucleo originario, rendendo in tal modo possibile la salvaguardia delle peculiarità del centro storico, caratterizzato da compattezza e sviluppo verticale. L'abbondanza di cave in prossimità del paese ha fornito il materiale primario da costruzione e la competenza nella lavorazione del materiale lapideo da parte delle maestranze locali emerge prepotente in ogni elemento costruito, sia esso edilizio, di ornamento o di arredo urbano.
[modifica] La Pietra di Castellavazzo
L'Associazione Pietra e Scalpellini di Castellavazzo si è data tra i suoi compiti costitutivi quello di attribuire un’adeguata testimonianza agli antichi mestieri di cavatore, scalpellino e delle lavorazioni della pietra, che hanno sempre accompagnato la vita di questo piccolo borgo di montagna, giacché il legame di Castellavazzo con la pietra è sancito dalla Stele Neroniana realizzata nei primissimi decenni dopo Cristo. La sede museale è ospitata presso i locali delle ex scuole medie in Via IV Ottobre, nella parte alta dell’abitato, su di uno sperone di roccia dominante l’abitato e circondato dalle cave dismesse La Olta e Foran le quali, senza soluzione di continuità, costituiscono un inedito unicum con il centro storico dell’abitato, anch’esso tutto realizzato con la pietra. Da questo luogo che chiude come un anfiteatro la media valle del Piave, si possono scorgere tutto intorno i segni e le ferite che l’attività di cava ha inflitto al territorio. La primitiva raccolta di reperti e attrezzature organizzata per merito di un gruppo di volontari e appassionati, autodefinitisi Gruppo Rosso Bruno, è stata nel tempo implementata con sostanziosi apporti documentali, materiali e didascalici. Un importante definizione del percorso espositivo si è avuta nel 2000 quando, in collaborazione con il Museo Etnografico della Provincia di Belluno, nel 2000 è stata organizzata la mostra “Cave, cavatori e scalpellini, lavorare la pietra in Provincia di Belluno”. Nella primavera 2006 la struttura espositiva è stata riorganizzata e nuovamente ampliata, andando ad accogliere le testimonianze inerenti tutto il contesto provinciale. Tra le svariate interpretazioni che possono scaturire dalla visita della struttura espositiva, vi è senz’altro il suggerimento di utilizzare la raccolta museale quale fonte di ispirazione per ulteriori approfondimenti sul territorio, atti a collocare la rigorosa impostazione scientifica dell’esposizione, che per quanto ben proposta risulta sempre un mezzo distaccato, all’effettiva realtà che ha il compito di rammentare. All’interno del percorso divulgativo, oltre a Castellavazzo, trovano collocazione numerosi riferimenti relativi ad altre realtà locali, quali le Buse da mole di Tisoi, la produzione della calce di Sois, e tutti gli ambiti estrattivi provinciali. Il museo è organizzato in 5 sezioni, ognuna legata ad una tematica specifica:
[modifica] La storia geologica
La prima sezione propone un dettagliato inquadramento geologico dell’intero territorio provinciale, analizzando l’evoluzione dell’assetto tettonico e la varietà e la dislocazione delle varie tipologie litiche.
[modifica] Presenze di pietra
L’importanza ed il ruolo che la pietra ha avuto nel corso dei secoli viene celebrato in questa sala dove, splendide e preziose testimonianze, completano l’impianto didascalico; le argomentazioni trattate spaziano dagli usi più materiali e di immediata percezione, ai contesti più eterei e spirituali.
[modifica] La pietra nella quotidianità
Una vasta carrellata di reperti e di esaurienti testimonianze, mette in evidenza lo stretto legame che intercorre tra le quotidiane attività antropiche e la pietra.
[modifica] Tecniche di estrazione, lavorazione e trasformazione della pietra
La presenza di ricostruzioni e reperti, coadiuvati da immediati e approfonditi contenuti divulgativi, conducono il visitatore alla scoperta delle tecniche di estrazione, di lavorazione e di trasformazione della pietra.
[modifica] Castellavazzo: un paese di pietra, la pietra di un paese
Un allestimento d’effetto rende omaggio alle vicende storiche del paese di Castellavazzo, il quale ha sempre legato in maniera indissolubile la sua esistenza con la sua pietra; una completa e rara collezione di attrezzature, fotografie, testimonianze, celebra le valenti generazioni di scalpellini autoctoni che hanno saputo esportare la loro apprezzata opera in svariate località non solo europee.
MUSEO DELLA PIETRA E DEGLI SCALPELLINI
Orari di apertura GIUGNO-SETTEMBRE: tutti i giorni ore 9.00-12.00 e 15.00-18.00 lunedì chiuso OTTOBRE-MAGGIO: domenica ore 10.00-12.00 e 14.00-18.00 per prenotazioni visite: 335 8063874 Ulteriori informazioni sul sito [1]
[modifica] Codissago - Museo degli zattieri del Piave
Allestito presso la sede della ex scuola elementare di Codissago, il museo, nato circa a metà degli anni Ottanta, è gestito dalla "Fameja dei zater e menadàs del Piave"; esso intende documentare e illustrare tutti gli aspetti che riguardano la fluitazione del legname lungo il Piave. Ulteriori informazioni sul sito http://www.museozattieri.it
[modifica] Torre Triangolare della Gardona
I ruderi dell' antica fortezza (il fortilitium Gardonae) si trovano in località Gardona, a nord dell'abitato di Castellavazzo. Il luogo è facilmente raggiungibile percorrendo il sentiero che dal cementificio si snoda in quota sopra il tracciato ferroviario, ricalcando l'antico percorso della strada romana. Eretto nel 1171 da Ottone, vescovo di Belluno, il fortilitium Gardonae apparteneva, con il castello di San Giorgio a Soccher, al sistema difensivo della Contea di Belluno nel Trecento. Del presidio sono attualmente visibili i ruderi della torre, di inusitata pianta triangolare, che costituiva il corpo principale di un più esteso complesso. In prossimità dei resti del castello, a monte della strada di accesso, si trova la cava di pietra utilizzata per la costruzione del fortilizio.
[modifica] Cementificio
Ubicato a nord dell'abitato, lo stabilimento, attualmente inutilizzato e in stato di estremo degrado, venne qui edificato per la presenza delle numerose cave di marna e calcare che si trovavano nella zona. Fondato nel 1912 dalla società "Calce Bellunese", il cementificio conobbe il periodo di massima produttività negli anni Quaranta e Cinquanta, quando l'Unione Cementi Marchino & C. procedette alla riorganizzazione e all' ampliamento degli impianti per le lavorazioni secondo schemi industriali più moderni. Negli anni Cinquanta, a fronte della crescente richiesta di cemento per la costruzione delle dighe del Bellunese, vennero potenziate le strutture, affiancando agli opifici del vecchio impianto (forni e frantoi) un nuovo complesso produttivo (mulini e centrale di spedizione). La mancanza di spazi liberi che consentissero di installare i più redditizi forni orizzontali penalizzò la competitività dello stabilimento che, dopo un periodo di crisi produttiva, cessò la propria attività nel 1978. Motivazioni legate al processo produttivo sono alla base della suggestiva veste architettonica con cui si presenta l'impianto; articolazione delle masse, movimento delle altezze, complessità delle sezioni caratterizzano una volumetria estremamente singolare.
[modifica] Cave di pietra
Fin da epoca romana l'economia di Castellavazzo si fondò sull' attività estrattiva; la popolazione locale, non potendo sostenersi con la sola agricoltura in una terra dalle difficili condizioni orografiche e climatiche, ricorse allo sfruttamento dell'unica risorsa disponibile, la pietra. In questo tratto della valle del Piave erano presenti calcari bianco cinereo o rosso venato, fittamente stratificati e caratterizzati dalla presenza di ammoniti, riferibili al Cretaceo superiore (100-70 milioni di anni fa). I Lebazi, gli antichi abitanti del luogo, appresero i primi rudimenti della lavorazione della pietra dagli stessi Romani che impiegarono con perizia per realizzare, nel I sec. d.c., una base monumentale con dedica a Nerone, attualmente conservata presso il municipio. Scarsamente impiegata nel corso del Medioevo, in quanto le si preferiva la pietra bianca del Cansiglio, l'utilizzo della pietra di Castellavazzo quale materiale da costruzione si sviluppò nel periodo rinascimentale e ancor più nel corso dei secoli XVIII e XIX. Nei primi decenni del '900 erano ancora attive una decina di cave di pietra da taglio (Castellavazzo paese, Olantreghe, Podenzoi, Codissago) e una dozzina di cave di marna da cemento. In seguito si è assistito a un progressivo declino dell'attività estrattiva e di lavorazione, sia per le crisi economiche provocate dai conflitti mondiali, sia per l'avvento di nuove tecnologie edilizie. Fra le cave di pietra attualmente visibili sono di particolare interesse la cava dei Ga' e la cava Marsor. La prima si trova al margine nord dell' abitato di Castellavazzo, in prossimità della dismessa stazione ferroviaria. Attiva fino agli anni Sessanta, è considerata uno tra i migliori siti estrattivi del territorio comunale. Osservando le pareti della cava a cielo aperto si possono desumere le modalità con cui veniva estratto il materiale, che non veniva cavato a blocchi, ma a fette secondo le necessità quantitative degli scalpellini. La cava di Marsor è ubicata a ovest del paese ed è raggiungibile percorrendo la strada che sale alle frazioni di Olantreghe e Podenzoi. È attualmente l'unica cava attiva, grazie all'introduzione di moderne tecnologie nel campo della lavorazione del marmo che hanno consentito la ripresa dell' attività estrattiva finalizzata alla realizzazione di elementi architettonici di nuovi fabbricati, ma soprattutto al restauro di quelli esistenti.
[modifica] Tracciato di strada romana
II tracciato si sviluppa ai margini del cementificio in direzione nord, 20 metri a monte della ss 51 di Alemagna. Di probabile epoca preromana e paleoveneta, venne sicuramente utilizzata in epoca romana. Lungo questo segmento dell' antica via è possibile vedere sul fondo stradale il solco lasciato dalle ruote dei carri che vi transitavano.
[modifica] Podenzoi - Centro storico
La frazione di Podenzoi si trova sulla destra orografica del fiume Piave a quota 821 m; l'abitato è raggiungibile percorrendo la strada che sale lungo le pendici delle montagne che sovrastano il paese. L'abitato di Pudentius, per la quantità dei pascoli in quota che lo circondavano, si configurò in epoca romana quale podere di Castellum Leabactium. L'insediamento, che presenta un disegno urbano caratterizzato da compattezza a grappolo, non ha modificato nel corso dei secoli il proprio impianto, mantenendo inalterata la natura del costruito. I rustici urbani si saldano pertanto alle residenze senza soluzione di continuità, mimetizzandosi con il tessuto edilizio e celando la loro reale destinazione attraverso un sapiente utilizzo di elementi architettonici in pietra. Archi voltati, modanature, cornici bocciardate nobilitano quinte edilizie in cui la tessitura dei muri in pietra a vista manifesta la perizia delle maestranze locali.
[modifica] Il Presepio Animato
Nella cripta della chiesa dedicata ai Santi Quirico e Giulitta trova spazio un magnifico presepio realizzato utilizzando materiali poveri e di recupero. L'ideatore dell'opera fu un abitante del paese, Vittorio Bettio che cominciò questo lavoro nel 1954. Qualche anno fa, dopo la morte di Bettio, la gestione del presepe fu affidata a Roberto Armellin che portò avanti l'opera svolgendo un ottimo lavoro. Attualmente viene gestito da un gruppo di ragazzi del paese. È possibile visitarlo dal 25 dicembre al 6 gennaio. Maggiori informazioni si possono trovare sul sito dedicato: www.presepiocastel.it [2]
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Franco Roccon (lista civica Franco Roccon X Voi) dal 15/04/2008 (2º mandato)
Centralino del comune: 0437 770254 - 0437 771185
Email del comune: castellavazzo@clz.bl.it
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti