Gens Claudia
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La gens Claudia fu un'importante famiglia romana di antica origine sabina.
Ebbe due rami, uno patrizio — caratterizzato dai cognomen Caecus, Caudeoe, Centho, Crassus, Pulcher, Regiilensis, e Sabinus —, e uno plebeo — caratterizzato dai cognomen Asellus, Canina, Centumalus, Cicero, Flamen, e Marcellus. Il praenomen Lucius fu evitato, dopo che due membri della gens che lo portavano lo disonorarono uno commettendo una rapina e l'altro divenendo assassino. Per tutta la durata della Repubblica, nessuno dei Claudii, che passavano per essere una famiglia dal cuore duro e sprezzante della plebe, adottò mai un membro di un'altra gens: il primo a rompere questa usanza fu Tiberio Claudio Nerone, secondo imperatore romano, che adottò Lucio Domizio Enobarbo, poi noto come Nerone.
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[modifica] Storia
Secondo l'illustre studioso Theodor Mommsen già in epoca arcaica la gens Claudia si sarebbe stanziata con la propria tribù nella zona dell'Aniene, ma è soltanto nei primi anni della repubblica (504 a.C.) che il nobile sabino Attus Clausus (poi romanizzato in Appius Claudius, o Appio Claudio) dalla originaria Regillum (città della Sabina di ubicazione attualmente ignota), si trasferì a Roma con il proprio seguito di parenti, amici e ben 5.000 clientes, a ciascuno dei quali vennero assegnati due iugeri di terreno (equivalenti a circa mezzo ettaro). Allo stesso Appio Claudio, che venne subito accolto nel patriziato romano, vennero assegnati venticinque iugeri.
La gens Claudia diede il proprio nome ad una delleTribù Rustiche di Roma, che comprendeva località assai vicine a Roma, come Fidene, ma anche vari territori italici come Bari, Celia, Lucera e Taranto nelle Puglie, Miseno nel Golfo di Napoli, la comunità intera degli Equicoli, località del Veneto come Acelum, a settentrione della Via Postumia, Tarvisio a sud della stessa via, ed infine località del Piemonte come Novara.
La famiglia si distinse in due rami principali; uno patrizio, i Claudii Pulchri, a cui apparteneva l'importante ramo distinto dal cognomen "Nero" (che in lingua Sabina significa "forte", "coraggioso" e che fa riferimento alla "virilità"), cioè i Claudii Neroni, ed uno plebeo, i Claudii Marcelli (bellicosi). Ad alcuni membri di questa gens venne anche attribuito il nome di Clodius, variante grafica conforme alla pronuncia popolare del nome gentilizio Claudius.
La gens Claudia a Roma divenne in breve tempo potentissima, ed i suoi membri ricoprirono le più alte magistrature; in particolare durante la repubblica ascesero al consolato per ben 43 volte. I Claudii strinsero alleanze con altre importanti gentes, quali i Fabii (contro i Cornelii Scipiones o Scipioni), i Fulvii ed i Servilii, al fine di mantenere un ruolo egemone nel Senato, che conservarono per tutto il periodo repubblicano.
La gens Claudia intrecciò stretti e complessi rapporti di parentela con la potente gens Giulia; l'ascesa di quest’ultima al principato con Augusto venne a determinare alla sua morte la successione del ramo dei Claudii Neroni, nella persona di Tiberio Claudio Nerone, con il quale ebbe inizio la dinastia giulio-claudia, proseguita con Caligola e Claudio, e destinata a concludersi con Nerone. In questo modo la gens Claudia, da antica ed illustre famiglia patrizia, raggiunse l'apice della sua potenza, assurgendo al rango di prima dinastia imperiale di Roma.
Alla gens Claudia si deve anche la costruzione di due importanti strade:
- la Via Clodia, costruita nel III sec. a.C., che costituiva una diramazione della Via Cassia, dalla quale si dipartiva all'altezza dell'attuale località di La Storta per dirigersi verso il lago di Bracciano passando per Tuscania, e terminando probabilmente a Saturnia.
- la Via Claudia Augusta, tracciata inizialmente da Druso maggiore durante la sua campagna contro i Reti tra il 16 ed il 13 a.C., e completata da suo figlio Claudio nel 46 d.C. La strada aveva due diramazioni, una che partiva dal porto di Altinum sull'Adriatico e passava per Feltre, l'altra da Hostilia passava per Verona. Le due diramazioni si congiungevano a Trento, da dove la strada risaliva la valle dell'Adige e valicava i passi alpini in territorio germanico, fino a raggiungere Submontorium (l'attuale Donauwörth sul Danubio), estremo confine settentrionale dell'impero. Il percorso era di 350 miglia, pari a circa 518 Km. Questa strada è di grande importanza, in quanto costituì la prima grande arteria di collegamento tra l'Italia ed il Nord Europa.
Secondo nuove ipotesi storiografiche dalla gens Claudia potrebbe derivare la dinastia dei Merovingi, da cui il nome Clodoveo I, primo re merovingio, i cui avi erano forse servi affrancati dai Claudii.
[modifica] Rami principali
[modifica] Claudii Pulchri
Tra gli esponenti dei Claudii Pulchri vi furono:
- Appio Claudio, figlio del suddetto Attus Clausus, console nel 471 e nel 451 a.C. Appoggiò la plebe e fece parte dei Decemviri Legibus Scribundis, che redassero le Leggi delle XII tavole, il più antico codice di leggi romane;
- Appio Claudio Cieco fu censore nel 312 a.C., console nel 307 e nel 296 a.C.; a lui si deve la costruzione del primo degli acquedotti di Roma (l'Aqua Appia), nonché l’inizio della costruzione della Via Appia, in seguito per la sua importanza chiamata regina viarum. Realizzò inoltre un’importante riforma politica in senso democratico, consentendo l’iscrizione nelle tribù cittadine indipendentemente dal possesso di beni fondiari, ed ammettendo anche i figli dei liberti nell’ordinamento centuriato, su base censitaria.
[modifica] Claudii Marcelli
Dei plebei Claudii Marcelli si ricordano in particolare:
- Marco Claudio Marcello, vincitore dei Galli Insubri a Clastidium (odierna Casteggio) nel 222 a.C.;
- l'omonimo Marco Claudio Marcello, nipote prediletto di Augusto e marito della figlia Giulia: morto prematuramente nel 23 a.C., in sua memoria venne eretto il teatro che ancora oggi porta il suo nome.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Smith, William, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, v. 1, p. 762.