Mary Shelley
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Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin (Londra, 30 agosto 1797 – Bournemouth, 1 febbraio 1851), è stata una scrittrice inglese, nota soprattutto come autrice di Frankenstein (Frankenstein, or The Modern Prometheus) e come moglie del poeta romantico Percy Bysshe Shelley.
Le vicissitudini personali, specialmente i tragici lutti ed i frequenti viaggi, influenzarono notevolmente l'opera della scrittrice.
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[modifica] Infanzia e giovinezza
Mary Wollstonecraft fu l'unica figlia del saggista e scrittore politico William Godwin e della filosofa e promotrice dei diritti delle donne Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo.
Entrambi i genitori erano stati profondamente influenzati dalle idee rivoluzionarie francesi e fecero parte del piccolo gruppo radicale dei giacobini inglesi (William Blake, Thomas Paine), entrambi non vedevano di buon occhio l’istituzione del matrimonio, ma si sposarono perché Mary era incinta. A soli cinque mesi dal matrimonio e a pochi giorni dalla nascita della bambina però, Mary Wollstonecraft morì in seguito al parto.
La piccola Mary visse i suoi primi anni con la sorellastra Fanny, con la matrigna Mary Jane Clairmont e con la figlia di quest'ultima, Claire, oltre che con il padre, cui si sentì sempre molto legata, pur non condividendone le idee politiche rivoluzionarie; trascorse un’infanzia stimolante e piena di libri: ospiti abituali della nuova casa in Skinner Street sono Hazlitt, Lamb, Coleridge (in Frankenstein c’è l’influenza della Ballata del Vecchio Marinaio), ma è sempre una grande gioia per Mary se può trascorrere dei periodi lontano da quella casa. Un commerciante ammiratore di suo padre gliene diede l’opportunità nel giugno del 1812 invitandola in Scozia per un lungo periodo. In una lettera che Godwin scrive al commerciante si legge che a suo avviso Mary dovrebbe essere cresciuta come un filosofo, e preferibilmente cinico, poiché questo aggiungerebbe forza al suo carattere: Mary tende a creare "castelli in aria" e qualche volta "dev'essere svegliata".
[modifica] La fuga e la sua vita con Shelley
Nel novembre del 1812 fece la conoscenza di Percy Bysshe Shelley e di sua moglie Harriet Westbrook. A maggio del 1814 iniziò la relazione amorosa con Shelley e il 28 luglio i due fuggirono in Francia con Claire Clairmont, la sorellastra di Mary (figlia di Mary Jane Clairmont), per rientrare in Inghilterra a settembre.
Il 30 novembre 1814 nacque Charles Shelley, figlio di Shelley e Harriet, e il 22 febbraio 1815 nacque prematura la prima figlia di Mary e Shelley, Clara, che morì il successivo 6 marzo. Il 24 gennaio 1816 nacque il figlio William e a maggio iniziò il secondo viaggio in Europa, durante il quale Mary, Shelley e Claire trascorsero tre mesi sul lago di Ginevra insieme a lord Byron.
Tornati in Inghilterra il 29 agosto, si trovarono ad affrontare nei mesi successivi due drammatiche vicende: il 9 ottobre si suicidò Fanny Godwin (la sorella di Mary) e il 10 dicembre il corpo senza vita di Harriet (la moglie di Shelley) fu trovato nella Serpentine di Hyde Park.
Il 30 dicembre 1816 Mary e Shelley si sposarono e il 2 settembre 1817 Mary partorì per la terza volta, dando alla luce Clara Everina. Mary aveva appena terminato di scrivere la storia di Frankenstein.
Dopo una serie di alti e bassi letterari e personali di Shelley, il 18 marzo 1818 il poeta, la moglie ed il suo seguito partirono per l'Italia, dove viaggiarono molto, muovendosi dapprima tra Venezia, Roma, Pisa, Livorno e Napoli. Nel giro di pochi mesi persero i due figli: Clara Everina morì il 5 novembre 1818 e William il 7 giugno 1819. Il 12 novembre 1819 a Firenze nacque Percy Florence, l'unico figlio destinato a sopravvivere alla coppia.
Dopo un periodo trascorso a Pisa, da maggio del 1822 gli Shelley si sistemarono a Villa Magni presso San Terenzo, paese marinaro nel Comune di Lerici in provincia della Spezia). Il 16 giugno Mary rischiò di morire per un aborto spontaneo e da lì il primo luglio dello stesso anno Shelley partì alla volta di Livorno per salutare Leigh Hunt, giunto dall'Inghilterra. Ma il giovane poeta non fece più ritorno: travolto da una tempesta durante il rientro, annegò al largo della costa viareggina l'8 luglio 1822.
A metà settembre Mary si trasferì a Genova, dove fu raggiunta dalla famiglia Hunt, e il 25 luglio 1823 ripartì per l'Inghilterra.
Mary si prodigò in modo infaticabile per promuovere gli ultimi lavori scritti dal marito, curando personalmente la pubblicazione di inediti, continuando tuttavia a scrivere anche i propri romanzi.
Mary Shelley morì il primo di febbraio del 1851 a Londra e fu sepolta nel cimitero di Saint Peter a Bournemouth, nella contea inglese del Dorset, vicino alle tombe di Mary Wollstonecraft, William Godwin e al cuore di Shelley.
[modifica] I temi della sua poetica
« Mary Shelley è nata ed è vissuta nel sangue, e se è possibile usare una metafora squisitamente romantica, ha scritto con il sangue. Non il flusso vitale e furioso della vita, ma piuttosto un rivolo scuro, raggrumato, il rivolo che scivola via dal corpo e che conduce verso la morte » | |
(Patrizia Carrano, "Le scandalose", 2003)
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Scorrendo la vicenda umana di Mary Shelley non si trovano gioie durature: dalla nascita alla maternità, fino all'amore per il suo compagno e sposo sembra ripetersi sempre un identico modello di catastrofe che conduce da un attimo di felicità al precipizio del dramma. Ciò sviluppò in lei l'ossessione che i suoi oggetti d'amore dovessero trasformarsi in cadaveri tra le sue braccia e che il suo destino dovesse essere quello di aggirarsi, sola, tra le tombe.
Bimba cresciuta nell'idealizzazione di una madre cui aveva di fatto tolto la vita nascendo, adolescente entrata nel mondo di una sessualità subito associata a maternità luttuose, emarginata per ragioni sociali e politiche, a 24 anni, vedova dopo il naufragio del marito, considera la sua vita finita.
Trascorre tutti i lunghi anni successivi chiusa in una stanza e fa della scrittura il suo universo, oltre che il mezzo di sostentamento suo e dell'unico figlio rimastole. Mary scriverà per lo più versi di disperazione e di ricordi laceranti: la caduta tragica nella morte e nella privazione è la sostanza delle sue poesie, da "The choice" (La scelta) del 1823, che è quasi un poemetto in versi sulla morte dei figli e del marito, a quelle scritte successivamente.
Al suo ritorno da vedova in patria, né gli Shelley né in generale la società londinese l'aveva accolta bene. Sir Timothy, suo suocero, che non perdonava nemmeno alla memoria del figlio, le pose una serie di divieti come condizione per mantenere una rendita a favore del figlio: non doveva scrivere sul marito, né doveva scrivere lei stessa, e non doveva allontanarsi più dall'Inghilterra. Finché, finalmente, nel 1837 il vecchio baronetto, mutando in parte il suo atteggiamento, comunicò che avrebbe consentito la pubblicazione, con note da lei redatte, delle opere di Shelley, purché non si parlasse degli episodi che avrebbero turbato la moralità pubblica e la sensibilità dello stesso Sir Timothy.
Attraverso l'analisi di tutte le opere del marito, Mary costruisce così il suo monumento e, ricordando le persecuzioni che Shelley dovette subire per la sua generosa adesione agli ideali rivoluzionari ed il suo impegno sociale e politico, pone l'Inghilterra di fronte al fatto di aver respinto ed umiliato uno dei suoi figli migliori.
Il dialogo d'amore tra Mary e il marito Percy non investe solo la sua produzione poetica - precedente e successiva al naufragio - e la saggistica che dedicò al rimpianto coniuge. Anche i romanzi dei due scrittori incarnano una sorta di loro dialogo amoroso, spesso però in contrapposizione speculare.
La figura prometeica, ad esempio, sarà centrale nell'opera di entrambe, ma mentre Prometeo è eroe positivo in Shelley non lo è per Mary, che chiama moderno Prometeo il suo "Frankenstein": il Prometeo di Shelley riporterà l'amore nell'universo, quello di Mary libera l'odio nel mondo attraverso il mostro. Nella sua ultima e incompleta opera Shelley parla del trionfo della vita, mentre ne "L'ultimo uomo" Mary parla del trionfo della morte attraverso la peste che stermina l'umanità.
In ogni modo il rapporto tra i due fu sempre molto profondo non solo sul piano sentimentale ma anche artistico: di certo, ad esempio, il dialogo sulla cultura esoterica, che è sottesa al "Frankenstein", fu molto intenso e convissuto.
[modifica] Opere principali
[modifica] Frankenstein
Per approfondire, vedi la voce Frankenstein. |
La più nota opera di Mary Shelley è Frankenstein, o il moderno Prometeo, scritto nel 1818, pare ispirandosi alla vita dell'alchimista Konrad Dippel. L'idea del romanzo risale al 1816, quando Mary Shelley era in vacanza a Bellerive, nei pressi di Ginevra, in compagnia di suo marito, della sorellastra Jane Clairmont (Claire) e del loro comune amico Lord Byron, che aveva avuto una relazione con Claire. La stagione era molto piovosa e gli amici discutevano a lungo; è da una di queste discussioni sulla letteratura tedesca che la scrittrice ebbe l'idea di un romanzo gotico che raccontasse la creazione di un uomo, senza essere Dio, ma utilizzando un'energia di essenza divina il cui uso era considerato da Plinio il Vecchio un sacrilegio dalle terribili conseguenze. Di qui il sottotitolo "Prometeo moderno" con chiara allusione al mito, tratto da Ovidio, del Titano che aveva dato il fuoco agli uomini. Il gruppo decise di intraprendere una gara letteraria per scrivere una storia sul soprannaturale. Un altro ospite, il dott. John William Polidori, scrisse in quell'occasione Il vampiro, che in seguito avrebbe avuto una forte influenza sul Dracula di Bram Stoker. La storia di Mary si dimostrò di ancora maggior successo ed è oggi generalmente considerata il primo vero romanzo di fantascienza.[1]
[modifica] Altre opere
- Mounseer Nongtongpaw or The Discoveries of John Bull in a Trip to Paris, Juvenile Library, 1808
- Storia di un viaggio di sei settimane (History of Six Weeks' Tour through a Part of France, Switzerland, Germany, and Holland, with Letters Descriptive of a Sail round the Lake of Geneva, and of the Glaciers of Chamouni), con il contributo di Percy Bysshe Shelley, 1817
- Mathilda, 1819;
- Maurice o La Capanna del Pescatore (Maurice or the Fisher's Coat), 1820
- Valperga (Valperga or The Life and Adventures of Castruccio, Prince of Lucca), 1823;
- Posthumous Poems of Percy Bysshe Shelley, 1824
- L'Ultimo Uomo (The Last Man), 1826, una storia pioniera della fantascienza che narra dell'apocalisse dell'umanità nel ventunesimo secolo, da alcuni considerata la sua opera migliore;
- The Fortunes of Perkin Warbeck, 1830;
- Lodore, 1835;
- Falkner, 1837
- The Poetical Works of Percy Bysshe Shelley, 1839
- contribuì a Lives of the Most Eminent Literary and Scientific Men, parte della Lardner's Cabinet Cyclopedia, costituita da saggi sulle vite di molti illustri personaggi (Petrarca, Boccaccio, Goldoni, Cervantes, Molière, Voltaire, Rousseau), 1835-1839
- A zonzo per la Germania e per l'Italia (Rambles in Germany and Italy in 1840, 1842, and 1843), 1844
- pubblicò inoltre una serie di racconti
[modifica] La rivalutazione di Mary Shelley
Per decenni l'opera di Mary Shelley rimase molto in ombra, oscurata dalla preminente figura del marito. La rivalutazione di Mary Shelley è avvenuta molto lentamente, negli ultimi venti anni, prima nel mondo anglosassone e più recentemente anche in Italia. Il Frankenstein ha avuto molte traduzioni dal dopoguerra presso diverse case editrici, ma, ad esempio, Mathilda è stato tradotto soltanto nel 1980 e L'ultimo uomo (The last man) addirittura nel 1996. Per il resto solo alcune poesie e racconti sono stati tradotti e pubblicati, sparsi in diverse raccolte.
[modifica] Note
- ^ Proprio su questi eventi il regista Roger Corman nel 1988 ha girato il film Frankenstein oltre le frontiere del tempo
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikisource contiene opere originali di o su Mary Shelley
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Mary Shelley
- Wikiquote contiene citazioni di o su Mary Shelley