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Ordine di Santo Stefano Papa e Martire - Wikipedia

Ordine di Santo Stefano Papa e Martire

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Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire è un ordine cavalleresco-dinastico di collazione della Casa Granducale di Toscana, così come l'Ordine di San Giuseppe e l'Ordine del merito civile .

Indice

[modifica] Storia

Dopo vari tentativi di Cosimo I de' Medici, fu solo con l'ascesa al soglio papale di papa Pio IV, favorevole alla casa dei Medici, che nel 1561 poté essere fondato l'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, con l'autorizzazione dello statuto e consacrato sotto la regola benedettina. Il primo gran maestro fu Cosimo e poi i suoi successori, i granduchi di Toscana. La dedica a santo Stefano papa e martire deriva dal giorno della vittoria di Cosimo nella battaglia di Montemurlo (1 agosto 1537).

La prima sede dell'Ordine fu l'isola d'Elba, poi Pisa in via definitiva. La piazza dei Cavalieri prende il nome proprio da quest'ordine, così come la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri. Le insegne dell'ordine sono la croce rossa a otto punte bordata d'oro in campo bianco, accantonata da gigli d'oro.

Il successo dell'ordine fu notevole e si estese anche fuori dai confini della Toscana, tra gli altri stati italiani ed esteri.

Le campagne militari possono essere riassunte in tre fasi:

  1. la prima (anni verso il 1570) vide l'Ordine schierato a fianco della Spagna contro gli ottomani, con la difesa di Malta (1565), la battaglia di Lepanto (1571) e la presa di Bona in Algeria;
  2. la seconda, dopo il riconoscimento delle qualità aggrssive dell'Ordine, contro turchi e barbareschi lungo le coste del Mediterraneo; risalgono a questo periodo una serie di incursioni sulle isole del mar Egeo tenute dai turchi, le campagne in Dalmazia e Negroponte e la guerra di Corfù;
  3. la terza (attorno al 1640) con una diminuzione dell'attività militare in favore di compiti di rappresentanza e di difesa della costa; risale a questo periodo un'aiuto ai veneziani contro gli ottomani.

L'ultima azione militare risale al 1719: Il granduca Pietro Leopoldo alla fine del Settecento ne promosse una riorganizzazione interna, eliminandone la componente militaresca e riciclandolo come l'istituto per la preparazione della classe dirigente toscana.

Una prima soppressione si ebbe in epoca napoleonica, il 9 aprile 1809, ma Ferdinando III di Lorena lo ripristinò il 22 dicembre 1817. L'Ordine venne nuovamente sciolto nel 1859, con l'unificazione della Toscana al Regno di Sardegna, ma con valenza solo agli effetti patrimoniali perché l'Ordine di Santo Stefano, quale ordine religioso, può essere soppresso solo con bolla papale e quindi è a tutt'oggi operante.

Nel 1587, con bolla papale e su sollecitazione del granduca di Toscana, subentrò nei beni del soppresso Ordine di San Giacomo d'Altopascio o del Tau.

[modifica] Obiettivi

Nato a somiglianza degli Ordini gerosolimitani, si proponeva come scopo la lotta agli ottomani e alla pirateria barbaresca nel Mediterraneo, soprattutto nel mar Tirreno, dove Cosimo aveva da poco promosso il nuovo porto di Livorno. Inoltre egli desiderava che l'Ordine raccordasse la nobiltà toscana da poco riunita sotto la sua corona (in particolare senese e pisana) e voleva dare un forte segno di appoggio alla Chiesa romana, minacciata dal pericolo turco e quello protestante. A un livello più generale si può riassumere che il fine ultimo di Cosimo non era altro che quello di rafforzare la sua autorità e il prestigio interno ed esterno al Granducato.

[modifica] Organizzazione interna

Dettaglio del Palazzo della Carovana, con lo stemma dei Medici e dell'Ordine e la statua di Cosimo I
Dettaglio del Palazzo della Carovana, con lo stemma dei Medici e dell'Ordine e la statua di Cosimo I

Inizialmente l'Ordine fu generosamente appannato dal Granduca, poi grazie ad oculati acquisti di tenute agricole, accrebbe il proprio patrimonio diventando tra i maggiori produttori e mercanti di grano della Toscana.

Tre erano le categorie di partecipanti all'Ordine, ciascuna divisa in due sottocategorie: militi (conventuali e commendatori), sacerdoti (conventuali e d'obbedienza) e serventi ( d'arme e di stallo, questi ultimi in realtà non appartenenti all'ordine); ciascun livello richiedeva dei precisi requisiti: solo coloro che potevano dimostrare quattro quarti di nobiltà (cioè nobiltà di tutti i nonni, materni e paterni) potevano accedere alle cariche di cavaliere milite o sacerdote conventuale. I cavalieri militi erano tenuti a profferire voti di castità coniugale, carità e obbedienza. Erano previsti altri riconoscimenti al merito e altre classificazioni gerarchiche legate all'organizzazione interna dell'ordine.

Prima di venire arruolati nell'Ordine si dovevano seguire tre anni di noviziato, durante i quali venivano impartite nozioni di geometria, cosmografia, aritmetica, disegno, cartografia, storia, pratica delle armi da punta e da fuoco; veniva inoltre provato l'imbarco su una galea dell'Ordine.

La carica di gran maestro spettava solo alla famiglia granducale e spettava al sovrano. Il governo interno era retto da un capitolo generale, cioè l'assemblea di tutti i cavalieri tenuta a scadenza triennale, da un consiglio provinciale (presto dimesso) e dal consiglio dei cavalieri composto inizialmente di dodici membri (poi ridotto alle cinque grandi cariche). Nella pratica però l'autorità si concentrava nelle mani dell'auditore, scelto direttamente dal sovrano, e poi subordinatamente ai cavalieri di gran croce, i grandi dignitari dell'Ordine specializzati in vari settori organizzativi.

[modifica] Situazione odierna

Croce dell'Ordine di Santo Stefano
Croce dell'Ordine di Santo Stefano

Attualmente conta circa 80 cavalieri (cav. e cav. gr. cr. di giustizia, sacerdoti e cappellani) e ne è gran maestro Sigismondo d'Asburgo-Lorena, capo della casa granducale di Toscana; gran cancelliere è il conte professor avvocato Neri Capponi, e vice cancelliere il marchese dottor don Domenico Serlupi Crescenzi Ottoboni.

Esiste in Pisa l'Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano (Fondazione italiana nata nel 1939) che, insieme all'Accademia di Marina dei Cavalieri di Santo Stefano (ambedue del tutto indipendenti dall'Ordine), si occupa del mantenimento della memoria storica del glorioso Ordine.

[modifica] Bibliografia

  • L'Ordine di Santo Stefano e l'amministrazione delle sue fattorie, Pisa, Ets, 1999
  • Stefano Sodi e Stefano Renzoni, La chiesa di S. Stefano e la piazza dei Cavalieri, collana Mirabilia Pisana, edizioni Ets, Pisa 2003
  • Rodolfo Bernardini, Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ordine Dinastico- Familiare della Casa Asburgo Lorena, Pisa, 1990.
  • Licurgo Cappelletti, Storia degli Ordini Cavallereschi, ristampa anastatica, Sala Bolognese, 1981.
  • Luigi Cibrario, Descrizione storica degli ordini cavallereschi antichi e moderni, Napoli 1894.
  • Franco Cuomo, Gli Ordini cavallereschi nel mito e nella storia, Roma 1992.
  • Raffaele Cuomo, Ordini Cavallereschi Antichi e Moderni, Vol. II, Napoli, 1894.
  • Fabrizio Ferri, Ordini Cavallereschi e Decorazioni in Italia, Modena, 1995.
  • Insigne Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ruolo e Statuto, Pisa, 2002.
  • Guy Stair Sainty, The Imperial and Royal House of Habsburg-Lorraine ( vedere: http://www.chivalricorders.org/royalty/habsburg/)
  • Pier Felice degli Uberti, Ordini Cavallereschi e Onorificenze, De Vecchi Editore, Milano, 1993.

[modifica] Collegamenti esterni

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