Ibrido (elettronica)
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In campo elettronico è definito ibrido un circuito apparentemente simile ad un circuito integrato, ma che si differenzia da questo, per essere realizzato non da un singolo chip (costituito dal die), ma da uno o più chip e vari componenti, resistori, condensatori, induttori, collegati insieme a formare un circuito con funzioni complesse.
A differenza di un integrato, in cui il die è direttamente collegato ai pin o ai reofori del package, in un ibrido, i die e gli altri componenti sono posizionati su una sottile piastrina di ceramica, con i collegamenti elettrici realizzati tramite "piste" metallizzate, praticamente un minuscolo circuito stampato, il tutto è racchiuso in un package di forma sensibilmente diversa da quelli in uso per gli integrati, può essere metallico, ceramico, o costituito da un piccolo astuccio in plastica contenente il circuito, ermeticamente sigillato.
Gli ibridi vengono impiegati nei casi in cui alla complessità del circuito in progetto, deve accompagnarsi alte prestazioni e affidabilità nel tempo.
In alcuni casi il circuito è relativamente semplice, costituito solo da transistor e componentistica passiva, le dimensioni di un francobollo, da un lato del quale escono un certo numero di pin, destinati alla saldatura sul circuito stampato; La caratteristica comune di tutti, è l'impossibilità di accedere al singolo componente per un'eventuale riparazione, in caso di guasto lo si deve sostituire.
Una delle funzioni di maggior impiego è la conversione A/D, D/A, nonostante siano disponibili in commercio IC che svolgono questa funzione, in alcune applicazioni le loro prestazioni non sono sufficienti per il progetto in corso, in questo caso si ricorre ai datasheet di costruttori specializzati, per scegliere l'ibrido standard, maggiormente confacente al proprio progetto.
In casi estremi, ovvero in campo militare e nella strumentazione di misura elettronica, nessun circuito in commercio può soddisfare i requisiti richiesti, in questo caso il costruttore stesso dell'apparecchiatura, progetta da sé l'ibrido e ne affida la realizzazione a produttori specializzati. Alcuni costruttori, dispongono loro stessi di laboratori in grado di realizzare in proprio, il componente necessario al progetto, questo tipo di componente, proprietario del costruttore dell'apparecchiatura in cui è impiegato, essendo non standard, viene definito custom, ed è reperibile solo dal costruttore dell'apparecchiatura che lo impiega; tra i maggiori utilizzatori di ibridi custom complessi, figurano i costruttori Fluke, HP, Philips, Tektronix.
Questo termine era anche in uso negli anni 60 per indicare un circuito elettronico in cui erano impiegati sia il transistor che la valvola termoionica.
Era il periodo in cui il transistor lentamente sostituiva la valvola; non tutti gli stadi di un'apparecchiatura però potevano ancora impiegare il transistor; nei televisori ad esempio, gli stadi ad alta tensione non potevano ancora fruire del nuovo componente, come così gli oscilloscopi, l'alta impedenza di ingresso, necessaria per l'analisi dei segnali, non permetteva ancora l'impiego del transistor.